Piazza Bolognini, ora tolleranza zero - Le Cronache Cronaca

La quiete, o forse l’inquietudine, regna ora sul sagrato della chiesa della Madonna del Carmine in Piazza Bolognini, a Salerno. Un elemento di arredo urbano, la panchina, è diventato il fulcro e il simbolo di una battaglia serrata contro il degrado e l’inciviltà che aveva trasformato il cuore del quartiere in una zona franca notturna e un punto di stazionamento molesto per i residenti. La soluzione adottata dall’amministrazione, drastica e definitiva, ha visto la completa eliminazione di tutte le panchine che un tempo ornavano lo spazio antistante il santuario, ma l’intervento, sebbene mirato a ripristinare l’ordine, sta già sollevando un coro di lamentele e perplessità da parte di quella stessa cittadinanza che si voleva tutelare. Il processo di “bonifica” di Piazza Bolognini è stato graduale ma inesorabile. Inizialmente, le sedute erano cinque, regolarmente utilizzate, o meglio, occupate da persone senza fissa dimora che ne avevano fatto un vero e proprio bivacco notturno. Un fenomeno che andava ben oltre il semplice riposo: la loro presenza costante, gli schiamazzi e talvolta i comportamenti molesti avevano creato un clima di costante disagio e fastidio per coloro che abitano o frequentano quotidianamente l’area. La piazza, crocevia della vita del quartiere Carmine e luogo di culto, era scivolata in una condizione di insicurezza percepita e reale. La svolta è arrivata in seguito a un sopralluogo effettuato dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, già ex sindaco di Salerno. De Luca, noto per le sue incursioni da “sceriffo” sul territorio, ha inquadrato la situazione come intollerabile e come chiara violazione delle regole di convivenza civile. Dopo la sua visita, la prima mossa è stata una riduzione: da cinque le panchine sono passate a tre, come a voler lanciare un avvertimento o tentare una soluzione intermedia. Questa misura, però, non si è rivelata sufficiente a scoraggiare i bivacchi né a placare l’inciviltà che si annidava nella zona. Le sedute residue continuavano ad essere utilizzate in modo improprio, rendendo la zona un luogo di ritrovo per soggetti molesti, sminuendo il decoro del sagrato e la dignità del luogo di culto. La decisione finale è stata per la tolleranza zero: la rimozione completa e definitiva di ogni seduta. Nelle scorse settimane erano state tolte le prime due, seguite, in questi giorni, dall’eliminazione delle ultime tre panchine che resistevano davanti alla chiesa. L’intervento si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione urbana e di ripristino della sicurezza cittadina nel quartiere Carmine, affiancandosi ad azioni come la potatura delle alberature in piazza, anch’esse volte a rendere l’area più luminosa e meno favorevole all’occultamento di attività illecite o degradanti. L’obiettivo dichiarato è chiaro: restituire l’area ai cittadini, liberandola dai simboli e dai veicoli del degrado. Eppure, il successo dell’operazione, misurato in termini di ripristino del decoro, porta con sé un rovescio della medaglia. L’eliminazione totale delle panchine, pur avendo risolto il problema del bivacco e dello stazionamento molesto, ha creato un nuovo tipo di disagio. I residenti, e in particolare le persone anziane o chi necessita di una breve sosta, si trovano ora privati di un essenziale punto di appoggio. La panchina non è solo un potenziale giaciglio, ma è soprattutto un elemento funzionale alla vita quotidiana, un luogo di riposo, di attesa e di socialità. Le lamentele iniziano a farsi sentire: la lotta contro l’inciviltà, si commenta in sordina tra le vie del Carmine, non dovrebbe sfociare in una punizione per la cittadinanza onesta che ora non ha più modo di sedersi dopo la spesa o durante una passeggiata. Si è passati da un estremo all’altro, sacrificando la funzionalità urbana sull’altare della sicurezza. Piazza Bolognini si presenta ora nuda, essenziale. Questa nudità riflette una tendenza sempre più diffusa nelle politiche urbane di contrasto al degrado, dove si preferisce eliminare l’oggetto del problema anziché affrontare le radici sociali ed emergenziali (come la mancanza di alloggi o strutture di accoglienza per i senza fissa dimora) che lo generano. La speranza dei residenti è che questo intervento sia solo la prima fase di una vera e propria riqualificazione che non si limiti alla sottrazione, ma che preveda un ripensamento degli spazi, magari con l’installazione di nuovi arredi urbani che, per conformazione o gestione, risultino meno idonei all’uso improprio ma che comunque consentano ai cittadini di fruire dello spazio pubblico. Al momento, la piazza è un monito: il prezzo della sicurezza, a Salerno, è la scomparsa del luogo di sosta.