Parla l'avv della famiglia di Tina - Le Cronache Ultimora
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Parla l’avv della famiglia di Tina

Parla l’avv della famiglia di Tina

di Erika Noschese

 

 

Il silenzio assordante che ha avvolto Montecorvino Rovella dopo il brutale femminicidio di Tina Sgarbini, uccisa dall’ex compagno Christian Persico, si spezza nelle parole misurate ma decise dell’avvocato Giovanni Grattacaso. Il legale, difensore della famiglia Sgarbini, offre un primo sguardo sulle complesse dinamiche legali e umane di un caso che ha scosso profondamente la comunità. Con un approccio che bilancia la necessaria obiettività professionale e la partecipazione emotiva, Grattacaso illustra i passi successivi dell’iter giudiziario, ponendo l’accento sulla necessità di attendere le risultanze processuali prima di trarre conclusioni definitive.

Ci sono aggiornamenti sul caso? Ha avuto modo di sentire i familiari della vittima?

«Al momento non li ho ancora chiamati. Immagino che le operazioni peritali possano essere già terminate, dato che di solito si completano in circa un’ora e mezza (Parole pronunciate prima dell’esito dell’autopsia, terminata nel tardo pomeriggio di ieri, ndr). Stavo ricevendo altre persone, ma mi avrebbero fatto sapere. In ogni caso, non mi sono ancora arrivate notifiche dalla Procura».

Come stanno i familiari della vittima? E i figli? Che cosa dicono in questo momento?

«Non ho sentito gli altri familiari. Mi sono interfacciato spesso solo con uno di loro, il fratello Alessandro, che è la persona con cui abbiamo cercato di muoverci per recuperare la documentazione. È un passaggio necessario per dimostrare la legittimazione attiva di tutti gli aventi diritto: ho dovuto acquisire la documentazione anagrafica, lo stato di famiglia e i rapporti coniugali della signora con il precedente marito, il padre biologico dei figli. Diciamo che, purtroppo, non si tratta di cinismo, ma anche questo è un passaggio obbligato che devo rispettare per dare seguito al mio mandato. Sicuramente non siamo ancora entrati nel vivo della situazione, perché è una procedura in evoluzione, che vede il susseguirsi di fasi sempre più stringenti. Si è passati dal fermo e dalla convalida, quindi dalla confessione del soggetto, alle modalità in cui domani mattina potrebbe essersi verificato il fatto. È chiaro che da ciò deriverà la qualificazione e che si andranno a riempire di contenuti anche le aggravanti attribuite dal magistrato. Tengo a precisare un’altra cosa: si parla di femminicidio perché la vicenda offre tutti i profili normativi di questa fattispecie, ma la normativa specifica, che andrebbe sotto l’egida dell’articolo 577-bis del codice penale, non è ancora entrata in vigore. Abbiamo un’ipotesi di omicidio doloso, ma sicuramente con tutte le aggravanti previste dal 577, per questo si parla di ‘pluriaggravato’, perché ci sono elementi concorrenti che vanno a costituire l’aggravante dell’omicidio. La norma ci dice anche un’altra cosa: è sufficiente che ricorra anche uno solo di questi elementi per far sì che la pena diventi quella dell’ergastolo».

C’è questa possibilità? Sarebbe la pena giusta da un punto di vista umano?

«Non voglio essere né giustizialista né garantista oltre misura. Voglio essere obiettivo, leggere gli atti del procedimento e le risultanze processuali, e poi, chiaramente, mi farò un mio convincimento. Da un punto di vista umano non posso che biasimare il gesto e dolermi di ciò che è stato fatto. Sicuramente è qualcosa che traspare e trasuda una crudeltà che va al di là di quello che si potrebbe definire un raptus, un atto di gelosia o una dissociazione mentale. Aspettiamo di capire come sono andate le cose. L’autopsia, una volta che certificherà le cause del decesso, ci dirà se l’ipotesi del soffocamento o dello strangolamento presuppone o meno un’intenzionalità lesiva premeditata e preordinata. A quel punto trarremo le dovute conclusioni».

Il fratello ha commentato l’indiscrezione di un presunto tradimento, mai superato dall’imputato?

«No, non è stato oggetto di commento perché sarebbe stata una valutazione che lascia il tempo che trova, in un momento in cui ci sono preoccupazioni maggiori. Ci siamo lasciati alle spalle questo commento e stiamo cercando di affrontare la situazione con i piedi per terra, in attesa di novità di tipo strettamente giuridico».