di Toni Sinopoli
Leggo con grande dispiacere la proclamazione entusiastica dell’approvazione del Pua Fontanelle sub ambito 1. Da architetto sento il dovere morale-intellettuale di esprime la mia opinione su decisioni che possono causare grandi cambiamenti architettonici urbanistici nella mia città. Il lavoro degli architetti, e dei progettisti in genere, soprattutto se operato su vasta scala, condiziona la vita sociale dei cittadini, per cui è d’obbligo sentirsi sulle spalle pesanti responsabilità, che non sono da dividere tra i soli attori protagonisti, ma anche tra chi resta in silenzio. Non voglio essere annoverato, dalle future generazioni, tra quelli che hanno speculato sul territorio o che comunque, avendone i mezzi, non hanni fatto nulla per denunciare cosa stesse accadendo. In queste ore mi è capitato di leggere annunci entusiastici da parte di amministratori locali e loro sostenitori dell’approvazione. La vicenda dei Pua in questa città è un gran pasticcio. Andiamo con ordine. Tre sub ambiti Il Pua (Piano Urbanistico Attuativo) fu diviso in tre sub ambiti separati, e questo è già di per sé una grave violenza all’urbanistica cittadina. La logica della perequazione urbanistica è nel suddividere equamente su un territorio di ampia scala i diritti ed i doveri tra i diversi proprietari; ma soprattutto la possibilità di consegnare alla città un “ampliamento” organico, capace di dare risposte architettoniche-funzionali-urbanistiche, che non risultino, come sempre fatto in passato, una mera somma confusa di interessi personali. Lo spacchettamento in tre ambiti, e ridurli quasi a “lotti edificabili”, non fa altro che mortificare tali principi a danno del bene della collettività. La tempistica dell’approvazione dei Pua. Un Pua è uno strumento urbanistico esecutivo, cioè è un progetto che si muove nelle regole del Prg (Piano Regolatore Generale) e ne sviluppa la forma in dettaglio. È lampante dunque che un Pua per seguire le disposizione del Prg debba essere realizzato dopo di esso. Occorre evidenziare che in Campania, il 03/07/2012 è entrato in vigore il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp), per cui i comuni sono obbligati ad adeguare i propri Prg (che con la nuova normativa si chiama Puc: Piano Urbanistico Comunale) alle disposizioni del piano provinciale; cioè vuol dire che ad Eboli bisogna sostituire il Prg in vigore con uno nuovo, e bisogna adottarlo entro il 31 dicembre 2018 (!) ed approvarlo entro il 31 dicembre 2019 (“termine perentorio”: LR n.5/2011 art1 comma 3 e s.m.i.). Anomalia procedurale abnorme è dunque progettare dei Pua di un Prg a pochi giorni dalla sua invalidità; Pua che dovranno essere assorbiti (procedura inversa come la risalita di un torrente dei salmoni!) dal nuovo Pua che nascerà condizionato da scelte esecutive del vecchio. In merito al progetto poi, devo dire che è un vero disastro. Il disegno non presenta alcun inserimento “organico” con il tessuto urbano preesistente: le strade non aiutano il sistema viario, i due grandi edifici abbandonati restano fuori dal “disegno urbano” e se ne aggiungono altri due (in vero stile “via Pio XII” e che ospiteranno 122 abitanti) la cui disposizione non si relaziona con niente, i parcheggi sono seminati a caso ed il verde urbano (che qui può e deve essere un parco a dimensione urbana) è frammentato in aiuole da strade ad andamento sinusoidale e con l’inserimento di un improbabile lago artificiale (!) (per giunta in luogo di un vero torrente, il Tiranna, interrato ed usato come fogna cittadina!). Con dati Istat alla mano, si evince che: l’Indice di Affollamento (rapporto fra il numero di abitanti delle case abitate e il numero di stanze abitabili disponibili: 1,10%) si avvicina sempre più al limite di 0,8%, il che suggerisce una tendenza verso lo spreco di superficie costruita; il numero dei nuclei familiari (16.149) è superiore a quello delle abitazioni (15.985) la superficie media delle abitazioni (96,90 mq) per la ampiezza media delle famiglie (2,8) una edilizia diffusa sovradimensionata alle esigenze familiari. La popolazione residente aumenta per effetto dell’immigrazione in aumento. I dati sono chiari: l’edilizia esistente è più che sufficiente alla domanda di alloggio della popolazione residente, e ogni altro metro quadrato di territorio utilizzato all’edificazione di residenze, è uno spreco per la collettività. Per tale ragione le indicazioni del Ptcp sono molte restrittive, ed è per questo, probabilmente, che si approvano Pua prima della scadenza del vecchio Prg. Inoltre mi chiedo chi sarà in grado di acquistare così tanti alloggi: 122 abitanti (così dichiarato) sono circa 40 alloggi: esistono in città 40 famiglie (senza contare gli alloggi già in costruzione altrove) in grado di spendere centinaia di migliaia di euro? Oppure: esistono banche disposte ad erogare 40 mutui per un totale di 8/12 milioni di euro? L’approccio di chi amministra la gestione del territorio e la definizione degli spazi urbani, è datato di almeno cinquant’anni! Un approccio che negli anni ’50 e ’60 ha devastato l’Italia intera. Un modo di gestire il territorio vecchio già negli anni ’70 e che ha dimostrato di non contribuire in nessun modo alla crescita né sociale né architettonica delle città, che ci ha regalato milioni di metri cubi di quartieri “167”. Un modo di gestire che ha un nome ben definito: speculazione edilizia. Sono molto dispiaciuto per l’ennesima occasione che la città sta per perdere, più unica che rara per migliorare la propria qualità della vita. Un PUA questo, che sfregerà per sempre la città con la complicità dell’ignavia generale. Chi riconosce del merito nell’aver sbloccato la situazione di un’area abbandonata da quarant’anni, mi fa pensare a quanto avesse ragione Epicuro quando nella sua “Lettera sulla felicità” del III secolo a. C., sottolinea che “[…] nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato»