“La condanna nei confronti di Pignataro va ridotta”. Una vicenda processuale da definire in secondo grado, l’attesa di una famiglia che da 33 anni chiede ad alta voce giustizia e verità per Simonetta Lamberti. Per quel delitto Antonio Pignataro è stato condannato, con la formula del rito abbreviato, a trent’anni in primo grado davanti al Gup Sergio De Luca. Ieri il primo round in Corte d’Assise d’Appello. Al termine della requisitoria il procuratore generale ha chiesto la revisione della pena a 16 anni di reclusione in virtù della diminuente del rito abbreviato e riconosciute le attenuanti generiche. La parte civile (l’avvocato Gaspare Dalia) si è opposta con fermezza alla richiesta del procuratore generale chiedendo che venisse confermata la sentenza di primo grado. L’udienza si è conclusa con le arringhe degli avvocati Luigi Gabola e Libero Mancusi che hanno concordato con la richiesta avanzata dal procuratore generale e, nelle more, hanno anticipato di essere pronti a rinunciare alla prescrizione (all’epoca dei fatti non era contestabile l’aggravante del metodo mafioso). Secondo la ricostruzione degli inquirenti il mandante del delitto era Francesco Apicella mentre Pignataro ebbe un ruolo di rilievo nell’organizzazione dell’agguato. Già prescritto in primo grado il reato di tentato omicidio nei confronti di Alfonso Lamberti. Nelle parole di Serena Simonetta Lamberti la rabbia di una famiglia che attendeva ben altre risposte dal pentito: “La speranza era quella che volesse finalmente dire altro, tutto, tutta la verità perché il suo pentimento era sincero ma, invece, vuole uno sconto di pena con l’assurdo rischio di prescrizione”. La sorella di Simonetta ha trascorso, come capita spesso alle vigilia delle udienze, una notte insonne. “Quando consegnai la foto di Simonetta a Pignataro era per spronarlo, affinché avesse ogni giorno,davanti agli occhi la sua immagine e potesse raccontare fino in fondo la verità ed invece anche quella foto è stata utilizzata in chiave difensiva a favore dell’imputato. A noi non interessa una verità parziale o di comodo ma vogliamo andare fino in fondo a questa vicenda ed oggi sono più determinata di prima e, sono convinta, che un magistrato determinato come Vincenzo Montemurro riuscirà a mettere ogni tassello al posto giusto”. Sullo sfondo rischia l’ipotesi prescrizione per un omicidio: “C’è il rischio di calpestare nuovamente il nostro dolore e, sopratutto, Simonetta. Ero convinta di un autentico pentimento. Bel rimorso di coscienza. Ripeto: andrò fino in fondo. Fa male essere presi in giro”.
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