di Arturo Calabrese
«La presenza a Giffoni di Mikhail Gorbaciov fu un momento storico per il festival e per la provincia di Salerno». Con queste parole, il direttore del Giffoni Film Festival Claudio Gubitosi ricorda il 1997, anno in cui l’ex presidente russo scomparso martedì scorso venne ospitato alla manifestazione. Nel suo ricordo, Gubitosi ripercorre anche l’iter che portò alla realizzazione del sogno di avere ospite colui che può essere definito il padre dell’Unione Europea come la conosciamo oggi.
L’invito
«Nel 1993, inviai una lettera in cui chiedevo all’ex presidente un incontro e la sua presenza in Italia. Oggi i giovani non possono capire – spiega Gubitosi – ma quell’invito era scritto su una lettera e contenuto in una busta che inviai tramite posta. Non esistevano email, whatsapp, messaggi o videochiamate. Non ebbi risposta ma non mi sono arreso e negli anni successivi ho insistito, tanta era la voglia di riuscire nel mio intento. Per ben 4 anni, provai e riprovai senza successo finché, nel febbraio del ’97, scrissi un’altra lettera ancor più accorata la cui risposta si fece attendere. Nel mese di maggio dello stesso anno, poi, la svolta – racconta un emozionato direttore – arrivò un telefax, una rivoluzione del tempo nel campo delle comunicazioni. Dovetti subito fotocopiare quella lettera, perché lo strumento stampava su una speciale carta termica che tendeva a far sbiadire l’inchiostro. La risposta era ovviamente in cirillico ma, pur non conoscendolo, capii che la risposta era positiva. Fatta tradurre ne ebbi la certezza: Mikhail Gorbaciov sarebbe stato ospite d’onore del Giffoni Film Festival». Partì, a quel punto, la macchina organizzativa che prevedeva anche protocolli internazionali perché si trattava pur sempre di un personaggio importantissimo in chiave europea e quelli erano anni in cui la guerra fredda non era ancora un lontano ricordo. «Gorbaciov mi confessò di essere ancora seguito e spiato dai servizi segreti russi – aggiunge Gubitosi – e quindi tutto doveva essere preparato nei minimi dettagli. C’era, però, una richiesta molto particolare: il presidente e la moglie, donna amata e sua musa, seguivano con passione una serie televisiva italiana che in quegli impazzava in Russia, dopo l’enorme successo in terra natia. I due volevano conoscere gli attori de “La Piovra” e così fu. Organizzai e coinvolsi Remo Girone e Michele Placido». Cosa spinse uno degli uomini più influenti del ‘900, capace di cambiare la storia e influire positivamente sulla nascita dell’Unione Europea, lo spiegò lui stesso in conferenza stampa. «Fu la mia insistenza che si leggeva nelle accorate missive inviate negli anni – le parole di Gubitosi – accettò con entusiasmo perché aveva capito la mia passione e la mia volontà». L’organizzazione di Gubitosi prevedeva anche l’ospitalità e il direttore del Festival salernitano scelse il meglio per Gorbaciov e la moglie Raissa. La scelta ricadde su strutture ricettive importanti presenti in provincia e così anche per il pranzo al quale parteciparono molte autorità politiche tra cui l’ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, ospite di Gorbaciov al Cremlino diversi anni prima.
L’arrivo in Italia
L’entrata a Giffoni fu trionfale: «Doveva arrivare alle 21.00 – racconta ancora Gubitosi – ma per un ritardo dell’aereo da Mosca, giunse a mezzanotte, feci cambiare il programma musicale e feci eseguire “Mezzanotte a Mosca/Giffoni”. La piazza era stracolma, oltre 5000 persone. Chiesi all’amico Paolo Liguori, che stava lì, di intrattenere il pubblico con interviste ai tanti ospiti, come Michele Placido, che era in prima fila ad aspettare, Remo Girone e il regista iraniano Abbas Kiarostami. Dall’arrivo di Gorbaciov e del corteo di aiutanti, interpreti, guardie del corpo, passarono altri 15 minuti dietro al palco, perché alla signora Raissa avevano disturbato le curve da Salerno a Giffoni. Musica. Gorbaciov e Raissa sul palco. Dopo i saluti di benvenuto da parte del sindaco di Giffoni, Ugo Carpinelli, del presidente del nostro Ente, Carlo Andria, e del mio intervento, il lungo e articolato discorso di Gorbaciov sulla pace ad una folla rispettosa, esultante, silenziosa. Dopo l’incontro – recupera tra i ricordi – ci spostammo nella piazza di Giffoni per entrare nel Giardino degli Aranci. Mai vista tanta folla quasi alle due di notte. Non c’era bisogno di mantenere l’ordine in quanto spontaneamente si erano create due ali, mani alzate a salutarlo e lui a rispondere con tanto affetto. A cena c’erano anche i nostri ospiti, e ci fu un lungo colloquio con Michele Placido, Remo Girone ed altri». Il giorno seguente, l’ex presidente russo venne accompagnato per le strade di Salerno dall’allora sindaco Vincenzo De Luca e dall’allora presidente della Provincia Alfonso Andria. Al pranzo, intervenne il cantante Bruno Venturini perché i due russi amavano la canzone napoletana». Alla fine del racconto, nelle parole di Gubitosi c’è spazio per un ricordo intimo e personale: «Ho avuto il piacere di colloquiare in privato con lui e la moglie – conclude – Mi raccontò tutto della sua storia e dei problemi che lui e la sua famiglia avevano avuto dopo la Perestrojka». Infine, una lettura sulla figura dei Gorbaciov nel ‘900: «In un certo senso – l’analisi – è stato il padre dell’Unione Europea. Ha combattuto tanto per l’occidente e per non isolare la Russia, ma noi lo abbiamo tradito. Ci mancherà, ma sarà necessario tenere sempre bene a mente le sue parole e i suoi insegnamenti».