di Marta Naddei
Una liquidazione dolorosa e dispendiosa. I soci proprietari del Parco scientifico e tecnologico hanno chiuso i propri portafogli e condannato alla messa in liquidazione la società. Una decisione, quella assunta ieri all’unanimità dei presenti, nel corso dell’assemblea tenutasi presso Confindustria, sede legale del Pst. A poco sono valse la presenza dei 19 dipendenti della società che si occupa di innovazione e ricerca, col fiato sospeso per il loro destino lavorativo, e le loro speranze che, in extremis, la liquidazione venisse scongiurata. Invece, non è stato così: all’unanimità dei presenti (il 40% delle quote) i soci hanno ritenuto opportuno non procedere alla ricostituzione del capitale sociale e dire, probabilmente in maniera definitiva, addio alla realtà del Pst. Tanto che, alla riunione, il Comune di Salerno (rappresentato dal consigliere Camillo Amodio, ndr) è giunto già con il nome del commissario liquidatore in tasca: quello del già amministratore delegato della società, fin dalla sua costituzione 15 anni fa, Remo Russo. Dopo un primo tentennamento da parte della Fondazione Carisal che avrebbe preferito un altro nome, è stata ratificato l’incarico di Russo. E non si è perso nemmeno molto tempo per far divenire realtà il nuovo assetto societario, dal momento che è stato anche stabilito il compenso che il commissario Russo percepirà per svolgere le proprie mansioni di liquidatore: 30mila euro. Nulla da dire se non fosse per un “piccolo” particolare: i 19 dipendenti del Parco scientifico non percepiscono lo stipendio dallo scorso mese di settembre, sono in cassa integrazione e nel corso del tempo hanno fatto anche i contratti di solidarietà, e la corresponsione di un emolumento, comunque di non poco conto, desta più di qualche perplessità. Così come desta perplessità il fatto che nel corso dell’assemblea dei soci, non uno dei proprietari, ad eccezione di Elena Salzano di Incoerenze, sulla questione occupazionale se non un brevissimo accenno alla possibilità da parte degli Enti locali soci di una mobilità interna tra le società partecipate. Questo, però, comporterebbe uno spacchettamento della forza lavoro con specifiche competenze: insomma, si tratterebbe di una dispersione di risorse umane non indifferente. Un altro ragionamento si pone anche per quel che concerne il reale futuro del Parco scientifico: ottenere dei progetti, versando in stato di liquidazione non sarà possibile. Insomma, a primo acchito, sembra proprio che la decisione assunta ieri possa compromettere definitivamente la prosecuzione di tutte le attività. «Era quello che speravamo non accadesse – ha commentato la segretaria della Fiom Cgil, Francesca D’Elia – Ciò che ci sconforta maggiormente è, però, che sia stato definito un percorso amministrativo e non un percorso “politico” relativo al futuro occupazionale. Nessuno dei soci presenti – prosegue la sindacalista – ha assunto pubblicamente un impegno a garantire il futuro occupazionale a 19 persone. Noi non vogliamo nella maniera più assoluta che per i lavoratori, stato di liquidazione significhi esclusivamente ammortizzatori sociali. Il dato di fatto è che oggi Salerno perde un’altra risorsa e sarà inutile, un domani, tentare di reinventarsi qualcosa nel campo dell’innovazione quando si è lasciato andare una struttura così importante». Si chiude così, almeno per il momento, l’ennesimo triste capitolo del tessuto produttivo salernitano. Ma la battaglia dei lavoratori del Pst è appena cominciata.