Ottavia Fusco: "Il mio grande amore con Pasquale Squitieri lo racconto in un libro" - Le Cronache
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Ottavia Fusco: “Il mio grande amore con Pasquale Squitieri lo racconto in un libro”

Ottavia Fusco: “Il mio grande amore con Pasquale Squitieri lo racconto in un libro”

di Arturo Calabrese ed Erika Noschese

Ottavia Fusco Squitieri, personaggio importante che inaugura la Festa della Cipolla di Vatolla. Attrice e cantante è stata la madrina della settima edizione.

Quanto è significante tornate alla vita dopo due anni di pandemia, uno stop che ha colpito i cinema e i teatri che hanno affrontato grandi difficoltà a causa delle chiusure?

“È fondamentale la presenza nei teatri, la possibilità di lavorare in presenza; personalmente, mi sono saltati due progetti grossi, in campo teatrale e musicale nei due anni e mezzo di pandemia. La possibilità di tornare a partecipare agli eventi, di dare la mia presenza, come oggi in questo posto meraviglioso, e domani (oggi per chi legge ndr) avrò la possibilità di presentare il mio libro, scritto l’anno scorso in lockdown, e racconta la storia d’amore tra me e Pasquale Squitieri. Questo libro mi aiuta a tornare ad essere vive, artisticamente, perché siamo in un’epoca strana: c’è la necessità, per noi artisti, di dover apparire mediaticamente, per noi apparire è essere altrimenti si rischia di non essere più in vita, artisticamente parlando”.

Dal punto di vista di un’artista, per queste nuove aperture è stato fatto abbastanza o c’era da fare di più?

“Secondo c’era da fare più chiarezza, essere più chiari nelle regole. Siamo un Paese di confusionari, ci diamo agli allarmismi estremi e ci perdiamo sulle cose più concrete per cui chi ci governa è riuscito a fare grossi danni a persone che, invece, avrebbero avuto più bisogno di sostegni, non credo sia stato fatto un buon lavoro da questo punto di vista”.

Qualcosa si sta muovendo, da questo punto di vista. Una piccola speranza c’è…

“Sì, qualcosa è stato fatto ma intanto vediamo anche i grossi disastri degli ultimi giorni. Dal punto di vista governativo, troppi errori”.

“Nu piezz e vita” il suo ultimo libro nel quale lei parla della sua storia d’amore con un grande regista italiano, Pasquale Squitieri. Da esterno, sembrava essere un uomo difficile anche solo per condividere una piccola quotidianità. Era davvero così o a casa era diverso?

“Pasquale era amato o odiato, senza mezze misure. Questo perché era il più grande spirito libero che io abbia mai incontrato e come tutti gli spiriti liberi ha addosso a sé un tallone, un marchio. Ad apporlo è chi libero non è e quindi escono le varie nomee come fascistone, il “regista con la pistola” e tanti altri giudizi. Aveva un carattere fortissimo, ma io ho avuto il privilegio di poter amare Pasquale nella sua totalità. C’è stato tra noi un amore unico e forte, siamo stati marito e moglie, amanti, amici, confidenti e sono stata anche la sua infermiera negli ultimi tempi della sua vita. C’era la libertà di essere noi stessi: con lui sono cresciuta dal punto di vista umano e professionale. Sono cresciuta come donna”.

Dunque il vostro amore era soprattutto eros…

“Eros non è solo sesso, eros è mangiare un piatto di spaghetti insieme, eros è una passeggiata a Vatolla, un fine settimana romantico a Napoli sul terrazzino di un hotel affacciato sul mare. Tutto ciò con un pensiero che, come dice Pasquale in una canzone, “sognann e fa nu figlio”. Federico si sarebbe chiamato”.

È un rimpianto?

“Forse è andata meglio così. Io non ho un grande istinto materno, più che altro era avere una continuità di Pasquale con me ma negli anni ho capito che quella continuità ce l’ho forte dentro di me. Le persone che abbiamo amato e che non ci sono più, sono ovunque noi siamo. Sono parole di Sant’Agostino che amo ripetere perché lo sento fortemente vivo dentro di me. Lui ha lasciato un pieno incolmabile dentro di me”.

Quanto Sud, quanta meridionalità c’è (al presente) nel vostro amore?  

“Tantissimo perché c’è la passionalità, il piacere di vivere del Sud, ci cono gli eccessi e c’è la libertà. Pasquale, e questo è un po’ il riassunto del suo essere, faceva sempre una battuta: «Prima di morire devo uccidere un Savoia, in mancanza di questo mi sono spostato una piemontese». Essendo io beneventana da parte di padre, posso dire che la Campania mi ha salvato la vita”.

“’Nu piezzo ‘e vita” non lo considero un libro dedicato a Suo marito, ma un libro condiviso con Suo marito…”

“È verissimo perché avevo una resistenza psicofisica nell’immergermi nei ricordi. Dopo questo momento iniziale di stasi, ho avuto un’idea e il libro è nato come se fosse scritto a due mani. È il racconto di un grande amore, ci sono delle riflessioni esistenziali, ci sono episodi divertentissimi. Chi ci conosceva come coppia ride tantissimo e lo stesso da chi conosceva solo lui perché ritrova il Pasquale capace di cambiare in un attimo l’umore della giornata, ma soprattutto ci si sorprende perché si scopre un Pasquale Squitieri inedito”.

Quanto è importante esserci negli ultimi giorni?

“Fondamentale per me e anche per lui. Solo a pensarci ho i brividi perché di sicuro non avrei potuto essere altrove”.