Mirko Mele, è festa per la sua GamArt - Le Cronache Salerno
Salerno

Mirko Mele, è festa per la sua GamArt

Mirko Mele, è festa per la sua GamArt

Festeggiamo GamArt! Un espediente per raccontare una storia iniziata quando Mirko Mele mosse i primi passi come curatore in Germania. Una passione ereditata dal nonno, mercante d’arte e avanguardista che a Monaco di Baviera battezzò la primissima galleria d’arte “Leopold Strasse” dopo la seconda guerra mondiale. “Erano gli anni 70 e mio nonno mi fece da mentore”, spiega il gallerista “esiste un Mirko prima e dopo l’incontro con l’arte.” Questa non è la prima GamArt. “No. Il primo esperimento risale a 18 anni fa, quando a Lecce aprii la prima GamArt, a seguire uno spazio espositivo a Battipaglia e poco prima della pandemia ho inaugurato la galleria a Salerno.” Come ti senti dopo tanti anni? “Arricchito, non mi riferisco al portafogli quanto all’occasione di conoscere i luminari della critica d’arte. Dopo mio nonno ho avuto molti altri maestri. Tra questi, Achille Bonito Oliva fondatore della Transavanguardia che promosse una mia esibizione a Porto Cervo. Tra i visitatori Roberto Mancini e Flavio Briatore. Anche Vittorio Sgarbi ha seguito le mille e una notte di GamArt.” GamArt in due parole? “Una galleria avvenieristica e poliedrica.” Che valore ha l’opera d’arte nelle dimore dei tuoi clienti? “Che sia un collezionista accanito o un voyer alle prime armi, possedere un pezzo d’arte è come circondarsi di un totem. Viviamo immersi nel bello e noi galleristi siamo custodi e promotori di cultura. Sento di avere il compito di veicolare il messaggio segreto e contraddittorio che l’arte contemporanea cela dietro tanto scandalo. Tutto sommato, in termini di valore, permane la soggettività di chi subisce il fascino di un feticcio. Mario Schifano con la Pop Art , Pino Pascali con l’Arte Povera rappresentano il filone storicizzato che celebra l’arte come punto di riferimento, di rottura e per questo ancora venerati. Ma GamArt lascia spazio anche ad artisti emergenti. La missione che fa la differenza tra un curatore e un altro è la capacità di distinguere il talento.” Le opere più vendute? “Come in ogni settore sono le “griffe” a fare la differenza, percepito come un bene di rifugio. Molti clienti infatti desiderano investire nell’arte specie quando le cifre sono oltre il budget. I collezionisti vogliono quello che è fuori la portata del pubblico e guardano ai panorami internazionali con artisti del calibro di Picasso, Andy Wahrol e Keith Haring. Tra gli Italiani in tendenza ci sono invece gli artisti di Piazza del Popolo, tra cui Tano Festa, Franco Angeli.” Qual è, oggi, il pubblico di riferimento ? “Trattiamo dall’oggettistica d’autore al classicismo rinascimentale fino alle icone dei giorni nostri.” L’obbiettivo a cui aspiri da quando Gam è stata aperta ? “I mentori dell’arte contemporanea e mi riferisco alla Famiglia Torrabuoi, la Famiglia Contini che avuto il piacere di conoscere alle fiere più esclusive mi hanno sempre esortato a lanciare un prodotto concepito da me, su cui poterci mettere la firma. Negli anni a venire spero che la gente possa riconoscere tramite i miei “idoli” anche la mia visione artistica. Progetti in cantiere? “GamArt preso aprirà altri spazi espositivi a Salerno, città che adoro. Inoltre puntiamo di installare pinacoteche oltre oceano, a Dubai è già work in progress e Hong Kong dove abbiamo già preso piede con piccole esposizioni.” L’augurio più grande? “Spero che i miei figli possano proseguire la mia narrazione, dopotutto l’arte è una conversazione incessante ed equivoca.”

Andrea Orza

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