di Monica De Santis
Ragazzo tra i ragazzi, Rocco Papaleo ha incantato i ragazzi del Premio Fabula è attratto la platea degli oltre 1500 in Piazza del Popolo per l’ultima serata del Festival di scrittura. “Mi fate domande che nessuno mi ha mai fatto, che meraviglia!”, ha confessato l’attore, regista e sceneggiatore che incontra i ragazzi mentre gusta un ottimo gelato a nocciola. Qual è il suo film preferito? “Basilicata coast to coast. Per tanti motivi, ma soprattutto perché il personaggio che interpreto in quella pellicola sono esattamente io: Rocco Papaleo se non fosse diventato Rocco Papaleo”. Mai dimenticato un copione? “No mai, magari l’incipit di una piccola parte ma non un intero copione. Vi racconto un aneddoto. Durante le riprese del film su Padre Pio, ho tentennato nell’ingresso di una scena. Dovevo leggere delle lettere del Papa dell’epoca ed ero smosso da un’emozione. All’improvviso mi sono sentito spingere alle spalle, ma dietro di me non c’era nessuno. Pur non essendo un credente convinto, ho sentito un’energia unica”. Quanto contano le sue origini? “Se fossi stato campano avrei avuto molta meno attenzione, mi sarei confuso tra i tanti talenti che avete. Invece sono il primo lucano a venire alla ribalta. In Basilicata sono una specie di eroe, ma la verità è che sono io ad essere grato. Grato alla mia terra che mi ha dato questa originalità che altrimenti non avrei avuto”. Nel suo percorso professionale ha incontrato tante persone: con chi ha più legato? “Con Cristian De Sica c’è un legame molto bello. Paola Cortellesi è super fantastica, poi c’è Carlo Verdone: lavorare con lui è stato un sogno realizzato, era ed è il mio idolo ancor prima che diventassi attore. In “Si vive una volta sola” ho fatto la parte che avrebbe dovuto fare lui, una scelta che ho apprezzato molto”. E Alessandro Gassman? “Alessandro è grande amico con cui ho condiviso nel ‘98 l’ultimo film del papà, Vittorio, durante le riprese di questo film, aspettavano dalle rispettive compagne il primogenito. Nacquero, entrambi maschi, a distanza di una settimana. Questa cosa ci ha legato molto”. Un ricordo dei suoi genitori? “Quando ero piccolo giocavo a calcio ed ero anche bravo, ma papà non si complimentava mai con me e di questa cosa soffrivo. Un giorno mi accompagnò al campo, giocai in centrocampo e segnai due goal: Papaleo, Papaleo. Non vedevo già bene, ma andai a segno per fortuna, talento, chissà. Eppure, non vedendo bene, nel momento dell’esulto mi girai verso gli spalti e lo vidi, nitido, come se indossassi gli occhiali. Era felicissimo e gioiva con me. Capii che mi stimava e sosteneva, semplicemente non lo dava a veder facilmente”. E mamma? “Con mamma mi lega un rapporto viscerale, unico. Una donna straordinaria”. Cosa le lascia il Fabula? “Un’esperienza meravigliosa. Quando noi grandi (di età) incontriamo i piccoli è sempre un arricchimento del cuore. Complimenti per questa iniziativa: mi corteggiavano da anni e oggi posso dire che sono molto felice di essere riuscito a trovare la data”. Castelletto al cielo per Papaleo, la serata si conclude con la premiazione. Ovazione per Alessia Cucci e Maria Francesca Farina. Con i loro testi vincono il Premio Fabula 2022, la XII edizione del Festival della scrittura dei ragazzi, realizzato con il patrocinio di Rai Campania, il Comitato Paralimpico Italiano e il Comune di Bellizzi. Alessia ha 10 anni, Maria Francesca 14 e sono entrambe di Bellizzi. La più piccola ha scritto “Il bruco e il cambiamento”, un testo che, pur rispettando la struttura della favola, sottolinea l’importanza dell’evoluzione, tipica dell’età adolescenziale. «Il cambiamento può spaventare, ma è imprescindibile per una buona crescita», si legge nella motivazione. Maria Francesca, poco più grande invece, sale sul podio con “L’usignolo e i gabbiani”, una storia e una struttura che valorizza l’importanza dell’unicità di ciascuno e suggerisce, nella morale, di evitare facili pregiudizi.