Faida di camorra, per l’omicidio di Geremia Ranucci, avvenuto a Calabritto (Avellino) nel gennaio del 1993, la Corte di Cassazione conferma 2 ergastoli per Bartolomeo Terrestre di Scafati e Maurizio Procida di Castellammare di Stabia che avevano agito con i Pecoraro/Renna. Dodici anni di reclusione, invece, per Fedele Rosario Schipani di Olevano sul Tusciano. Furono loro ad assassinare ‘o curnutiello, numero uno di Sant’ Antimo (Napoli) ucciso mentre era semi disteso sulla sedia di un barbiere nel comune avellinese dell’Alto Sele mentre era in soggiorno obbligato. A loro gli inquirenti erano arrivati grazie ai collaboratori di giustizia quali Fedele Rosario Schipani ed Ettore Tedesco, entrambi organici ai Pecoraro-Renna, collegati al clan Cesarano ed ad ‘o n’tufat Alfieri. L’omicidio sarebbe maturato per compiacere gli esponenti dei clan Moccia di Afragola e Verde di Sant’Antimo. L’uccisione di Ranucci fu deliberata nel corso di una riunione tenutasi presso il garage di Francesco Pecoraro alla presenza di Pasquale Renna e Fedele Rosario Schipani, Tedesco si era dedicato a seguire i movimenti della vittima, che aveva individuato la mattina del 26 gennaio 1993 da un punto prescelto per l’appostamento, indicandola ai complici. Perso di vista Ranucci dopo l’iniziale avvistamento, Tedesco si era recato al luogo concordato per il recupero degli esecutori, dove erano convenuti anche Pasquale Renna e Bartolomeo Terrestre. Francesco Pecoraro aveva rintracciato Ranucci all’interno di un esercizio di barbiere e lo aveva colpito con plurimi colpi di arma da fuoco. Quindi il processo, poi nel settembre 2019 in Corte di Assise di appello di Napoli che riformava parzialmente la sentenza della Corte di Assise di Avellino del 9 maggio 2014 e, per l’effetto, rideterminava -in dodici anni di reclusione la pena inflitta a Fedele Rosario Schipani e confermava nel resto la sentenza impugnata, che aveva condannato alla pena dell’ergastolo i coimputati Francesco Pecoraro, Alfonso Pecoraro, Pasquale Renna, Bartolomeo Terrestre e Maurizio Procida, ritenuti responsabili del delitto di concorso nell’omicidio di Geremia Ranucci e dei connessi reati in materia di armi, questi ultimi dichiarati estinti per prescrizione
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