di Erika Noschese
Punta il dito contro Fratelli d’Italia e accusa i parlamentari di appartenere al “partito del post fascismo”, Mario Polichetti, vicesegretario regionale e responsabile nazionale del comparto Sanità dell’Udc, ha commentato la rielezione di Sergio Mattarella a capo dello Stato. L’Udc, fin da subito, ha attaccato i partiti della coalizione di centrodestra, parlando di “fallimento della politica” messo in evidenza proprio dal Mattarella bis. Il centrodestra sembra essersi ufficialmente spaccato sul Mattarella bis. Qual è la posizione del’Udc e come legge questo nuovo scenario? “Questo scenario noi l’avevamo assolutamente previsto perché il populismo e il sovranismo non possono andare d’accordo con il popolarismo che rappresenta la base della nostra storia, politica e sociale. Ci siamo sempre chiesti come si potesse pensare ad un accordo con un partito che è legato dalla storia ad una pagina triste del nostro Paese quale il fascismo. Non abbiamo alcuna comunanza con il fascismo e il post fascismo, guardiamo al centro e cercheremo di realizzare un polo moderato che riprenda tutti i valori del popolarismo, espressi nel partito popolare europeo e li faccia proprio. Il Movimento sociale italiano, ovvero Alleanza nazionale o come si chiama adesso il partito dei post fascisti, non ha alcuna comunanza con noi; essere all’opposizione di tutto e di tutti è una politica sterile, stucchevole che con il tempo stanca. Noi guardiamo ai moderati, cercheremo di lavorare per mettere insieme le anime di Forza Italia, del centro e degli amici della Lega che hanno un’identità diversa, una base ispirata al popolarismo”. Prima del Mattarella bis ci sono stati diversi nomi, poi bocciati o “traditi” prima della riconferma di Mattarella… “La dimostrazione del fallimento dei partiti e di questa politica è il Mattarella bis. L’ho già detto in una dichiarazione precedente, la sua rielezione – e ne parlo con grande rispetto e riverenza essendo sempre il Capo dello Stato – rappresenta il fallimento della politica di questi partiti che non sono stati in grado, dopo sette anni, di esprimere un’alternativa, politica; sono stati lì a rubare lo stipendio per quasi quattro anni, senza produrre un disegno di legge o qualcosa che potesse cambiare in positivo lo stato sociale di questo Paese”. Cosa si aspetta a livello locale? Il centrodestra, secondo lei, sarà spaccato? “Che il centrodestra non esistesse più, così come era stato progettato dal presidente Berlusconi, ce ne siamo resi conto anche in occasione delle elezioni amministrative al Comune di Salerno durante la tornata autunnale; siamo stati profeti perché quel centrodestra era spaccato, frammentato e l’insuccesso elettorale è stato clamoroso, soprattutto a livello regionale. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare alla costruzione di un partito di centro che raggruppi le anime di tutta una serie di partiti che, in questo momento, sono cespugli più o meno grandi, in un’area politica immensa che va assolutamente presidiata politicamente”. In provincia di Salerno 33 comuni torneranno al voto per le comunali. Cosa si aspetta? “Mi aspetto che intorno a noi, e mi riferisco all’unione di centro, si riuniscano le anime moderate che in questo momento sono in diaspora, sia a destra che a sinistra perché il nostro Paese e le nostre realtà, piccole realtà locali, hanno bisogno di stabilità e buon governo e non può venire da un partito, da un’area, frammentata e che deve riaggregarsi e ragionare in maniera organica intorno a progetti seri e utili, soprattutto per le fasce deboli”. Le trattative, inizialmente, sono state portate avanti da Salvini, poi da Tajani dopo che Berlusconi avrebbe chiesto a Mattarella una sua disponibilità per il secondo mandato. Chi avrebbe commesso, secondo lei, l’errore più grande? “Nessuno ha commesso errori, questa era ed è la loro forza. È opportuno ripartire dalla formazione politica perché non si può improvvisare ma articolare un pensiero, mettendo in campo una cultura che appartiene a pochissimi degli attuali attori che calcano la scena politica nazionale. Bisogna rimboccarsi le maniche, ricostruire una credibilità che si riconquista con lo studio, la serietà e non facendo le pagliacciate”.