di Andrea Pellegrino
Riprogrammazione dei fondi comunitari, sostegno finanziario e accesso al credito, protocolli per la riapertura di specifici settori produttivi e una cabina di regia. Sono queste alcune delle proposte che sono state avanzate al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, dalle maggiori sigle sindacali dell’artigianato e del commercio, rappresentative del 96% circa delle imprese della regione. Un documento sottoscritto da Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Cna, Claai, Casartigiani, Confapi e Compagnia delle Opere, in cui si affrontano le problematiche relative alla ‘fase 2’ dell’emergenza Coronavirus e si avanzano le prime proposte. «L’istituzione di una cabina di regia consentirebbe al decisore politico di avere il polso della situazione, costantemente, di tutto il tessuto produttivo permettendo un monitoraggio continuo delle molteplici criticità che si andrebbero a costituire e potrebbe, di volta in volta, proporre adatte soluzioni», scrivono. Nel dettaglio, invece, per quanto riguarda le proposte, si parta dalla riprogrammazione dei fondi europei: «Al fine di indirizzare quante più risorse possibili da impiegare nello sviluppo e sostegno al comparto dell’artigianato, del commercio e delle imprese». Ancora: «uno scoperto di conto corrente a tasso minimo garantito per un importo massimo commisurato a 50.000 euro per impresa, favorendo la costituzione/potenziamento di fondi rotativi per consentire a banche e intermediari finanziari di concedere direttamente crediti con la garanzia dei Confidi». Quanto alla riapertura delle aziende, le proposte riguardano l’utilizzo di dispositivi di sicurezza attraverso uno specifico protocollo, soprattutto per il settore dell’edilizia. Sul commercio, invece, le associazioni di categoria propongono: «Sarà necessario dare preavviso della data della riapertura con congruo anticipo in modo da consentire l’effettuazione in tempo utile delle operazioni di sanificazione e manutenzione. La ripartenza può essere certamente immediata per il commercio, per le attività di servizi e di consulenza, tra cui le agenzie immobiliari, e soprattutto per la complessa filiera portuale, di fondamentale importanza per la tenuta del sistema economico». «Si può immaginare – si legge ancora – una gradualità per le attività che hanno la necessità di organizzarsi per gestire l’affluenza e la permanenza del pubblico all’interno dei locali, come le attività di somministrazione (bar e ristoranti), per le quali si può valutare di avviare l’attività con le vendite per asporto, sia dirette che con consegna a domicilio, per poi giungere all’apertura al pubblico entro un massimo di due settimane. Per gli stabilimenti balneari pare opportuno attendere le disposizioni nazionali che saranno emanate dal Ministero della Salute». Una riapertura che vale anche per parrucchieri, barbieri e estetisti: «Deve avvenire insieme a tutte le altre attività in considerazione che dopo tanto tempo di isolamento sociale i servizi resi diventano assimilabili ad un servizio essenziale per il benessere psicofisico della persona e per scongiurare “l’abusivismo domiciliare” che può diventare un potenziale veicolo di contagio». Ultimo ma non meno importante dei problemi riguarda i costi per garantire la sicurezza: «È da tenere presente che il costo complessivo di tutte le misure di sicurezza e Dpi è in linea generale ma ancor di più nell’attuale contingenza particolarmente elevato per le imprese. Va, pertanto, previsto una linea di finanziamento adeguata da erogare in tempi rapidissimi».