di Andrea Bignardi
Gherardo Marenghi, avvocato amministrativista, professore associato all’Università degli Studi di Salerno, ha ricevuto lunedì scorso una prestigiosa nomina da parte dei vertici campani di Fratelli d’Italia: a lui è stato infatti conferito il ruolo di responsabile regionale all’Università ed alla ricerca. Il suo percorso di militanza politica nel partito che ama definirsi dei patrioti, unito alle sue competenze in materia giuridica, ha lasciato spazio all’inizio di un nuovo percorso che metta al centro la formazione culturale nello storico riferimento partitico della destra nazionale e conservatrice. Professor Marenghi, spesso negli ultimi tempi si associa il concetto di destra sovranista a quelli di intolleranza e oscurantismo. Questo binomio, secondo lei, è infelice? «Assolutamente sì. Essere di destra e quindi non aderire al pensiero unico del politicamente corretto – non significa non avere una visione com
plessiva e rispettabile del mondo e dei fenomeni che lo interessano». Il suo ruolo arriva dopo un lungo percorso di militanza nella “fiamma”, sotto il segno dei valori che essa porta con sé. Secondo Lei, destra e cultura possono essere compatibili? «Sì, senz’altro. Un esempio è stato offerto dalla scuola di formazione politica che abbiamo realizzato lo scorso anno. E’ una bellissima occasione di formazione e crescita condivisa con i tanti giovani affascinati dalla nostra comunità di patrioti: da responsabile regionale all’università ed alla ricerca cercheró di potenziare quest’iniziativa». Quali saranno le attività che metterà in campo nel suo nuovo ruolo? «Una di quelle che maggiormente mi sta a cuore è senz’altro quella di lavorare allo scopo di favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani che studiano nelle nostre università. Tutti gli atenei campani sono ben posizionati nei ranking messi a punto da importanti istituti di ricerca, la formazione in Campania complessivamente è di qualità. Eppure manca un efficace meccanismo di raccordo con il mondo del lavoro. Il mio compito sarà comunque quello di operare affinché il problema occupazionale dei laureati nelle nostre università tenda quantomeno a ridurre la sua drammatica entità, evitando di costringere i nostri giovani ad una migrazione di massa verso altri paesi». Spesso il vostro partito ha sostenuto che l’Europa non sia attenta alle esigenze dei suoi cittadini ma vicina
alle istanze di burocrazie scollegate dalla realtà… «Sì, l’Europa negli ultimi anni ha adottato politiche inadeguate soprattutto in materia di immigrazione. Fratelli d’Italia rispetto a questo tema ha da sempre le idee chiare: la soluzione alla problematica è molto più complessa rispetto a quello che si voglia far credere, e va innanzitutto ricercata nel continente africano, che è stato a lungo vittima di politiche neocolonialiste che ne hanno depauperato le risorse. La Francia, come ricordato dalla nostra leader Giorgia Meloni, ha giocato un ruolo da protagonista in quest’ambito». Dunque in questo contesto così complesso ed articolato, quali crede possano essere i risvolti per il governo delle prossime elezioni europee? «Avranno una notevole rilevanza a livello nazionale e rappresenteranno una sfida chiave per l’esecutivo gialloverde. A differenza delle recenti elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna, i risultati della tornata elettorale del prossimo 26 maggio saranno fondamentali per le sorti del governo. Qualora i 5 Stelle dovessero confermare il trend negativo, sarà d’obbligo fare un’analisi ad ampio raggio ed a lunga scadenza».