Donne, uomini e storia letteraria (con un inedito di Guacci Nobile)
Di Federico Sanguineti
Coi Promessi sposi l’Autore punta, si sa, ad avere “venticinque lettori”. Ma c’è da credere che, fin dal 1827, a rendersi conto della grandezza di Manzoni sono le lettrici. Il ruolo del pubblico femminile, nel determinare la nascita di un classico, è decisivo. Lo dimostra, nella fattispecie, la lettera fino ad oggi inedita (BNCF C. V. 67, 221) che, non ancora trentenne, Maria Giuseppa Guacci Nobile indirizza a Irene Ricciardi informandola di aver letto le milleduecento e ottanta pagine raccolte in sette tomi (e tre volumi) dal titolo Luisa Strozzi. Storia del secolo XVI, che Rosini pubblica nel 1834: “mi ha tolto moltissimo tempo l’affrettatissima lettura che non ha guari ho fatta di un romanzo del Rosini, del quale, credo, avrete udito a ragionar molte volte. Nondimeno posso testificare del non aver passati lietamente questi giorni, da che nulla mi ha dilettato il Romanzo”, la cui trama riassume all’amica: “Una Luisa, della chiara famiglia degli Strozzi, ama un Francesco Nasi. – Essendo allora caduta sotto gli artigli di Alessandro de’ Medici la Repubblica Fiorentina e’ cominciò di scalar Monasteri e di vituperar le più chiare donne di Firenze; e così seguitando adocchiò questa Luisa la quale per il campar da siffatta persecuzione fu costretta a legarsi in matrimonio con un Luigi Capponi, non potendo sposar quel tale Nasi per opposizione de’ parenti dell’una e dell’altro. Ancora Alessandro non potendo per forza né per amore ridurla alla sua devozione fece di farla avvelenare e così finisce la storia”. Guacci denuncia quindi la freddezza di Rosini, incapace, a differenza di Manzoni, di “caldamente anzi dolorosamente sentire”. E così prosegue, argomentando: “Né sia chi mi opponga essere la Lucia del Manzoni una comunissima contadinella ché la mi si rende assai nobile quando parla dell’innominato e quando vuole conservare il voto fatto di non isposare più Renzo ed in mille altre occasioni. Arroge a questo non esser la Lucia l’eroina del Romanzo, ma risplendere in tutta chiarezza l’animo di Federigo Borromeo, l’altezza dell’innominato, e nella feroce perseveranza di D. Rodrigo apparire il costume de’ signori di Milano, e manifestarsi ad ogni pagina la forma del governo. – E quando bene la Luisa Strozzi fosse fornita di ottima virtù la si vede fuor della natura umana la quale solamente può diventar ottima, allorchè viene infiammata da veementi passioni, come si vede nel Cardinal Borromeo il quale inspirato ed acceso dalla Religione acquista veramente un non so che di divino. Nè l’Eroina del Rosini ha veruna passione ardentissima nè l’animo capace di altro che di obbedire”. A sua volta, in un saggio del 1957 dedicato al romanzo storico (Der historische Roman), Lukács fa coincidere la grandezza di Manzoni con la capacità di trovare un contenuto adeguato. A differenza che in Scott, nel caso della vicenda di Renzo e Lucia, il tema non può essere un determinato frangente storico, bensì “la situazione di perenne crisi di tutta la vita del popolo italiano in conseguenza della divisione dell’Italia e del carattere feudale-reazionario che le continue piccole guerre e la soggezione a potenze straniere avevano impresso alle singole parti del paese”. Accade pertanto che un episodio della vita come “l’amore, la separazione e il ritrovarsi di un giovane e di una fanciulla, entrambi di condizione contadina”, sia narrato in modo da esprimere “la generale tragedia del popolo italiano in una situazione di avvilimento e spezzettamento nazionale”, al punto che “il destino dei due protagonisti diventa la tragedia del popolo italiano in genere”.