Doveva essere eliminato e per questo lo attirarono in un tranello. I piani saltarono e, a perdere la vita fu l’odontotecnico Alfonso Quaranta. Nicola Fiore alias Pallino, che probabilmente aveva subodorato il pericolo, quel 5 febbraio del 2004, prima di partire da Pagani aveva indossato sotto i vestiti un giubbotto antiproiettile che gli consenti di potersi allontanare dal luogo dell’agguato e avere salva la vita.
I killer aspettarono Fiore e Quaranta al bivio di Campagna dove gli avevano dato appuntamento con la scusa di una consegna di sostanza stupefacente. Per la morte dell’odontotecnico sono già stati condannati gli esecutori materiali. Nei giorni scorsi, a distanza di 15 anni, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Silvio Marco Guarriello, ha notificato l’avviso di conclusione indagini a quattro soggetti che nella vicenda avrebbero avuto il ruolo di ideare e pianificare, oltre ad occuparsi della logistica dell’omicidio. L’avviso di garanzia e di conclusione indagine è stato notificato a: Massimo Cerrone, Gabriele Pelosi, entrambi di Campagna; Gennaro Esposito e Gianni Vitiello di Napoli.
Nel dettaglio, le indagini della direzione distrettuale antimafia hanno accertato che: Massimo Cerrone avrebbe fornito il suo apporto nella pianificazione ed esecuzione dell’omicido concordando le modalità con Luigi del Giorno, Enrico Bianco e Raffaele Calabrese e dando indicazioni operative a Antonio Corrado. Cerrone unitamente a Corrado (i due hanno viaggiato sulla stessa auto) ha anche prelevato le armi da utilizzare ha presenziato all’omicidio e successivamente ha spostato l’auto della vittima e nascosto le armi.
Vitiello avrebbe invece fornito la Golf da utilizzare nel corso dell’agguato. Ed avrebbe partecipato al fatto utilizzando una pistola calibro 38.
Esposito sarebbe stato colui che ha fornito le armi unitamente a Pelosi.
Alla base della volontà di eliminare Nicola Fiorevi era una guerra tra clan. Per la morte di Alfonso Quaranta è stato condannato tra gli altri il boss Gioacchino D’Auria Petrosino. I nuovi scenari sono stati ricostruiti grazie a delle dichiarazioni rese da alcuni degli arrestati a suo tempo.