Parco Nazionale Vesuvio. De Luca, anni di prevenzione - Le Cronache Ultimora
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Parco Nazionale Vesuvio. De Luca, anni di prevenzione

Parco Nazionale Vesuvio. De Luca, anni di prevenzione

di Arturo Calabrese

 

 

Le scosse di terremoto che stanno colpendo, ormai da tempo, Napoli e la provincia preoccupano e non poco la popolazione. L’ultima, distintamente avvertita anche in provincia di Salerno, è stata di certo la più forte tant’è che ci sono stati anche dei piccoli crolli e danneggiamenti alle strutture. Nel merito, interviene il presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Raffaele De Luca. Anche se gli esperti escludono che ci siano collegamenti tra il vulcano e il recente sciame sismico, imputabile ai Campi Flegrei, il presidente dell’Ente tiene a sottolineare come i controlli siano costanti.

Presidente De Luca, qual è la situazione?

“Una situazione in corso di verifica con la Protezione Civile regionale e con l’impegno dei comuni perché la scossa di stanotte ha avuto il suo fulcro nella zona di Bagnoli e di Bacoli. Ovviamente c’è allarmismo per queste scosse che di tanto in tanto arrivano anche con una certa forza. La questione riguarda, però, riguarda esclusivamente i Campi Flegrei e non c’è alcuna correlazione col Vesuvio. Nel sottosuolo napoletano ci sono due camere magmatiche distinte ed anche se si avvertono queste scosse sono conseguenza dell’altro fattore. Sappiamo che dobbiamo impegnarci e che dobbiamo continuare a lavorare”.

L’attenzione, però, rimane alta…

“La situazione è monitorata dall’Osservatorio Vesuviano minuto per minuto. Anche sul Vesuvio giornalmente ci sono delle scosse ma sono da sempre sotto controllo. In questo momento non c’è un allarmismo particolare, ma l’attenzione deve esserci come è giusto che sia proprio alla luce di questi movimenti”.

Da sempre si parla di zona rossa, qual è lo stato delle cose?

“Qui è effettivamente zona rossa. Trenta anni fa, nacque l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio anche per bloccare quelle azioni dell’uomo che negli anni ’60, ’70 e ’80 che in maniera arbitrale, scellerata e indiscriminata hanno vandalizzato e mortificato il territorio. Il Parco del Vesuvio è tra i più piccoli d’Italia per estensione ma in una zona fortemente urbanizzata e antropizzata. Qui si contano 750mila residenti. L’Ente è servito a porre un freno alla speculazione edilizia”.

Possiamo dire che sono tanti trent’anni di prevenzione?

“Certo, di assoluta prevenzione. Ci sono state attività di tutela del bene protetto e di informazione perché tutelare non vuol dire restrizioni o limiti, ma possibilità di sviluppo, di interventi, di investimenti. Ci sono dei vincoli, ma per quell’urbanizzazione di cui sopra. Significa anche turismo ed agricoltura: l’area vesuviana ospita coltivazioni molto particolari col suo vino rinomato e riconosciuto in tutto il mondo. Ci sono dei vini riconosciuti in tutto il mondo per il loro sapore, coltivazioni conosciute fin dai tempi dei romani tant’è che ritroviamo delle citazioni negli scritti di Plinio il Vecchio. Ma ci sono anche il pomodorino del piennolo e l’albicocca del Vesuvio che restano pilastri, insieme al turismo, dello sviluppo di questo territorio. In passato il territorio è stato violentato e ora dobbiamo tutelarlo”.

Tanto impegno anche per la ricerca…

“Abbiamo convenzioni con la Federico II di Napoli, con l’Università degli Studi di Salerno e con altri istituti per la ricerca e la prevenzione degli incendi boschivi, altra piaga con la quale dobbiamo confrontarci in continuazione”.

I Parchi sono tornati al centro delle discussioni della politica grazie alla proposta di legge del senatore Antonio Iannone. Qual è la Sua posizione?

“Ovviamente favorevole. I Parchi devono tornare al centro dell’agenda parlamentare e dei governi. Per troppo tempo questi enti sono stati assenti dai tavoli di discussione ma adesso torneranno nuovamente protagonisti. C’è da lavorare e credo che siamo sulla strada giusta per dare una giusta svolta alle aree protette d’Italia”.