di Mario Rinaldi
Condannati perché ritenuti responsabili del prematuro decesso di Alessandro Farina, il 13enne di Pellezzano affetto da una forma grave di diabete tipo uno, tardivamente diagnosticato e malamente curato, il 26 dicembre 2017, che ha poi portato alla tragedia nel giorno successivo. Si tratta di Anna Giulia Elena De Anseris (del pronto soccorso) e Nicola Pepe (del reparto di pediatria), i due medici dell’azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno condannati a 1 anno e 8 mesi di reclusione per quello che è stato classificato dall’autorità giudiziaria come un caso di malasanità. Assolti, invece, perché il fatto non sussiste, gli altri due medici imputati Mario Cioffi e Maria D’Alessandro. “Il tribunale penale di Salerno, nella persona del Giudice Monocratico dottoressa Cristina De Luca – ha dichiarato la madre del ragazzo, Tiziana Morra, presente alla lettura del dispositivo insieme al fratello, Francesco Morra – ha accertato la responsabilità dei medici dell’Azienda ospedaliera universitaria di Salerno per la morte del nostro piccolo Alessandro Farina, affetto da una forma grave di diabete tipo uno, tardivamente diagnosticato e malamente curato, il 26 dicembre 2017, a 13 anni. Il giudice ha condannato per omicidio colposo il medico del Pronto Soccorso e il medico del reparto di pediatria, dopo un processo per noi devastante per la perdita di un figlio, la cui vita poteva e doveva essere salvata. Pur sapendo che un processo non ci avrebbe restituito il nostro Alessandro, abbiamo chiesto al nostro difensore, l’avv. Federico Conte, di battersi affinché la nostra tragedia potesse servire in futuro come monito per l’azienda ospedaliera e per i medici per evitarne altre. Siamo grati al Pubblico Ministero Licia Vivaldi e al Giudice per la loro abnegazione e il loro lavoro”. “Il diabete di tipo uno – queste le parole del difensore di parte civile, avvocato Federico Conte – è una patologia sempre più diffusa e insidiosa, che colpisce improvvisamente i ragazzi nella fase evolutiva. Per fronteggiarla, le strutture sanitarie devono attrezzare servizi di diagnosi e cura specialistici adeguati alla gravità di questa patologia e alla sua continua evoluzione. I fatti emersi durante l’istruttoria dibattimentale impongono, perciò, un profondo ripensamento del modello assistenziale seguito presso l’AOU di Salerno durante il ricovero del piccolo Alessandro. Il mio pensiero commosso di oggi va alla famiglia di Alessandro e in particolare alla mamma, Tiziana, con la speranza e l’augurio che nella risposta della giustizia possa trovare un po’ di sollievo”.
CRONISTORIA DEL FATTO
I genitori del ragazzo, assistiti dall’avvocato Federico Conte, decisero di sporgere denuncia per far luce soprattutto su quanto accaduto la sera del 23 dicembre 2017, data in cui il giovane, dopo essersi sentito male a casa, venne trasportato dalla madre al pronto soccorso del “Ruggi”, dove il personale medico, nel referto stilato alle 23.05 (orario nel quale fu dimesso) aveva testualmente indicato che “il ragazzo dopo l’assunzione di tachipirina ha presentato difficoltà respiratorie edema della lingua e del labbro inferiore. Condizioni generali buone. Apiressia. Microcefalia scoliosi. Paziente vigile ed orientato. Al torace MV fisiologico. Addome piano trattabile OI nei limiti. Faringe iperemico lingua umida”. La cura prescritta prevedeva l’assunzione di cortisone (tipo bentelan) per tre giorni e delle gocce antistaminiche. I genitori del ragazzo hanno voluto vederci chiaro anche su cosa è successo durante la degenza, dal 25 al 27 mattina, quando il 13enne è deceduto. Due giorni dopo essere tornato a casa, infatti, il giovane fu colpito da un’altra crisi, che ha determinato un nuovo ricovero d’urgenza al pronto soccorso del “Ruggi”, dove gli esami clinici avrebbero riscontrato valori glicemici di gran lunga superiori alla norma. Da qui, sarebbero poi sopraggiunti i problemi di natura cardiaca, che avrebbero provocato tre infarti, di cui l’ultimo, nella giornata del 27 dicembre 2017, risultato fatale.
FASE ISTRUTTORIA DEL PROCESSO
Il professor Valentino Cherubini e il dottor Antonio Tagliabracci, consulenti tecnici nominati dalla parte lesa nell’ambito del processo penale che ha visto imputati quattro medici del “Ruggi” dei reati di omicidio colposo in concorso e di responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario, nella fase istruttoria del processo hanno ribadito che “le condotte dei medici imputati hanno concorso al decesso del povero Alessandro. Se fosse stata eseguita una diagnosi tempestiva con una adeguata terapia, molto probabilmente il ragazzo si sarebbe salvato”. Già una prima consulenza medico-legale fornita dai dottori Antonio Correa e Piero Tarsitano (incaricati dal pm della Procura di Salerno, Claudia D’Alitto, ad eseguire l’autopsia sul corpo della giovane vittima, deceduto il 27 dicembre 2017) non lasciò spazio a dubbi: la relazione ha evidenziato che “i medici curanti del piccolo e chi ha avuto contatto con Alessandro, hanno ignorato i sintomi del diabete. Un banale esame delle urine ed un esame ematologico per la valutazione della glicemia avrebbero certamente evitato la grave DKA (chetoacidosi diabetica,ndr) e, molto probabilmente, la morte del paziente”.
LE PAROLE DELLA MAMMA TIZIANA MORRA
“Ovunque ti trovi caro Alessandro – il commento a caldo della mamma Tiziana dopo la lettura del dispositivo della sentenza – oggi giustizia è fatta. Vorremmo che giungesse forte a te il nostro abbraccio. Ognuno di noi si è strenuamente battuto per renderti la giustizia che meritavi. Amore mio so che tu, dall’alto dei cieli veglierai su di me e su tutte le persone che ti hanno voluto bene e amato in questa vita. Il tuo ricordo continuerà a vivere indelebile nelle nostre menti e nei nostri cuori”.
Si chiude così il primo grado di un processo molto atteso. E’ facile immaginare che i due medici condannati presenteranno appello.