In cinque a processo per omicidio colposo. Questa la decisione del gup del Tribunale di Salerno Donatella Mancini. Non è stata accolta l’eccezione presentata nella scorsa udienza dall’avvocato Francesco Dente per Gaetano Caramico che dovrà, quindi, difendersi davanti ad un giudice del tribunale di Salerno per il decesso dell’operaio Vittorio Cifone (foto) avvenuto in un vecchio capannone della zona industriale di Salerno. Con Caramico sono finiti a giudizio anche Piero Ambruosi, Valerio Siniscalco, Giancarlo Minetti e Saverio Giuseppe Viscardi. La vicenda risale a due anni fa. All’uomo, originario di Somma Vesuviana, era stato affidato il compito di rimuovere una copertura in amianto ma, mentre stava asportando il materiale in eternit, ha perso l’equilibrio ed è caduto. Un volo di diciassette metri risultato fatale al quarantunenne. Coinvolti anche le società di riferimento dei soggetti coinvolto nel procedimento (la famiglia di Cifone si è costituita parte civile). Nello specifico Piero Ambruosi, nella qualità di datore di lavoro e legale rappresentante dell’Ateco impresa srl, Valerio Siniscalco, legale rappresentante dell’impresa affidataria Solarya Srl, Giancarlo Minelli, in qualità di direttore dei lavori e coordinatore della progettazione ed esecuzione, Gaetano Caramico, della ditta Gaetano Caramico & C., Giuseppe Saverio Viscardi, in qualità di preposto al cantiere, Caramico Gaetano e C Spa, l’Ateco Impresa Srl e la Solarya Srl. Francesco Dente, avvocato di Caramico, aveva rilevato nella scorsa udienza che il capannone era stato già ceduto dal suo assistito all’epoca dei fatti. Viene evidenziato come Piero Ambruosi, “prima di procedere all’esecuzione di lavori c’è l’obbligo di predisporre misure di protezione collettiva deve essere accertato che questi abbiano resistenza sufficiente per sostenere il peso degli operai”. Gaetano Caramico è finito sotto inchiesta “per non aver sorvegliato affinché il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione vigilasse e segnalasse le inosservanze alle norme di sicurezza dell’impresa affidataria ed esecutrice”. Secondo l’impianto accusatorio l’azione degli indagati, nel corso dei lavori, sarebbe stata caratterizzata da imprudenza e negligenza. “In particolar modo il datore di lavoro ometteva di verificare che il tetto ove operava il dipendente Vittorio Cifone avesse resistenza sufficiente per sopportare il peso dell’operaio”. Viene altresì evidenziato come Valerio Siniscalco, nella qualità di rappresentante legale dell’impresa affidataria dell’impresa Solarya, avesse cagionato la morte del dipendente Cifone per colpa generica consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia e per colpa specifica per non aver verificato le condizioni di sicurezza dei lavori affidati. Ieri la decisione del Gup del Tribunale di Salerno, Donatella Mancini, che ha rinviato a giudizio cinque persone per il decesso dell’operaio.
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