
di Erika Noschese
Un evento storico ha scosso la comunità degli Agostiniani d’Italia e l’intera Chiesa Cattolica. Il neoeletto Papa Leone XIV ha compiuto una delle sue primissime visite a sorpresa proprio presso la sede italiana dell’Ordine di Sant’Agostino, un gesto dal forte valore simbolico, considerando che egli stesso è il primo Pontefice ufficialmente proveniente da questo illustre ordine religioso.
In questa intervista, Padre Gabriele Pedicino, Priore Provinciale degli Agostiniani d’Italia, offre una riflessione approfondita sul significato di questa storica elezione per il presente e il futuro della Chiesa. Analizziamo il peso di un Papa agostiniano nel contesto attuale, segnato da sfide di secolarizzazione e dalla necessità di un rinnovamento spirituale. Padre Pedicino non esita a ricordare la ricca storia di presenze agostiniane sul territorio campano, oggi in parte “scomparsa” a causa di eventi storici e del calo delle vocazioni, offrendo spunti di riflessione sul potenziale impatto che questo pontificato potrebbe avere su un nuovo radicamento dell’ordine. Un dialogo che getta luce sul passato, il presente e le speranze per il futuro della presenza agostiniana e del suo contributo alla vita della Chiesa.
Papa Leone XIV è il primo ad essere ufficialmente proveniente dall’Ordine di Sant’Agostino, nonostante ci fossero stati nella storia diversi papi che abbiano seguito “la regola” agostiniana, prima che l’ordine fosse ufficialmente fondato. Che peso ha, nel 2025, una simile scelta?
«La Regola di Sant’Agostino che prende ispirazione dal libro degli Atti degli Apostoli dove viene descritta la vita della prima comunità cristiana, certamente sarà uno dei capisaldi del Pontificato di Papa Prevost. Il suo ministero petrino e il suo cuore agostiniano ci aiuteranno a ritornare alle sorgenti del cristianesimo, come i suoi predecessori ci aiuterà ad amare la chiesa e con tutte le sue energie ci esorterà ad un rinnovamento di questa, ad una nuova primavera ma prima di tutto rinnovando noi stessi e riscoprendo la grazia del Battesimo che ci unisce intimamente alla Santissima Trinità. Abbiamo bisogno di rileggere la storia con la sapienza del Vangelo, con la teologia, questo ci permetterà di crescere nella comunione e nell’unità di mente e di cuore».
Sul territorio di riferimento della nostra testata, Salerno e Campania, numerose strutture (anche grandi) sono state destinate a uso istituzionale. La città di Salerno ha destinato il Monastero di Sant’Agostino a sede della Provincia, la chiesa del Monastero è diventata Santuario della SS. Madonna di Costantinopoli. Ci sono anche altri esempi sul territorio, come a Campagna (monastero diventato Municipio) e Solofra (monastero diventato municipio). A cosa si deve questa storia “scomparsa” delle sedi agostiniane sul territorio?
«Ciò si deve almeno a due motivi. Uno, quello delle soppressioni napoleoniche prima e quella dell’unità d’Italia dopo, e un secondo motivo è stato il calo delle vocazioni, che ha colpito tutta la chiesa in questi anni di secolarizzazione e scristianizzazione. Diminuendo il personale religioso che può dedicarsi alle nostre presenze siamo stati costretti a battere ritirata».
Stando al vostro portale, in Campania risulta esserci soltanto una sede agostiniana, a Napoli. Possiamo definirla una sede che ha resistito o ci sono state altre ragioni per cui è ancora tale, rispetto alle altre citate prima?
«La presenza della Comunità Madre del Buon Consiglio a Napoli possiamo dire che per ora ha resistito al ridimensionamento che abbiamo dovuto operare per quanto già detto. È una piccola comunità che si dedica in modo particolare alla cura della Parrocchia con un prezioso lavoro con le famiglie e i giovani. È una fraternità molto accogliente sullo stile proprio agostiniano».
L’occasione dell’elezione di Papa Leone XIV potrà porre le basi per un nuovo radicamento agostiniano sul territorio nazionale e non solo?
«Non so cosa il Signore nella sua provvidenza disporrà, noi cercheremo di essere in ascolto e disponibili. Ma altro non so dire».
Quanto pesa l’assenza di agostiniani sul territorio, rispetto a una crisi della Chiesa che necessita, ad oggi, di essere oggetto di rivalutazione e di riavvicinamento del mondo cattolico alla pratica?
«Quanto pesa? Bisognerebbe chiederlo alla comunità ecclesiale campana. Certo è che l’esperienza agostiniana è un’esperienza sinodale, che favorisce la comunione tra carismi, tra vocazioni e quindi sicuramente una maggiore presenza delle nostre comunità credo aiuterebbe la vostra chiesa locale».