di Monica De Santis
Oltre 1000 bauli, provenienti da tutt’Italia, Salerno compresa, sono stati posizionati ieri nella piazza ai piedi del Pincio, a Roma. L’oggetto-simbolo dei lavoratori del “dietro le quinte” del mondo dello spettacolo ieri si è preso la scena. Davanti ad ogni baule una persona con indosso una maglietta nera, il tutto per rivendicare il diritto al lavoro. In piazza con gli imprenditori ed i lavoratori dello spettacolo anche tanti artisti, da Renato Zero a Fiorella Mannoia, da Max Gazzè a Daniele Silvestri, da Manuel Agnelli ad Emma, e poi ancora Diodato e Alessandra Amoroso e molti altri. 1000 persone e forse molte di più, si sono ritrovare alle 17 in piazza del popolo, unite da un unico e solo messaggio “Governo adesso ci vedi?”. Un Governo che da 14 mesi ha impedito a tutti loro di lavorare, ricompensandoli con miseri ristori che non sono serviti neanche a pagare le tasse. “Non siamo gli esclusi, i dimenticati, come da mesi ci definiscono. Siamo imprenditori. Siamo persone che hanno investito centinaia di migliaia di euro per l’acquisto dei materiali tecnologici, e mezzi per la realizzazione di spettacoli di fiere di sagre di concerti, sfilate di moda, ed eventi in genere. – ha spiegato il salernitano Raffaele Vitale, presidente della Fedas Campania – L’obsolescenza delle nostre tecnologie, dell’attrezzatura che acquistiamo è altissima, spesso alla fine di un leasing il materiale non vale più nulla, la tecnologia fa passi da gigante ogni giorno, basti pensare ai telefonini, e noi siamo costretti ad investire per non rimanere indietro e quindi metterci nell’impossibilità di accontentare il mercato. Siamo imprenditori che hanno assunto dei dipendenti che da 14 mesi non lavorano e che sono stati mortificati da una cassa integrazione ridicola e tardiva. Oggi, come Fedas siamo qui, in piazza a rappresentare tutti gli quegli imprenditori che hanno investito nelle loro aziende. Imprenditori che da 419 giorni sono fermi proprio come è fermo il nostro settore. La falsa ripartenza della scorsa estate è servita solo a farci mettere in moto una macchina organizzativa aziendale che ha portato ulteriori costi. – spiega ancora Vitale – Ed oggi siamo ancora schiavi delle spese fisse di gestione, che ci fanno indebitare sempre più, abbiamo affitti dei locali da pagare, utenze, tasse, noleggi operativi. Per non parlare dei prestiti e dei mutui bancari, il nostro settore, è infatti, entrato in quelli considerati a rischio, e le banche ci stanno chiedendo, ulteriori garanzie personali, visto che i prestiti garantiti dallo stato ci hanno dato ossigeno solo per qualche mese. Pochi spiccioli nei ristori e soldi a pioggia per agenzie e teatri stabili, che probabilmente useranno per acquistare attrezzature e noi avremo perso un’ulteriore fetta di mercato. Siamo allo stremo, tutti i grandi eventi sono stati rimandati per mancanza di certezze. E come se non bastasse ora anche le chiese vietano i concerti e le feste patronali per paura dei contagi, proprio come è avvenuto nei giorni scorsi ad Otranto. – conclude Vitale – Per non parlare degli eventi privati e delle cerimonie come i matrimoni, che ci consentivano di lavorare e di guadagnare. Oramai siamo prosciugati. Allora la domanda è come faremo a ripartire un domani? I mezzi di trasporto fermi andranno revisionati, le assicurazioni pagate, così come le attrezzature tecnologiche, per la manifestazione di Roma abbiamo svuotato i nostri bauli e buona parte del materiale l’abbiamo trovato ossidato e inutilizzabile, a causa del troppo tempo trascorso con un poco di condensa lasciata dentro. Poi, oltre alle nostre aziende siamo uomini, abbiamo anche noi la necessità di sfamare noi stessi e le nostre famiglie, di pagare i mutui e le utenze così come per l’azienda, da dove possiamo attingere tutte queste risorse se non ci date la possibilità di lavorare?”