Di Olga Chieffi
La morte trovò, due anni or sono, Antonio Senatore, mirabilmente pronto alla vita. Colmo di vita e d’opera e d’incompiuto, a noi, che siamo rimasti, è dato ritenere che Antonio Senatore possa manifestarsi nella nostra vita a suo proprio compimento. Dal canto nostro la nostra vita lo richiede. Come fare oggi per onorarne il segno indelebile che ha lasciato in noi tutti, familiari, amici, Maestri? Non resta che “fare” ancora insieme il piccolo libro dell’anima. Cos’è cambiato, infatti, con la morte? Cosa cambia – quando l’attesa resta sospesa di fronte al compimento? L’essere andato di là, nell’invisibile, dell’artista e dell’amico ci pone assiduamente la domanda circa il di là e il di qua della soglia paurosa che tutti ci rende vili, ma anche ardenti di curiosità. La disparizione emana verso di noi il fiore di un’amara, ma nuova primavera, di un’era da esplorare, in cui ritagliare una nuova terra d’amicizia e colloquio. Pure ci sollecita l’urgenza d’intrecciare, senza sosta, visibile e invisibile, per costruirci un veicolo, non so, magico di contatto che può essere la musica, un’immagine, delle bacchette, l’assoluto del mare. Tutto cambia e tutto resta per noi tutti se la morte rompe i sigilli e la parte di vita ch’era stata trattenuta fluisce e torna a noi, per questo rimaniamo disorientati di fronte alle morti e come presi da rimorso. Pur, tuttavia, l’amicizia se resiste oltre la morte, se si apre a quelle notti di veglia, potrà accaderle di divenire ancora più alta, spirante e ispirante. E l’ispirazione ancora una volta sarà in musica, forse quello che ci riesce meglio. Stasera, infatti, l’appuntamento è nella chiesa di San Giovanni a Vietri sul mare, alle ore 19, per ascoltare la messa, quindi alle ore 20,30, assistere al concerto che gli strumentisti del Liceo Alfano I e del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, che aveva cominciato già a frequentare, sotto la guida del Maestro Antonio Cimmino, riunitisi nell’Orchestra Giovanile di fiati, a lui dedicata, diretta dal Maestro Giovanni D’Auria, per ricordare Antonio a due anni da quella notte di tregenda, in cui si consumò l’appuntamento con la morte. La formazione eseguirà i brani più cari alle bacchette del musicista, a cominciare da “Cuore Abruzzese”, una gran Marcia sinfonica, composta da Giovanni Orsomando, su motivi pastorali ascoltati durante un suo viaggio in questa splendida terra, cartina di tornasole per ogni banda che si rispetti e che di cui si debba giudicar lo amalgama tra clarinetti e ottoni. La tematica che sembra maggiormente caratterizzare la produzione di Jacob de Haan è quella del viaggio. Si tratta, senza dubbio, di un viaggio fisico, un itinerario che attraversa i paesaggi più disparati e che trascina l’esecutore e l’ascoltatore in diverse parti del globo terrestre. Ma il viaggio è anche mentale, in quanto la fantasia creativa di de Haan si mostra particolarmente incline a favorire un viaggio del pensiero, che coinvolge il pubblico fino a far immaginare azioni e scenari. C’è, poi, ancora un altro genere di viaggio che è quello nella storia e nel tempo. La musica di de Haan attraversa diversi generi musicali, parte dalla musica classica sino ad approdare al blues, alla musica leggera e alla musica da film. Un viaggio a tutto tondo, in grado di interessare non solo l’ascolto, ma anche l’interiorità e la sensibilità della persona. Un girovagare per il mondo, che coinvolgendo il pensiero, attraversa la storia. Giovanni D’Auria ha scelto Oregon una delle pagine più amate di questo compositore, in cui si evocano le sonorità e i colori di un viaggio nel nord-ovest degli Stati Uniti d’America, unitamente ad Agosto che vedrà l’Euphonium assoluto protagonista. Ancora una bella pagina per banda, “Marcia caratteristica” di Nicola Centofanti, pagina storica della letteratura bandistica, dalla fresca e creativa invenzione. Entrerà, quindi in scena il soprano Carmela Torre con uno dei cavalli di battaglia di Whitney Houston, I will always Love you dal film Bodyguard, musica e parole schizzano un amore profondo ma destinato a finire, un addio che si esprime senza rabbia, ma con la consapevolezza che un amore così grande non potrà mai essere dimenticato, anche se le strade si separano. Il soprano si cimenterà poi, con la romanza della Vilja, dalla vedova Allegra di Franz Lehar, con la sua melodia malinconica che punta dritto al cuore, cantata da Hanna, evocante la nostalgia di un cacciatore, innamorato di una ninfa del bosco scomparsa. Finale in danza con il Waltz di Dmitrij Shostakovich, dalla Jazz Suite n.2, che ci catapulterà nel mondo dell’orchestrina, con le ancheggianti armonie e l’insinuante tema carico d’ironia, nella sua visione disincantata e spietatamente critica.





