di Oreste Vassalluzzo
BATTIPAGLIA. La Piana del Sele è sull’orlo del baratro occupazionale. Non sono lontani, anche se di anni ne sono passati quarantacinque, i tempi di quel maledetto aprile 1969 che la cronaca dell’epoca bolla come i “moti di Battipaglia”. Due morti, la prof Teresa Ricciardi e lo studente Carmine Citro, e una intera popolazione operaia in rivolta contro la chiusura del tabacchificio e dello zuccherificio. Il paragone con quel 9 aprile 1969 è utile, almeno in parte, per parlare nuovamente della crisi, profonda e inevitabile, che sta attraversando ormai da anni le aziende che insistono sul territorio battipagliese. E’ di ieri la notizia dell’ennesima azienda, anche questa storica, la Paif Italia, che ha ormai le ore contate dopo la bocciatura del concordato da parte del tribunale fallimentare. Ci sono 83 dipendenti tra operai e impiegati, per non parlare dell’indotto, che si trovano di fronte al baratro di restare senza lavoro alla soglia della pensione. Un nuovo carico di esodati che si appresta a rimpinguare le fila di quelli che li hanno preceduti. Troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per ricollocarsi al lavoro. E la Paif, e con lei la Termopaif, non sono le uniche due aziende a rischio chiusura. C’è l’Alcatel Lucent, o meglio quello che resta dell’azienda tecnologica della zona industriale di Battipaglia, che occupava mille dipendenti. Ora quel sito produttivo è “ridotto” al solo centro di ricerca e sviluppo con qualche decina di dipendenti altamente specializzati. Anzi, si potrebbe dire che ormai l’Alcatel è fuori dalla Piana del Sele dopo la cessione di ramo d’azienda alla Sesa Group Mv Spa che da novembre ha preso in carico 38 lavoratori del centro ricerca e sviluppo. Per il resto dei lavoratori rimasti con Alcatel il futuro è appeso ad un filo. E l’aria di smobilitazione dell’Alcatel Lucent coinvolge anche l’altra new entry del panorama industriale della Piana. La Btp Tecno dell’imprenditore genovese Gina Federico Vivado non naviga in acque tranquille proprio a causa del mancato rispetto degli accordi del 2010 da parte della multinazionale francese. In questi mesi la crisi si è fatta sentire con il culmine della protesta scaturito dalla sospensione, con proposta di licenziamento, di un rappresentante Rsu della Ggil. Anche qui a rischio ci sono centinaia di posti di lavoro. E nel calderone possiamo inserirci anche gli operai della Cooper Standard, altra azienda estera nata dalle ceneri della ex Smae Pirelli prima e dalla ex Metzeler poi. In questo quadro ci mettiamo pure i dipendenti della Treofan, altra azienda della zona industriale di Battipaglia che hanno vissuto, nel corso del 2013, momenti di grande tensione con i vertici aziendali. Questa profonda crisi viene da lontano, forse da quel maledetto 9 aprile 1969 in cui la rabbia della folla inferocita fece propendere per uno sviluppo industriale che ha snaturato la vocazione della Piana da agricola ad industriale. E con l’assenza e la miopia della classe politica locale e regionale, la miscela è bella che pronta per esplodere.