QUALE PATTO - Le Cronache Ultimora
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QUALE PATTO

QUALE PATTO

Alberto Cuomo

Secondo gli osservatori politici tra De Luca e la segretaria del PD, Elly Schlein, vi sarebbe stato un patto che avrebbe coinvolto anche il presidente del M5S Giuseppe Conte e gli altri partner del “campo largo”, ai fini delle elezioni regionali in Campania. Di qui la critica all’accordo fondato, secondo i commentatori, su un mero scambio di poltrone, quella del figlio del governatore Piero per la segreteria regionale del PD e quelle di un paio di assessori scelti tra i fedelissimi di De Luca nella futura giunta, con delega alla sanità e ai lavori pubblici, in cambio della candidatura al vertice regionale di un grillino. E di qui, anche, i mal di pancia della base del PD che non ha gradito un candidato alla presidenza della Regione scelto tra le fila di un altro partito della coalizione, né la nomina del segretario regionale per discendenza e non con elezione. D’altro canto i mal di pancia non sono mancati anche nel Movimento pentastellato in cui molti iscritti hanno lamentato l’alleanza con un cacicco come De Luca. E, invece, ha ragione De Luca: non c’è stato alcun patto! Tant’è che, mentre continua a dire che a suo avviso è necessario fare prima un programma e poi scegliere il candidato che, per lui, non può essere Fico, non perde occasione per lanciare strali contro il suo aspirante successore. L’ex presidente della Camera, a sua volta, ostinandosi a dire che non controbatterà mai alle parole di De Luca, tuttavia, forte non solo del sostegno di Conte e Schlein, quanto anche del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, continua a porre steccati che limitino lo sgomitare deluchiano. É indicativo come sin qui le proposte di Fico sembrino volersi opporre ai modi attribuiti dagli oppositori al fare di De Luca: la definizione di un comitato etico supervisore delle candidature per garantire pulizia e onestà, l’orientarsi della sua futura gestione regionale verso i beni comuni, qual è ad esempio l’ambiente, il marcare l’appartenenza al territorio attraverso un continuo confronto con gli enti locali oltre ogni verticismo, la lotta alla povertà quale contraltare allo slogan di De Luca, “arricchitevi, arricchitevi”, per non dire dell’ostracismo verso Mastella che consentì la prima vittoria regionale all’ex sindaco di Salerno. Ed è altresì indicativa la reazione pronta del governatore alle uscite di Fico, quasi venga punto personalmente sul vivo, nel sostenere la sua Regione altamente morale, malgrado i diversi casi giudiziari di Alfieri, capo della segreteria del presidente, di Cascone (posizione archiviata n.d.r), del presidente della commissione Ambiente, Zannini, oltre alle prese in giro del candidato cui avrebbe dato la sua disponibilità, mangiato e digerito, in occasione di un incontro con Salvini nel beneventano, con altri fichi presi da un albero. E che non vi sia alcun patto è dimostrato dall’assenza di un vero programma per la Regione, dal momento Fico ha lanciato solo affermazioni di principio proprie al retaggio pentastellato e i partiti componenti il campo largo non sembrano rivolti a definire concrete proposte comuni sul futuro eventuale governo regionale, non per la sanità, per la raccolta e smaltimento dei rifiuti, etc. Se si conviene non vi siano patti, tra De Luca e Schlein rimane solo l’accordo sul segretario del PD campano che in definitiva rende il nominato, Piero, una sorta di snodo tra i due in un compito complesso da assolvere, tra le spinte dei maggiorenti piddini campani, non ultimo il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, quindi il probabile presidente regionale Fico, e le aspirazioni del padre che scalzato dal vertice regionale non si accontenterà di fare solo il sindaco di Salerno privo dei maggiori poteri regionali e del palcoscenico nazionale che ha calcato in questi anni. Per il momento Piero, smentendo l’amorevole papà, secondo quanto ha dichiarato, dialoga con Fico, con cui si confronta a suo dire ogni giorno telefonicamente. E del resto, qualora volesse aderire ai giudizi paterni distanziandosi dal candidato della coalizione rischierebbe forse il posto in parlamento. E la destra? Se la sinistra non ha ancora un programma, richiamando al più le vantate realizzazioni di De Luca, in realtà negative – si pensi ad esempio alla sanità pubblica in sfacelo – la destra non può ostentare neppure un retroterra oppositivo alla gestione deluchiana avendo delegato il dissenso ad alcuni consiglieri volenterosi, per lo più della Lega, come Severino Nappi e Aurelio Tommasetti. Oltretutto le divisioni, non solo tra i partiti governativi quanto anche al loro interno, sembra abbiano determinato un sentimento di rassegnazione alla sconfitta che va propagandosi anche nell’elettorato, in una sfiducia che si rafforza nel constatare la difficoltà nella nomina di un candidato unitario. Ed è probabile che anche per la Presidente del Consiglio che, essendo a capo del maggiore partito della destra, dovrà forse dire l’ultima parola sul nome dell’antagonista di Fico, la Campania è perduta. In realtà i margini per battere Fico ci sono, se si pensa che il M5S non ha raccolto alle scorse elezioni regionali molti suffragi e il Pd non è così forte con lo stesso De Luca in calo. Se la destra rinunciasse a battersi dovremo rassegnarci a Salerno ad essere stretti tra il dominio dei napoletani che gestiranno la Regione e quello del sistema deluchiano. Per questo, almeno per i salernitani, non ha senso l’invocazione di alcuni esponenti dei partiti governativi ad avere in Campania un candidato della cosiddetta società civile e se questo avvenisse avremo il segno dell’inconsistenza dei diversi politici che dicono di opporsi a De Luca i quali, al momento opportuno non mettono la faccia.