Dal 2019 ad oggi almeno tre persone degli oltre centocinquanta firmatari del ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono morte per patologie legate all’inquinamento e molte altre si sono ammalate. A lanciare l’allarme Lorenzo Forte, presidente dell’Associazione Salute e vita che ha annunciato nuove azioni legali dopo la sentenza della Corte Europea che, di fatto, ha condannato l’Italia: “facciamo appello alla Grande Camera della Corte per vedere riconosciuto il diritto di tutti i ricorrenti ad un equo indennizzo. Le istituzioni che continuano a mantenere aperta un’attività che è fonte di inquinamento sono corresponsabili della sofferenza di tanti cittadini. Un pensiero va a chi oggi sta combattendo la sua personale battaglia contro la malattia affinché possano vincere il loro male e tornare al nostro fianco per chiedere giustizia”, ha dichiarato Forte. La decisione rappresenta un passaggio storico nella lunga vertenza ambientale e sanitaria che coinvolge il territorio salernitano: la Cedu ha infatti confermato che le istituzioni italiane non hanno garantito un livello adeguato di protezione dei diritti alla salute e a un ambiente salubre, determinando una violazione grave e reiterata degli obblighi internazionali in materia di diritti umani. “La Sentenza resa il 06.05.2025 la Cedu si è pronunciata sul ricorso presentato da un gruppo di cittadini che lamentavano la lesione del diritto alla vita in conseguenza all’esposizione alle emissioni nocive prodotte dalle Fonderie Pisano. La Corte con questa sentenza ha ritenuto che ci fosse un comprovato effetto pregiudizievole per la salute e che l’esposizione della popolazione alle emissioni tossiche prodotte dalle fonderie, avesse reso le persone più vulnerabili a varie patologie gravi. L’accertamento è di grande importanza perché evidenzia le carenze dello Stato Italiano, inteso nel suo complesso, a vari livelli e in relazione alle rispettive competenze. Il senso è quello di accertare la responsabilità dello Stato italiano per aver lasciato i cittadini in una situazione di esposizione ad un serio rischio per la salute, senza attuare misure adeguate di protezione, prevenzione e informazione”, ha dichiarato l’avvocato Andrea Saccucci dello studio legale internazionale Saccucci & Partners. “Le autorità italiane riconoscono che sussistono dei seri rischi per la popolazione e dall’altro continuano a trattare quella zona destinandola ad uso abitativo. La Sentenza non deve rimanere una mera enunciazione di principio, cosa a cui noi teniamo in modo particolare. Intendiamo come studio agire con due piani: il primo e più immediato è quello di cercare di ottenere un riesame del caso da parte della Grande Camera della corte europea che è il collegio più ampio e autorevole della corte, il quale può essere chiamato a decidere su un caso quando solleva delle questioni importanti di carattere generale. Noi riteniamo che questo caso offra la possibilità alla Corte di precisare meglio quanto i diritti fondamentali debbano essere applicati nel contesto di fenomeni di grave inquinamento industriale. Secondo noi quando ci sono accertati effetti nocivi per la salute, indipendentemente dalla riconducibilità di singole patologie a fenomeni inquinanti, devono scattare gli obblighi più stringenti di tutela della vita e non solo alla vita privata. Questo porterebbe conseguenze anche sul piano della riparazione, perché una violazione del diritto alla vita chiama una qualche forma di risarcimento almeno di tipo morale. Il secondo piano, a valle della decisione della corte, è quello di valutare attentamente se i ricorrenti, a livello interno, possano promuovere azioni nei confronti dei soggetti responsabili di questa situazione, al fine di ottenere una riparazione pecuniaria di tipo risarcitoria. Il Governo italiano, dovrà fornire un piano d’azione per dare corso alla sentenza con delle soluzioni. Il Governo potrà scegliere le misure più adeguate e dovrà renderne conto anche alle associazioni che potranno far pervenire delle osservazioni in merito a queste misure messe in campo“, ha poi aggiunto. Ad esprimere soddisfazione per la sentenza l’avvocato Roberta Greco: “Siamo soddisfatti della sentenza ma non possiamo dire che è un esito inaspettato. Quando il presidente Lorenzo Forte venne da noi, ci fu subito chiaro che fosse un caso che avrebbe avuto successo. La giurisprudenza della Corte, molto attenta ai valori ambientali, si inserisce in un filone che noi riteniamo possa cambiare l’approccio del legislatore nazionale alle tematiche ambientali. Nella parte dell’esecuzione della sentenza l’apporto dell’Associazione Salute e Vita sarà importante, bisognerà far sentire la voce dei cittadini rispetto all’esecuzione, la Corte ha indicato le misure generali da adottare e a richiesto al Governo di rimediare alla situazione attuale o negoziando con le Fonderie o adottando delle misure imperative. L’attenzione massima sarà sul piano di azione governativo per eventualmente intervenire qualora non dovesse soddisfare le esigenze della popolazione con osservazioni attraverso l’associazione che potrà presentarle rispetto al piano di azione del governo”. Parla di gravi responsabilità in capo all’Asl di Salerno Lorenzo Forte, chiarendo che “quando si è accertato scientificamente che lì vi è un disastro ambientale con lo studio Spes, utilizzato anche nel ricorso della Cedu, l’Asl è rimasta inerme, senza approntare un piano di monitoraggio della popolazione ufficialmente sana. Gli stessi ricorrenti alla Cedu, alcuni di questi si sono ammalati in questi anni, alcuni sono morti di malattie riconducibili all’inquinamento“. Presso la Casa del Volontariato a Salerno, la conferenza stampa ha visto l’intervento, oltre che degli Avvocati Saccucci e Greco, anche del Consigliere Regionale Michele Cammarano, del Sindaco di Pellezzano Francesco Morra, della Consigliera Comunale Elisabetta Barone, della Consigliera Comunale Claudia Pecoraro, dell’Avvocato amministrativista Franco Massimo Lanocita, dell’Avv. Fabio Torluccio e del vice presidente di Medicina Democratica Paolo Fierro. Tutti hanno manifestato la loro vicinanza alla battaglia per la giustizia e per la salute che da anni l’Associazione porta avanti in tutta la valle dell’Irno e che ha portato alla Condanna dell’Italia con la sentenza della Cedu di maggio scorso. Intanto, il sindaco Vincenzo Napoli ha ribadito la posizione dell’amministrazione comunale all’indomani del progetto che la famiglia Pisano ha reso noto di voler presentare all’ente. “Mi aspetto che le Fonderie Pisano se ne vadano da dove sono, verifichino la possibilità della riqualificazione dell’area, non è che se ne vanno e lasciano anche eventualmente delle opere di costruzione di alloggi di altre provvidenze. L’importante è che rapidamente lascino il sito e si dislochino auspicabilmente in un modo che non dia fastidio a nessuno”, ha detto il primo cittadino.





