Andrea Pellegrino
Sono due gli interventi di Open Fiber sul territorio salernitano. Il primo è privato e riguarda l’installazione della fibra ottica nel centro cittadino senza nessun intervento pubblico; il secondo, invece, partirà a breve e servirà le cosiddette “zone bianche” e sarà finanziato con soldi pubblici. A chiarirlo è la stessa Open Fiber che spiega: «La realizzazione della rete in fibra ottica nella città di Salerno è a opera esclusiva di Open Fiber con investimento privato, senza alcun coinvolgimento di società statali come Infratel e senza alcun esborso per le casse comunali. La parte maggiormente urbanizzata della città, contrariamente a quanto affermato nell’articolo, rientra infatti nelle aree “a successo di mercato” così come definite dal Ministero dello Sviluppo Economico. Per questo motivo Open Fiber ha inteso investire fondi propri per circa 15 milioni di euro finalizzati al cablaggio in modalità Ftth (Fiber to the home, cioè la fibra stesa direttamente dentro abitazioni e uffici) di 44mila unità immobiliari. A tal proposito, al fine di ridurre al minimo i disagi per la cittadinanza, è stata stipulata nei mesi scorsi un’apposita convenzione con il Comune che prevede tra l’altro la posa della fibra spenta in 50 sedi municipalia scelta della stessa Amministrazione». Quanto all’ultima convenzione stipulata tra il Comune di Salerno e la Infratel, sempre Open Fiber chiarisce: «Parallelamente all’investimento di carattere privato, Open Fiber si è aggiudicata il bando Infratel (società in house del Ministero dello Sviluppo Economico) finalizzato al superamento del divario digitale nelle aree definite dal Mise “a fallimento di mercato” della regione Campania: si tratta cioè di quelle aree meno densamente popolate in cui gli operatori non hanno un ritorno economico nel costruire un’infrastruttura. Nella ripartizione di queste zone – chiamate anche “aree bianche” – sono comprese anche le contrade rurali dei capoluoghi di provincia. È esattamente questa la ragione che ha spinto il Comune di Salerno a stipulare una seconda e distinta convenzione con Infratel, con l’obiettivo di dotare le zone più periferiche della città di una infrastruttura capace di garantire gli obiettivi tracciati dall’Agenda Digitale Europea e dalla Strategia italiana per la banda ultra larga (cioè un velocità minima di connessione a 100 megabit al secondo per l’85% della popolazione italiana). In questo caso Open Fiber agisce in qualità di concessionario: la rete che verrà realizzata sarà infatti gestita e manutenuta dall’azienda per 20 anni ma resterà sempre di proprietà pubblica». In sintesi, concludono: «A Salerno come nel resto d’Italia Open Fiber opera secondo due veicoli di investimento: con fondi privati nelle principali 271 città e come concessionario di Infratel, quindi con fondi pubblici, nelle aree periferiche e in 6753 comuni di piccole o medie dimensioni».
Gianpaolo Lambiase: «Forti dubbi sui lavori per la fibra»
Tanti i dubbi sui lavori che riguardano la fibra ottica a Salerno. Che sia Open Fiber o Infratel poco importa ai cittadini che vivono quotidianamente negli ultimi giorni i disagi sulle strada interessate dai lavori. Ma dai consiglieri comunali di Palazzo di Città, insorgono le polemiche. A studiare “il caso” è però il consigliere di Salerno di Tutti, Gianpaolo Lambiase che con documentazione alla mano prova a rimettere insieme i tasselli della questione che sta tenendo banco in città. Tanti i dubbi ancora da sciogliere anche da parte del consigliere Lambiase: «Stiamo parlando evidentemente di due ditte concorrenti, nonostante dal Comune di Salerno fanno sapere che la convenzione con Infratel e quella con Open Fiber sono due cose diverse – ha sottolineato Lambiase – la Infratel è stata incaricata dal Ministero per operare sulle zone bianche, ma a mia memoria anche la Open Fiber aveva avuto la stessa convenzione. In ogni caso c’è da chiarire chi sono queste ditte che stanno facendo i lavori? Visto che nessuna delle due ditte ha operai a disposizione – ha continuato il consigliere di opposizione – entrambe affidano ad altre ditte in subappalto. Ma c’è un controllo del Comune per questa cosa fuori da ogni logica? – attacca Lambiase – qual è lo scopo delle due ditte se sono concorrenti? Chi sono le ditte che fanno i lavori in subappalto? Tutte domande che ad oggi non hanno risposta».