Vivono nel precariato più profondo. Senza lavoro da anni e con famiglie numerose da sostentare. Un disagio senza fine che manderebbe in tilt chiunque ma loro non hanno voglia di mollare. Salvatore Pascale e Matteo Melfi (nella foto) sono i rappresentanti di un gruppo di sessanta operai salernitani che, dopo anni di silenzio, ha deciso di manifestare il proprio dramma. Di sollevare con garbo e senza atti di forza il proprio disagio. “A volte cerchiamo sostegno l’uno nell’altro anche se finiamo con il raccontarci i nostri guai e finirci, spesso, per deprimerci ma siamo compatti e uniti e voglia riemergere dal fondo nel quale siamo finiti non certo per colpe nostre”. Sia Salvatore che Matteo hanno lavorato per anni per imprese edili. Così come tanti altri lavoratori che da tempo si trovano a braccia conserte. Da Umberto Cuffa ad Angelo Della Corte passando per Mario Apicella, Frasca, Angelo Lopardo e tanti altri. “C’è anche chi non lavora da sei anni precisa Salvatore Pascale. Io personalmente sono tre anni che sono disoccupato ed ho tre figli a carico. Ho lavorato anche sui cantieri della Salerno-Reggio Calabria. Nessuno di noi può accedere agli ammortizzatori sociali ed è difficile anche descrivere il dramma nel quale viviamo. Basterebbe maggiore lungimiranza ed un pizzico di buon senso per dare respiro a tante famiglie”. Gli operai rivendicano un posto al sole anche in virtù di una qualificata professionalità. “Siamo tutti operai specializzati nel campo edile con qualifiche specifiche. Dal carpentieri al muratore. Abbiamo maturato sul campo la nostra esperienza e non è certo la voglia di lavorare che ci manca ma purtroppo ci ritroviamo in una situazione ristagnante dove il prodotto locale non viene né valorizzato né supportato”. Un aspetto evidenziato non casualmente dai due disoccupati salernitani. “Sul territorio lavorano molte ditte che provengono da altre province della Campania o addirittura da fuori regione. Quasi tutti lavorano nei cantieri con operai già alle loro dipendenze che trasferiscono sul territorio. A simili condizioni è praticamente impossibile per noi trovare spazio. Se a ciò aggiungiamo ditte e cantiere che aprono e chiudono in un batter di ciglia ed altri che non rispettano gli impegno il quadro è piuttosto deprimenti e noi arriviamo a fine mese senza euro in tasca e facendoci il segno della croce”. Il pericoli è che si possa arrivare a manifestazioni plateali di protesta e gesti estremi. “Noi siamo compatti e cerchiamo sempre di evitare di essere risucchiati nel vortice della violenza. Speriamo che attraverso il nostro appello qualcosa si sblocchi. In caso contrario ci recheremo in Prefettura per manifestare le nostre problematiche”. Gli operai sono regolarmente iscritti alle tre organizzazioni sindacali: “Ma anche da queste non abbiamo ricevuto risposte significative. Speriamo che le istituzioni si rendano finalmente conto del nostro dramma. Pensate che la malavita si è avvicinata a noi probabilmente per sfruttare il nostro stato di disperazione ma noi siamo gente onesta: vogliamo soltanto lavorare”. (g*)
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