Si punta ad anticipare l’asta per la vendita del pastificio Amato al 30 marzo, anche e soprattutto per evitare che scoppi un nuovo caso relativo allo storico stabilimento salernitano. Già, perché gli ex dipendenti vogliono tornare a lavorare. Nell’attesa vogliono che almeno la loro cassa integrazione venga pagata.
E’ dallo scorso cinque dicembre che i cassintegrati del pastificio Antonio Amato di Salerno non percepiscono alcun sostegno economico. Erano circa una ottantina, ieri mattina, gli attualmente ex dipendenti dello storico opificio salernitano che si sono recati in via Scavate case rosse, al confine con il Comune di Pontecagnano. Lì, infatti, ha sede lo studio del commercialista incaricato dalla Curatela fallimentare di curare le loro pratiche. Nel corso della riunione tenutasi sempre ieri mattina presso il Centro sociale di Salerno, i rappresentati sindacali hanno comunicato ai lavoratori che il Ministero del Lavoro ha accordato la proroga della cassa integrazione fino al prossimo mese di maggio. Al contempo il Ministero dello Sviluppo economico ha dato il via libera all’Inps per il pagamento della cassa integrazione.
Dunque, l’intoppo è nel mezzo. Nel passaggio dalla Curatela fallimentare con il blocco dei mandati relativi alla metà del mese di novembre e a quelli di dicembre e gennaio..
E ieri mattina gli ex dipendenti hanno voluto incontrare il commercialista al fine di richiedere spiegazioni a giustificazione di un così pesante ritardo nell’erogazione di quelle che sono le cifre che permettono loro di sopravvivere quotidianamente. A quanto pare le pratiche potrebbero essere sbloccate nei prossimi giorni e precisamente martedì, data della convocazione con la quale si riuscirà ad ottenere lo sblocco della documentazione relativa alla cassa integrazione. Una data, quella di martedì, che è stata comunicata dallo stesso commercialista al gruppo di lavoratori che è stato ricevuto nel suo studio.
I lavoratori da un lato rimproverano anche il gestore del pastificio, Giuseppe Di Martino, che lo ha preso in fitto lo scorso anno con la sua Dicado srl, che, allo stato, per far ripartire lo stabilimento di via Tiberio Claudio Felice, ha riassorbito una trentina di dipendenti. Uno scenario che non piace a coloro che sono rimasti fuori dal momento che ci si aspettava un numero più elevato di assunzioni anche alla luce della buona ripresa delle attività industriali e dell’immissione del marchio nuovamente sul mercato.
Lo scopo è quello di riuscire a convincere la curatela fallimentare, guidata da Luigi Amendola, e a cui i sindacati hanno scritto nei giorni scorsi, ad anticipare la data fissata per la nuova asta, quella per l’acquisto. Di Martino non ha mai fatto mistero di voler comprare definitivamente il pastificio Amato e, a scanso di colpi di scena, il nuovo proprietario a tutti gli effetti sarà proprio lui.