di Luca Gaeta
In attesa de La Traviata di Giuseppe Verdi, che chiuderà il cartellone lirico 2021,proposta dal Teatro Verdi di Salerno a partire dal 15 dicembre, abbiamo incontrato il Direttore d’Orchestra Pier Giorgio Morandi. Maestro Morandi, lei ha ricoperto per dieci anni il ruolo di primo oboe presso il Teatro alla Scala di Milano, per intraprendere poi il percorso da Direttore d’Orchestra, a seguito dei suoi studi in Composizione, divenendo assistente dal maestro Riccardo Muti. Nel corso della sua esperienza si è confrontato sicuramente diverse volte con questo titolo operistico. Quali sono a suo parere gli elementi fondamentali, dai quali non si può prescindere, quando ci si appresta a dirigere La Traviata? “Come lei ha ricordato, la mia esperienza con Traviata, inizia dalla “buca”. Ossia dal fatto che ho suonato per diversi anni in orchestra, alla Scala in particolare, esattamente dal 1979 al 1989. Ovviamente l’approccio e i ruoli, quello dell’orchestrale, da quello del direttore, sono ovviamente e giustamente di diversa natura, ma questo tipo di percorso mi dato la possibilità di “guardare” quest’opera, come tante altre partiture, da angolazioni diverse. La prima volta che ho diretto La Traviata è stato a Budapest, nel 1990. L’elemento dal quale non si può prescindere, è sicuramente la qualità del cast dei cantanti. Con ciò non voglio dire che tutti gli altri elementi possono essere trascurabili, anzi, la musica di Verdi è connotata da una dovizia di particolari, da cesellare, da far emergere, in un contesto dove l’orchestra rappresenta sempre un supporto vivo e vitale al canto, mai d’accompagnamento. Dicevo la “qualità” dei protagonisti, dove ovviamente non intendo quella vocale, che è ovviamente imprescindibile, ma da una affinità, nel sentire e nell’ approcciarsi a questa monumentale opera d’arte”. La nuova tendenza, almeno così sembrerebbe, in materia di opera lirica, vorrebbe a tutti i costi rendere “moderno” questo genere musicale. Spesso per “moderno” si considera il fatto che, scardinare, trasporre o destrutturare l’intera architettura concepita dal compositore e ancor prima dall’ideatore della vicenda, rappresenti l’elemento cardine capace di farci percepire la modernità di un’opera. A suo parere, che valore ha questo tipo di evoluzione e a quali risultati potrebbe condurci? “La tendenza a voler “modernizzare”, finendo il più delle volte per travisare un’opera per come è stata concepita dagli autori, proviene sicuramente dal nord Europa, Germania in particolare. Ovviamente non va fatta di “tutt’erba un fascio”, ma bisogna partire da un concetto basilare: l’autore, o meglio gli autori, il compositore, il librettista, in alcuni casi anche più di uno, per trovare “ispirazione” si sono calati in una determinata vicenda, collocata in un determinato contesto storico e sociale. Con ciò non voglio dire che tutte le trasposizioni o riletture solo sbagliate a prescindere, ma sicuramente bisogna evitare che il discorso musicale sia in contrasto con ciò che avviene sulla scena. Per quanto riguarda la “modernità” credo che la soluzione sia già nella musica, soprattutto in quella di Verdi. La Traviata che andrà in scena a Salerno a partire dal 15 di dicembre, sarà volutamente di ispirazione tradizionale. Questo anche per sentirci “uniti” intorno ad un capolavoro immortale, in un momento così delicato, come la ripartenza”. Quest’estate ha diretto il concerto del soprano Anna Netrebko e Yusif Eyvazov alla Reggia di Caserta, con l’Orchestra Filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno. Quali sono state le sue sensazioni? “Ho diretto l’orchestra del Teatro Verdi di Salerno già diversi anni fa, ma come lei ha citato, l’ultima collaborazione è relativa a questa estate. Il percorso che il maestro Oren, in collaborazione con le tante figure professionali che supportano la sua direzione artistica, che da diversi anni opera per la crescita e la valorizzazione di questo teatro, si percepisce appieno. La compagine orchestrale è di un buon livello. Si percepisce tutto l’ottimo lavoro che è alle spalle”. Quali saranno i suoi prossimi impegni? Dopo La Traviata a Salerno sarò a Vienna per Tosca, quindi Zagabria con Il Trovatore e l’inaugurazione del Teatro di Torino a seguito della ristrutturazione, con La Bohème e ancora Luisa Miller a Riga. Ad aprile dirigerò Turandot a Tokyo e a Budapest per Simon Boccanegra, poi a Francoforte per La forza del destino e il Trittico.