di Oreste Mottola
L’iniziativa ha proposto la realizzazione di piatti fatti interamente di pane. Il pane è una tradizione del Cilento e della Campania in generale ed ora viene usato a favore della sostenibilità. L’idea è di Angelo Avagliano e di Donatella Scutellà. Entrambi vivono a “Tempa del Fico” a Pruno di Laurino all’interno del Parco Nazionale del Cilento con le loro figlie. I piatti di pane sostituiscono quelli di ceramica e di vetro, perchè fanno a meno dell’uso di detersivi chimici per il lavaggio e quelli di plastica ed hanno così un impatto ambientale negativo. Il pane viene prodotto usando farina prodotta dai mulini a pietra che conservano tutto il gusto originale del grano coltivato con tecniche di agricoltura organica e rigenerativa.
I piatti possono contenere tutti i tipi di cibo, dalle zuppe alla carne, ma sono anche impermeabili, ben cotti e naturalmente commestibili. Con un misto di acqua di sorgente, lievito madre centenario e cottura in forno a legna di terracotta è stata creata la magica ricetta a rifiuti zero che possono essere mangiati insieme al suo contenuto. Ma questa idea vuole non solo proporsi come ecologica ma vuole anche valorizzare il grano Carosella che è uno dei pochi grani ad essere sopravvissuto alla manipolazione genetica che in antichità si coltivava in molte zone meridionali del Cilento.
Così i piatti diventano non solo gustosi, ma anche ecologici e a prova di rottura. In questa piccola oasi di Cilento vengono svolte anche attività culturali e terapeutiche facendo utilizzo delle stalle didattiche prodotte con il classico legno e paglia.
MANGIARSI I PIATTI SI PUO’. LA SCHEDA
Che si possa mangiare il piatto è una antica possibilità se il piatto è di pane e non di plastica. Lo facevano gli antichi come si racconta nell’Eneide, allorquando i troiani sbarcarono affamati sulle sponde italiche. Tanta era la fame che divorarono anche i piatti. Erano di focacce di farina e acqua cotti sulla piastra.
Angelo Avagliano spiega come dagli impasti di farina “modelliamo i piatti e le ciotole in cui è possibile mangiare dalla classica insalata di pomodoro alle diverse zuppe di legumi e/o di verdure perché le particolari tecniche di produzione e cottura in forno a legna, con l’utilizzo di essenze spontanee, fao e fringo, determinano la poca permeabilità degli stessi».
I piatti, impastati con acqua delle sorgenti delle montagne del Cilento interno, lievito madre centenario e sale marino, sono a rifiuto zero perché si possono mangiare insieme al loro contenuto e ben si prestano per eventi no-waste. L’idea è che potrebbero sostituire la plastica. « Ritornare alla terra di questi tempi si deve necessariamente coniugare con comportamenti di innovazione civico-sociale che implicano il riposizionamento e la ridefinizione della identità culturale contadina. Che i piatti di pane possano sostituire i piatti tradizionali o quelli di plastica è ancora un sogno: però si potrebbe cominciare dalle numerose sagre paesane dove i piatti di plastica, o bio, vengono usati e buttati nei rifiuti.