In una Salerno avvolta dalle Luci d’Artista ma anche dalle rigide ordinanze comunali volte a contenere l’esuberanza talvolta eccessiva delle festività, la voce di Sua Eccellenza Monsignor Andrea Bellandi giunge come un richiamo alla riflessione e all’equilibrio. L’occasione è la trentesima puntata di “9 minuti con l’Arcivescovo”, l’ormai consueto appuntamento mensile di approfondimento pastorale e sociale dell’Arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno. Nel colloquio registrato il 26 dicembre, il Pastore della Chiesa salernitana affronta con schiettezza e profondità i temi caldi del momento: dalla spiritualità legata alla chiusura dell’Anno Giubilare alla gestione dell’ordine pubblico durante le cosiddette “Vigilie”, i giorni di vigilia di Natale e Capodanno che, negli ultimi anni, hanno trasformato il centro cittadino in un teatro di assembramenti spesso fuori controllo. Il punto di partenza della riflessione del presule è un’analisi di quanto accaduto nelle strade di Salerno durante le ore che precedono il cenone natalizio. Monsignor Bellandi non nasconde la sua approvazione per il giro di vite imposto dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Napoli, che ha varato misure restrittive mirate a limitare il consumo di alcolici e la diffusione di musica ad alto volume. “Guardo con estremo favore a questo tentativo, messo in atto dal Comune di Salerno, di scongiurare quegli eccessi che purtroppo abbiamo visto verificarsi durante le Vigilie degli anni passati. Non si tratta di voler reprimere la gioia della festa o il desiderio di stare insieme, che sono sentimenti nobili e naturali in questo periodo dell’anno, ma di riportare il tutto in una dimensione di rispetto per la città e per le persone che la abitano” ha dichiarato l’Arcivescovo con fermezza. Secondo Bellandi, le immagini del passato recente, caratterizzate da una movida selvaggia e da un degrado urbano palpabile, mal si conciliano con il senso profondo del periodo natalizio. Le restrizioni sui brindisi in strada e sulla musica amplificata non vanno lette come atti punitivi, ma come strumenti necessari per preservare il decoro urbano e, soprattutto, l’incolumità pubblica. “Dobbiamo chiederci che tipo di festa vogliamo vivere. La festa è tale se genera incontro, se crea legami, non se si trasforma in un momento di sballo indistinto che lascia dietro di sé sporcizia e malumore. Il rispetto della convivenza civile è un pilastro fondamentale su cui costruire anche la nostra testimonianza cristiana. Una città che sa divertirsi con misura è una città che dimostra maturità e senso di appartenenza” ha aggiunto Monsignor Bellandi, sottolineando come l’ordine e la disciplina non debbano essere percepiti come nemici della libertà, ma come garanti della stessa. L’intervista tocca poi il cuore della missione spirituale della diocesi in questo scorcio di fine anno. Monsignor Bellandi si è soffermato a lungo sugli appuntamenti liturgici che segnano il passaggio al 2026, con una particolare enfasi sulla chiusura dell’Anno Giubilare. Questo tempo di grazia, che ha coinvolto l’intera comunità diocesana in un percorso di riconciliazione e preghiera, giunge al suo culmine con celebrazioni solenni. “Ci apprestiamo a vivere con grande partecipazione la Santa Messa per la chiusura dell’Anno Giubilare. È stato un cammino intenso, un’opportunità che la Chiesa ha offerto a tutti noi per riscoprire il valore della misericordia e della speranza. Chiudere questo anno non significa però esaurire il nostro impegno, ma piuttosto far tesoro di quanto appreso per portarlo nella vita di ogni giorno” ha spiegato il presule, collegando idealmente il rigore civile auspicato per le piazze alla disciplina spirituale necessaria per una vita di fede autentica. Un altro tema di stringente attualità affrontato da Monsignor Bellandi riguarda il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio. Richiamando le parole di Papa Francesco, l’Arcivescovo ha voluto declinare il concetto di pace non solo come assenza di conflitti armati, ma come uno stile di vita che parte dalle piccole scelte quotidiane. “La riflessione del Santo Padre sulla pace è un monito che non possiamo ignorare. Egli ci invita a essere artigiani di pace in ogni ambito della nostra esistenza. Questo si lega strettamente anche al modo in cui viviamo le nostre città: se non siamo capaci di vivere in pace e con rispetto reciproco durante un pomeriggio di festa tra le nostre strade, come possiamo pretendere che il mondo intero trovi la via della concordia? La pace si costruisce nel quotidiano, nell’accoglienza dell’altro, nella rinuncia alla prevaricazione e all’egoismo” ha affermato l’Arcivescovo, invitando i fedeli a una “ecologia delle relazioni” che parta proprio dalla gestione del tempo libero e dei momenti comunitari. La critica di Monsignor Bellandi agli eccessi delle vigilie salernitane si inserisce in un discorso più ampio sulla responsabilità educativa. Egli ha rivolto un appello accorato ai giovani, ma anche alle famiglie e agli esercenti, affinché non si facciano trascinare da una logica puramente commerciale o di evasione distruttiva. “Il divertimento non può essere sinonimo di rumore assordante o di abuso di alcol. C’è una bellezza nella nostra città, nelle sue vie e nelle sue tradizioni, che va protetta. Ai giovani dico: cercate la vera gioia, quella che non lascia l’amaro in bocca il giorno dopo. Ai commercianti chiedo di collaborare affinché le loro attività siano luoghi di incontro sano e non centri di caos incontrollato. La responsabilità di quello che accade a Salerno durante le feste è di ognuno di noi, nessuno può sentirsi esonerato” ha sottolineato Bellandi, lodando implicitamente il coraggio dell’amministrazione nel prendere decisioni che possono apparire impopolari ma che mirano al bene comune. Proiettandosi verso il nuovo anno, Monsignor Bellandi ha condiviso i suoi auspici per la comunità di Salerno-Campagna-Acerno. Il suo sguardo non è rivolto solo all’interno delle mura delle parrocchie, ma si allarga a tutto il tessuto sociale, economico e civile del territorio. “Il mio augurio per l’anno nuovo è che possiamo riscoprire il senso del limite come un valore positivo. Sapere che c’è un confine tra il mio desiderio e il diritto degli altri è la base di ogni società giusta. Spero che il 2026 porti con sé una maggiore consapevolezza della nostra missione di custodi: custodi dei nostri fratelli, della nostra terra e della nostra pace interiore” ha concluso l’Arcivescovo. L’intervento si conclude con un richiamo alla speranza cristiana, che non è un vago ottimismo, ma una certezza fondata sulla fede. Bellandi invita a guardare al futuro con fiducia, nonostante le ombre della crisi e le tensioni sociali. Le misure del Comune, la chiusura del Giubileo e il messaggio del Papa formano così un trittico di riflessioni coerenti: è necessario un ritorno all’essenziale, alla sobrietà e al rispetto, affinché la luce del Natale non resti solo un ornamento luminoso sulle strade, ma diventi un orientamento concreto per le scelte di vita di ogni cittadino. Salerno si appresta dunque a vivere la notte di Capodanno sotto l’egida di queste riflessioni, sperando che il richiamo del suo Pastore trovi ascolto tra i vicoli e le piazze della città.





