di Erika Noschese
Mentre in Abruzzo una circolare scolastica che obbliga gli studenti maggiorenni a presentare la firma dei genitori per le assenze scatena una vivace polemica, la questione dell’autonomia e della responsabilità dei ragazzi torna al centro del dibattito nazionale. Per fare chiarezza su un tema così delicato, abbiamo intervistato la dottoressa Barbara Figliolia, dirigente scolastico del Liceo Scientifico Statale “Francesco Severi” di Salerno. La sua esperienza e il suo approccio offrono una prospettiva equilibrata su come la scuola può gestire il delicato passaggio verso la maggiore età, promuovendo la fiducia e il dialogo tra istituzione, studenti e famiglie.
Come gestisce la questione delle giustificazioni per gli studenti maggiorenni nel suo istituto? Ritiene che la firma dei genitori sia necessaria anche per loro?
«Nel liceo scientifico che attualmente dirigo, gli studenti maggiorenni sono autorizzati a giustificare autonomamente le proprie assenze, entrate posticipate o uscite anticipate.
Tuttavia, tale autonomia è disciplinata da un regolamento interno che richiede un comportamento responsabile e coerente. Non riteniamo necessaria la firma dei genitori per gli studenti maggiorenni, salvo casi particolari legati a situazioni di fragilità o a specifiche esigenze educative, concordate con le famiglie».
Qual è la sua opinione sulla polemica scatenata dalla dirigente scolastica in Abruzzo, Angela Pizzi, riguardo alla circolare che richiede la firma dei genitori per tutti gli studenti?
«La circolare della collega mette in risalto un tema sensibile: l’autonomia degli studenti maggiorenni. Credo che la dirigente abbia agito con l’intento di rafforzare il patto educativo di corresponsabilità tra scuola e famiglia, ma l’obbligo indistinto della firma dei genitori per tutti, anche per i maggiorenni, rischia di generare incomprensioni. Il dibattito emerso è utile perché evidenzia la necessità di riflettere sul giusto equilibrio tra autonomia e responsabilità nella scuola secondaria di secondo grado».
Quali sono, a suo parere, i principali rischi o vantaggi legati a una normativa che vincola anche gli studenti maggiorenni al controllo genitoriale per le assenze?
«Il vantaggio è sicuramente un maggiore controllo sulla presenza e una riduzione dell’assenteismo. Il rischio, invece, è quello di ostacolare il processo di responsabilizzazione e di minare il rapporto di fiducia tra studente maggiorenne e scuola, che ritengo fondamentale in questa fase della crescita. Inoltre, vi è la possibilità che si crei un contenzioso giuridico, poiché lo studente maggiorenne ha la piena capacità e responsabilità delle proprie azioni».
Crede che un provvedimento del genere possa essere visto come un’ingerenza eccessiva nella vita degli studenti maggiorenni o come una forma di tutela?
«Dipende dal contesto. In alcune realtà territoriali con problematiche specifiche, può essere visto come una forma di tutela preventiva. Ma nella maggior parte dei casi può essere percepito come un’ingerenza eccessiva, soprattutto se non accompagnato da un dialogo aperto e un confronto costruttivo con studenti e famiglie».
Il rapporto tra autonomia e responsabilità degli studenti maggiorenni è un tema delicato. Come si pone la sua scuola in questo equilibrio?
«Nella mia scuola dedichiamo tanta attenzione ed energie al problema autonomia-responsabilità, e affinché tra esse sia raggiunto il giusto equilibrio cerchiamo di costruire e valorizzare l’autonomia attraverso diverse azioni: educazione civica, progetti di educazione alla legalità, percorsi di autogestione controllata. Nel contempo, monitoriamo i comportamenti attraverso i consigli di classe e gli incontri individuali e collegiali con le famiglie. L’autonomia è un traguardo, non un punto di partenza, e va costruita passo dopo passo, con supporto e fiducia».
Ha mai ricevuto contestazioni simili da parte di studenti o genitori riguardo a regolamenti interni? In che modo le ha affrontate?
«No! Ad essere sincera non ho mai ricevuto contestazioni del genere. Probabilmente perché, quando si introducono nuove regole o si modificano prassi consolidate, la strategia alla base dei cambiamenti nella mia scuola è stata il coinvolgimento delle componenti scolastiche: consulte studentesche, rappresentanti dei genitori, collegi docenti, consiglio d’istituto. Il dialogo aperto e la disponibilità all’ascolto sono il modo migliore per chiarire e, quando necessario, rivedere il proprio punto di vista e trovare soluzioni condivise».
In un’ottica di prevenzione, quali strumenti o iniziative mette in atto il suo istituto per garantire la sicurezza e la presenza degli studenti a scuola?
«La scuola oggi dispone di tanti e validi strumenti utili e necessari per avere sotto controllo la situazione. Uno di questi è il registro elettronico che in tempo reale permette il controllo delle presenze giornaliere, le comunicazioni automatiche alle famiglie in caso di assenze non giustificate, registra le attività di orientamento, di tutoraggio tra pari e, soprattutto, gestisce in anonimato lo sportello psicologico. Puntiamo su una scuola accogliente, in cui lo studente si sente parte viva della scuola che frequenta, e che sia motivato a partecipare e non a sottrarsi».
Secondo lei, il clamore mediatico che ha investito questa vicenda è giustificato o è stato esagerato, come sostiene la dirigente Pizzi?
«Come spesso accade, il clamore è stato amplificato dai media, che hanno isolato la circolare dal suo contesto. Tuttavia, questo clamore ha anche avuto un effetto positivo: ha stimolato una riflessione collettiva su un tema che coinvolge tutte le scuole italiane e quanto prima credo che il Ministro dell’Istruzione debba intervenire per far luce su questa vicenda».
Se si trovasse nella situazione della dirigente abruzzese, quale sarebbe la sua strategia di comunicazione per chiarire la situazione con le famiglie e la comunità?
«Cercherei subito un momento di confronto pubblico con tutte le parti interessate, ad esempio un’assemblea con famiglie e rappresentanti degli studenti, spiegando le motivazioni e ascoltando le criticità. La chiarezza e la trasparenza sono essenziali per evitare equivoci e per ricostruire la fiducia reciproca».
La circolare abruzzese è stata descritta come un tentativo di “maggiore collaborazione tra la scuola e la famiglia”: ritiene che questo approccio sia efficace o che esistano metodi migliori per raggiungere lo stesso obiettivo?
«Oggi più di prima è necessario costruire una vera alleanza pedagogica tra scuola e famiglia, soprattutto perché la nostra società vive un momento delicato e difficile e la scuola una crisi educativa. La famiglia ha bisogno della scuola e viceversa. Se questa collaborazione venisse meno, il processo di crescita di queste generazioni sarebbe più complicato e difficile. Per evitare il fallimento, quindi, la collaborazione scuola-famiglia è essenziale.
Essa deve basarsi sulla corresponsabilità e non sul controllo. Esistono metodi più efficaci: incontri periodici, piattaforme di comunicazione trasparente, coinvolgimento nei progetti educativi. L’obiettivo deve essere educare all’autonomia consapevole, non imporre regole e divieti, e soprattutto essere noi adulti testimoni autentici di ciò che professiamo ogni giorno ai nostri ragazzi per essere più credibili. Solo in tal modo è possibile costruire un’efficace corresponsabilità educativa».





