Pillole per una Nuova Storia Letteraria 053 - Le Cronache
lettura Spettacolo e Cultura

Pillole per una Nuova Storia Letteraria 053

Pillole per una Nuova Storia Letteraria 053

Cultura nel momento del pericolo

 

Di Federico Sanguineti

Da quando nel 1827 Goethe annuncia l’esistenza di una “letteratura mondiale” (Weltliteratur), diventa anacronistico isolare ogni singola letteratura nazionale. Ne sono consapevoli Marx ed Engels quando pubblicano, nel 1848, il Manifesto del Partito Comunista (Manifest der Kommunistischen Partei), ormai disponibile a chiunque in Internet nella prima traduzione italiana del 1893 a cura di Pompeo Bettini (costava 25 centesimi), dove si legge: “Ciò che produce il pensiero [geistigen Erzeugnisse] delle singole nazioni diventa patrimonio comune [Gemeingut]. La unilateralità e la ristrettezza nazionale diventano sempre più impossibili, e dalle molte letterature nazionali e locali nasce una letteratura mondiale [Weltliteratur]”. Ma sia questa versione che quella riveduta nel 1948 da Togliatti tradiscono il significato del testo originale in un punto decisivo: “Gemeingut” non vuol dire ‘patrimonio comune’, bensì “bene comune”. I prodotti spirituali, “die geistigen Erzeugnisse”, non sono affatto da considerarsi in quanto ‘patrimonio’, bensì come un “bene”, essendo Marx ed Engels agli antipodi dell’ideologia del patriarcato borghese. La parola “patrimonio”, derivando da “pater” (‘padre’) e “munus” (‘compito’), ha infatti il significato di “compito paterno”, assumendo di conseguenza quello di “cose appartenenti al padre”. Occorre insomma superare da parte del proletariato rivoluzionario la considerazione della letteratura e, più in generale, della cultura, come ‘patrimonio’. L’equivoco purtroppo si ripete altrove, per esempio nella sesta tesi Sul concetto di storia (Über den Begriff der Geschichte) di Walter Benjamin, dove si legge, nella traduzione di Solmi: “Per il materialismo storico si tratta di fissare l’immagine del passato come essa si presenta improvvisamente al soggetto storico nel momento del pericolo. Il pericolo sovrasta tanto il patrimonio della tradizione [Bestand der Tradition] quanto coloro che lo ricevono. Esso è lo stesso per entrambi: di ridursi a strumento della classe dominante. In ogni epoca bisogna cercare di strappare la tradizione al conformismo che è in procinto di sopraffarla”. Nessun ‘patrimonio’ neppure qui: “Bestand der Tradition” vale piuttosto ‘consistenza della tradizione’, la quale, intesa come ‘patrimonio’, si riduce appunto a strumento della classe dominante, correndo così quel “pericolo” che l’autore si propone invece di evitare. Una volta intesa come ‘patrimonio,’ la tradizione è sopraffatta dal conformismo (Konformismus), per cui, analogamente, nella tesi successiva, è questione di “beni culturali” (Kulturgütern), tradotti purtroppo, ancora una volta, come ‘patrimonio culturale’. Oggi, in un momento di pericolo, la morale della favola è data da Rada Iveković, nel capolavoro intitolato Autopsia dei Balcani, dove si ricorda che la questione dell’identità nazionale è “un godimento sostitutivo”: “si tratta”, in effetti, “a dispetto del tempo, di godere a credito di una nazione bell’e fatta”. Denunciando finalmente il nazionalismo come “esclusione del femminile”, come “autismo storico-sociale” e come “regressione, in senso psicologico, alla condizione infantile”, scrive: “La responsabilità del socialismo e, a livello di storia delle idee, la responsabilità di tutte le sinistre, al potere e non, è incalcolabile. È di non aver capito che la diseguaglianza e l’ingiustizia patite dalle donne, in tutte le società conosciute, non è una discriminazione fra le tante, ma è alla base di tutte le altre discriminazioni ed è costitutiva del sistema”, per cui “denunciarla significa operare per sradicare anche tutte le altre discriminazioni”.