Sono rimasti quasi impietriti alla lettura della sentenza (avvenuta poco dopo le 19.30) del giudice Gabriella Passaro della prima sezione penale del Tribunale di Salerno. Il soprintendente ai beni architettonici, Gennaro Miccio, ed il funzionario Giovanni Villani sono stati condannati ad otto mesi di reclusione, pena sospesa, per falso ideologico in atto pubblico. Quasi incredulo anche il professor Alessio Colombis, parte civile e uomo chiave nel processo con le sue circostanziate denunce, che pochi istanti prima della sentenza aveva manifestato le sue perplessità alla moglie e ad un’altra condomina presente in aula. Una vicenda complessa quella relativa alla restaurazione di Palazzo Santoro di corso Garibaldi. Un quaestio che ha avuto un percorso giudiziario tortuoso con passaggi del procedimento da un pm ad un altro, opposizione e contestazioni. Ieri si è giunti al redde rationem con la sentenza di primo grado pronunciata al termine dell’articolata requisitoria del pubblico ministero Elisabetta Barone che ha ereditato il fasciolo dal pm Olivieri che aveva avviato l’indagine. Il pm ha ribadito che in base alla ricostruzione dei fatti non poteva parlarsi di falso “innocuo” (come ribadito nel corso dell’arringa difensiva da parte del legale dell’avvocatura dello stato) e nello specifico nell’esercizio abusivo della professione di architetto dell’ingegnere Carluccio. Tutto ruota attorno a una specializzazione post laurea in restauro monumentale, che sarebbe stato falsamente attribuita al professionista. In forza di questo titolo, che si diceva rilasciato dall’Università “La Sapienza” di Roma, l’ingegnere ha avuto il via libera all’intervento sull’edificio, pur in assenza dell’abilitazione in architettura prescritta per gli stabili sotto tutela della Soprintendenza. Per il pubblico ministero, però, «le indagini consentivano di verificare che alcuna specializzazione era stata mai rilasciata al Carluccio da detta Università». Fu un esposto presentato da uno dei condomini, il professore Alessio Colombis, a fare scattare le indagini. Lui stesso aveva inoltrato alla Soprintendenza la richiesta di chiarimenti a cui rispondeva la nota del giugno 2010 finita all’attenzione della magistratura. Poi, il 4 ottobre del 2011, denunciò alla Procura che quel documento poteva essere mendace. “E’ solo un primo passo – ha dichiarato il professore Colombis al termine dell’udienza. Sulla vicenda di palazzo Santoro altri iter giudiziari, anche più complessi, sono aperti ed altri forse se ne apriranno. Questa sentenza conferma che le nostre tesi erano fondate e che la nostra battaglia aveva ragione di esistere. Abbiamo subito quasi una violenza privata… Ad un certo punto sembrava quasi dovessimo lasciare casa”. Poi la stretta di mano al pm e la soddisfazione condivisa con moglie e vicina mentre Miccio lascia a capo chino il tribunale e chiede lumi al legale che replica: “E’ andata male, faremo subito Appello”. g. d’a
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