Pagani. Si dichiarano innocenti e respingono gli addebiti sugli appalti pubblici e condizionamenti del clan Fezza/De Vivo per il voto a Pagani durante le ultime amministrative per Palazzo San Carlo: si difendono dalle accuse mosse dal sostituto procuratore della Dda Elena Guarino i 3 indagati finiti in carcere la settimana scorsa. Davanti al gip del tribunale di Salerno Piero Indinnimeo, l’ex assessore Alfonso Marrazzo, l’ex dirigente di Palazzo San Carlo Bonaventura Tramontano (assistito da Vincenzo Calabrese) e l’imprenditore socio della Pedema (la cooperativa di riferimento dei Fezza/De Vivo) Claudio De Cola hanno ribattuto punto su punto le contestazioni della pubblica accusa. “Il mio operato è legittimo”, ha detto Marrazzo. Difeso dall’avvocato Massimo Balzano, proprio l’indagato principe (l’ex assessore Marrazzo) ritenuto dallo stesso giudice “una tentacolare capacità di penetrare nell’attività della pubblica amministrazione per asservirla ai propri affari”, ha presentato istanza di revoca degli arresti in carcere per una misura meno afflittiva come quella dei domiciliari. Il gip si è riservato la decisione in attesa del parere del magistrato inquirente titolare del fascicolo di inchiesta. Domani sarà la volta dei cinque indagati finiti agli arresti in casa nel corso del blitz di venerdì scorso. Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura l’indagine “è relativa all’operatività imprenditoriale ed economica del clan Fezza-De Vivo, che attraverso l’imprenditore nonché consigliere comunale di Pagani per circa venti anni ed assessore all’ambiente fino all’anno 2016, mediante la cooperativa Pedema di cui Marrazzo era presidente, riusciva infatti ad ottenere in maniera illegittima anche con un continuativo scambio di favori e prestazioni, appalti pubblici comunali quali la gestione del locale cimitero, oltre al servizio di spazzamento delle strade comunali, ed altri servizi pubblici asseritamente di somma urgenza, compreso quelli connessi alle emergenze causata dalla pandemia Covid 19 (sanificazione). La volontà di condizionare la struttura amministrativa, tramite il potere imprenditoriale ed economico acquisito dalla cooperativa Pedema, avrebbe indotto il clan a tentare di condizionare le elezioni amministrative del comune di Pagani, imponendo il voto in favore di propri candidati del centrodestra usciti poi sconfitti contro De Prisco.
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