Di Olga Chieffi
Oggi, dopo il successo de’ La Traviata diretta da Daniel Oren, sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno, in pomeridiana, alle ore 18, andrà in scena “Fermarono i cieli”, uno spettacolo che intreccia tradizione e innovazione musicale. Ambrogio Sparagna e Peppe Servillo, ospiti del cartellone “Musica d’Artista” a firma di Daniel Oren e Antonio Marzullo, proporranno una selezione di canti religiosi popolari, accompagnati da nuove composizioni di Sparagna. Questi brani, eseguiti con strumenti popolari tra cui una zampogna gigante alta quasi due metri – un modello straordinario diffuso nel Regno di Napoli dal Settecento. Lo spettacolo trae ispirazione dall’opera pastorale di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore dei Padri Redentoristi, che nel Settecento sviluppò un repertorio di canzoncine spirituali. Sant’Alfonso Maria de Liguori, dottore della Chiesa Cattolica, fu un eccelso teologo dalle sorprendenti doti artistiche e un missionario. Attento osservatore della sua epoca, che vide il trionfo dell’Illuminismo, comprese la necessità di dare un nuovo impulso all’apostolato cattolico per combattere la corruzione morale e le filosofie atee. Fin dai primi anni di sacerdozio, infatti, insegnò ai più umili le verità cristiane e i confratelli della Congregazione del Santissimo Redentore, memori del suo esempio, continuarono la sua missione apostolica in tutto il mondo. La pedagogia di Sant’Alfonso, centrata sull’educazione cristiana delle classi sociali più povere, fa largo uso della poesia e della musica popolare per raccontare la vita di Gesù, facilitando così l’evangelizzazione. Sant’Alfonso Maria de Liguori è il compositore della celebre canzone natalizia Tu scendi dalle stelle, scritta nel dicembre 1754 a Nola, in provincia di Napoli. La sua produzione musicale annovera in totale 45 brani, raccolti per lo più nelle Canzoncine Spirituali (1732). Il Liguori dedicò al Natale cinque componimenti, testimoniando così un profondo legame con la Natività: Gesù Bambino nel presepe, Al divino Bambinello, Fermarono i cieli, Quando nascette ninno, Gesù Cristo peccerillo. In queste composizioni Sant’Alfonso palesa la sua solida e sincera fede in Gesù e mostra tutta la sua gioia e la sua umiltà di fronte al Natale, quando Dio si fece uomo per salvare l’umanità. Gli stessi sentimenti sono espressi in tutte le sue «canzoncine», vere e proprie proposte pastorali per educare i fedeli. Il Liguori le componeva personalmente e le cantava durante le sue prediche, coinvolgendo nelle esecuzioni quanti lo ascoltavano. Si racconta che numerosi popolani, dopo aver ascoltato i canti di Sant’Alfonso, erano soliti fare a pezzi gli strumenti musicali utilizzati per arrangiamenti e brani profani e lascivi. Gli insegnamenti cristiani, infatti, riuscivano a penetrare in profondità nelle menti dei fedeli, soprattutto di coloro che erano parchi di teologia. La tradizione canora popolare costituì un valido supporto agli sforzi missionari di Sant’Alfonso, consentendogli di parlare con semplicità di Dio, della Madonna, della misericordia divina e dei misteri della fede. Non si limitò a trattare i capisaldi del cattolicesimo, ma, in occasione delle principali ricorrenze liturgiche, compose alcune canzoni che misero in risalto il carattere religioso di tali celebrazioni, in particolare il Natale, la Pasqua e le feste mariane. Al teatro Verdi, quindi, risuoneranno quelle canzoncine e in particolare gli strumenti popolari che, quest’anno non abbiamo potuto ospitare nelle nostre case. Lo spettacolo “Fermarono i cieli” proporrà i più noti canti religiosi popolari ed altri appositamente composti da Ambrogio Sparagna affidandoli all’interpretazione originalissima di Peppe Servillo e alle voci e agli strumenti musicali della tradizione fra cui una zampogna gigante, un modello di straordinarie proporzioni, che verrà suonata da Marco Tomassi, diffusasi nel regno di Napoli a partire dalla fine del settecento proprio allo scopo di accompagnare il repertorio tipico delle canzoncine spirituali, e ancora, ciaramella, ghironda, torototela, con Erasmo Treglia e la zampogna melodica la seconda ciaramella, con Marco Iamele cui si aggiungerà la voce d’angelo di Annarita Colaianni, con la partecipazione straordinaria del coro Polifonia Aurunca. E’ noto che il diretto contatto col dio, nella tarantella, in epoca contro-riformista, fece abolire dalla Chiesa, quella particolare tradizione, una mescolanza di sacro e profano, di pagano e cristiano, di banchettare e danzare in chiesa dallo scoccare della Mezzanotte della notte di Natale, fino all’alba del giorno successivo, per celebrare il ritorno alla luce. E non è certamente un caso che le pastorali natalizie, quale è “Tu scendi dalle stelle”, oppure “o Bambinello mio bellissimo” presentino cadenze ritmiche più prossime alla danza che al canto liturgico. Nell’abituale eclettismo della Chiesa, rientrano anche le pastorali, che per continuare ad attirare i fedeli alle funzioni, vennero trasformate nelle cantate barocche, che conservano lo stesso impianto ritmico della pastorale e, quindi, della tarantella e qui il cerchio si chiude. D’altra parte Sant’Alfonso, in cui tutti i linguaggi, del presente e del passato, del dotto e dell’uomo, del nobile e del poverello si sposano, un’epifania, come quella della morte di Luca Cupiello, in cui tutto diventa chiaro e intelligibile, operava per lo più nel mercato e nel lavinaro di Napoli. Un concerto, in cui il pubblico toccherà con mano, questo bell’esempio di come si possa recuperare la cultura popolare proponendola nella veste originale ma, al contempo, con un arrangiamento brillante, vivo, affascinante, mai ridondante ma sempre attento all’aspetto filologico per rendere i brani con il giusto pathos, e riuscire ancora a “contagiare” la gioia.