Per la Procura le coop sociali non avevano alcuni requisiti richiesti - Le Cronache
Cronaca

Per la Procura le coop sociali non avevano alcuni requisiti richiesti

Per la Procura le coop sociali non avevano alcuni requisiti richiesti

di Erika Noschese

Le cooperative sociali non avrebbero rispettato i requisiti richiesti, violando la legge 381, che prevede che le cooperative sociali di tipo B abbiano una quota minima del 30% di lavoratori “svantaggiati”. Si fonda, in sintesi, sulle “mancanze” delle coop l’istruttoria della Procura. Ieri pomeriggio l’udienza a carico del consigliere regionale (oggi sospeso Nino Savastano, difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata e Vittorio Zoccola, definito il ras delle cooperative sociali, difeso dai legali Gaetano Manzi e Giuseppe Della Monica nell’ambito del procedimento ribattezzato “Sistema Salerno” per far luce su eventuali irregolarità nell’affidamento dei servizi per la gestione del verde pubblico, dei parchi comunali e pulizia delle strade. I due imputati devono rispondere dell’ipotesi d’accusa di corruzione. Proprio durante l’udienza di ieri è stato ascoltato – per oltre un’ora – il consulente tecnico Falco, che ha concentrato il suo discorso sui requisiti delle cooperative e le caratterizzazioni di tutte le società, sottolineando a più riprese che alcune società andavano sciolte e cancellate dagli albi, con conseguente perdita di tutti i benefici fiscali e contributivi previsti. Indagini che, a quanto emerso, si fermano però al 2017 ma usati dal consulente per contestare il trattamento preferenziale che hanno avuto le cooperative che – secondo De Falco – non avrebbero svolto un ruolo sociale e dunque non avrebbero dovuto avere accesso al trattamento preferenziale che ha poi consentito loro di ottenere vantaggi fiscali e la partecipazione ad alcune gare ma, addirittura, alcune società dovevano essere sciolte. Gli avvocati sono già a lavoro, infatti, per presentare gli atti che accertano la regolarità sull’assunzione dei lavoratori svantaggiati, regolarizzate negli anni successivi per “impedimenti tecnici”. Nel mirino di Falco c’era Terza Dimensione, la coop che fino a qualche mese fa era legata a Vittorio Zoccola e di cui non si ha alcuna traccia tra il 2001, anno della nascita, fino al 2012 mentre, l’anno successivo, è stata affidata proprio a Zoccola. E sempre al 2017 risalirebbero gli accertamenti da parte degli ispettori ministeriali, chiamati in causa proprio dal consulente della procura i quali invitavano le coop a regolamentare le assunzioni di lavoratori svantaggiati. In sintesi, quando le coop vincevano gli appalti erano tenuti ad assumere dipendenti dell’amministrazione e nel momento in cui c’è quest’obbligo, per raggiungere la soglia occorre trovare gli svantaggiati da inserire. E su questo si baserebbe infatti la difesa ricordando che il dato del 30% (relativo agli svantaggiati) oscilla proprio per queste ragioni. L’udienza è rinviata al prossimo 13 giugno alle ore 15 quando sarà ascoltato l’altro consulente, Salvatore Carli, ieri assente giustificato. In quella data potrebbe essere comunicata la decisione, da parte del tribunale di Salerno, circa l’ammissibilità delle intercettazioni: il tribunale non ha ancora sciolto la riserva e ufficialmente la Camera di Consiglio è ancora in corso in quanto bisognerebbe integrare il decreto autorizzativo in un paio di punti. Sempre nella giornata di ieri sono state calendarizzate le altre udienze: 30 giugno, poi l’11 luglio e 15 settembre sempre per quanto riguarda l’istruttoria della Procura. L’identità dell’udienza è infatti legata alla permanenza delle misure cautelari che oggi resta in piedi solo per l’ipotesi corruttiva.