Meloni, un anno in chiaroscuro. Con il suo privato reso pubblico - Le Cronache
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Meloni, un anno in chiaroscuro. Con il suo privato reso pubblico

Meloni, un anno in chiaroscuro. Con il suo privato reso pubblico

di Aldo Primicerio

Era partita forte, con il 49% dei consensi, il 22 ottobre dello scorso. Una data fatidica anche per noi. Poi, dopo la prima candelina, la Giorgia si gira indietro e si accorge di aver perso 15 punti per istrada, oggi con il 34% del consenso elettorale. I conti li fa Swg, l’agenzia di sondaggi, per noi la più seria ed attendibile, perché indipendente e senza deleghe esterne. Lei osserva gli italiani, li studia, li interroga. Insomma li ascolta. E, nella Giornata Mondiale dell’Ascolto del 21 ottobre scorso, ci si è resi conto che è più importante sapere ascoltare che farsi ascoltare, come molto erroneamente pensano. Perché emerge la necessità oggi di un atteggiamento più riflessivo che assertivo nelle relazioni.

Dunque, 15 punti persi in un anno di governo. Non pochi. Peggio, sempre nel primo anno di governo, aveva fatto solo il governo Conte 1, partito più alto  con il 51%, ma poi, complice la pandemia, precipitato di 19 punti al 32%. E peggio anche il governo Renzi, dal 40 al 27%.  I governi Draghi (+ 23%) e Conte II (+ 20%) sono stati invece gli unici ad incrementare i consensi positivi dopo il primo anno.

Il primo governo italiano al femminile. Dove ha deluso e dove ha sorpreso?

Ma dov’è che il primo governo italiano al femminile si è distinto, e dove ha deluso? Il punto di forza è la politica estera, con il 35% delle risposte degli intervistati, anche se a febbraio scorso nei sondaggi la Giorgia era partita con un 40%. E la discesa, come riportiamo in parentesi, connota tutti i campi di osservazione. A seguire, altri punti di forza del governo Meloni sono la gestione del Pnrr con il 31% (36), la politica economica con il 30% (32), le scelte su infrastrutture e fisco con il 29% (33 e 30), e poi le politiche per il lavoro, le scelte per sicurezza, povertà, scuola ed evasione fiscale, mentre sono la sanità (- 4%) e soprattutto l’immigrazione (- 11%) a rappresentare le criticità più forti.

I delusi ed i sorpresi. Sono in ambedue gli schieramenti. Fa sensazione soprattutto quel 33% di delusi proprio nella maggioranza del centrodx, dove su 1 su 3 pensa che la Meloni abbia fatto peggio di quanto ci si aspettasse. Ma la sorpresa arriva addirittura dal centrosx, dove l’11% è convinto che la premier abbia fatto molto meglio di quel che ci si aspettasse e dove spicca un 28% di chi giudica che è stato un anno in linea con le aspettative. E questo compensa lo scontato 61% dei giudizi negativi.

Ma dove, e come si spiegano le delusioni e le sorprese? Nella classifica delle motivazioni dei delusi, al primo posto la disattesa delle promesse elettorali, seguita dalla percezione che questo governo abbiamo fatto poco o niente di concreto, che stia trascurando temi importanti e che i ministri non siano all’altezza (una percezione questa condivisa da molti italiani). Ma nelle percezioni ci sono, attenzione, anche quelle positive. Quella della efficacia personale della premier, della sua concretezza ed attenzione ai conti pubblici, ed anche del suo buon gradimento internazionale.

Il privato di Giorgia che diventa pubblico

Ma ottobre 2023 non è solo il mese in cui la Meloni ha spento la prima candelina a Palazzo Chigi. Va ricordato anche come il mese in cui è finita la sua relazione decennale con Andrea Giambruno. Il giornalista di Mediaset – demansionato nell’ottobre del 2022 dalla conduzione del Tg5 perché conflittuale con l’incarico di governo della sua compagna – si era lasciato andare a stupidi quanto inutili comportamenti sessisti con le colleghe di conduzione dei programmi Mediaset. E la premier stanca e furibonda lo ha mandato definitivamente a quel Paese. Ed allora? Come ha reagito l’opinione pubblica al primo incrocio, nella storia del Paese, tra vita politica e vita privata di un presidente del consiglio? Direi molto bene. Gli italiani hanno apprezzato molto quella sua frase sui social “finisce qui” e quel suo considerare il privato della sua vita anche un fatto pubblico di cui si può e si deve parlare. E qui quanto è distante la Giorgia dal Silvio (per lui, la vita privata sempre a distanza e separata da quella pubblica). Ma quale è il confine tra pubblico e privato, quando sei Presidente del Consiglio? Si può tracciare davvero? Le tue vicende personali sono sempre anche politiche? Lei, la Giorgia, ha scelto più volte di raccontare l’impegno della madre nel crescere da sola lei e la sorella dopo l’allontanamento del padre, e anche il rapporto sempre difficile con lui. Ha reso pubblica una lunga relazione da cui è nata una figlia, insieme con il fatto di non volersi sposare. Insomma una Meloni poco di destra, anzi assai gradita a molte donne progressiste, perché decisa a raccontare – come scrive Vanity Fair – in cosa le relazioni sono imperfette, mutevoli, a volte profondamente deludenti. E che di fronte a certi comportamenti ingiustificabili, le relazioni possono essere interrotte, perché trascinarle alimenta solo altro dolore e altra rabbia. Niente ci autorizza, neanche oggi, a giudicare una relazione di cui in fondo non sappiamo niente, e non abbiamo alcun diritto di saperlo. Possiamo solo immaginare che quello che è accaduto sia molto simile a quello che ogni giorno succede a tanti di noi. Certe storie finiscono per ragioni innumerevoli, o semplicemente perché ci si allontana, o perché uno dei due si rivela molto diverso da quello che sembrava. Una cosa è certa. La storia privata, che la Meloni ha voluto render pubblica, ha fatto recuperare terreno ai consensi per FdI, al 28,7% rimasti vicini quindi a quel 30% sempre fortemente voluto.

Gli italiani (chi l’avrebbe mai detto) popolo di ascoltatori

Ma in apertura abbiamo accennato anche alla Giornata Mondiale dell’Ascolto ed a quanto noi percepiamo questo tema. Ebbene anche qui Swg ha saputo sorprenderci, chiedendocelo ed “ascoltandoci”.  Ebbene, chi l’avrebbe mai detto, esce fuori che noi italiani siamo un popolo di ascoltatori. Quasi 6 su 10 di noi (6,5 le donne) sappiamo prestare attenzione nel comprendere le parole dette, accettare le parole dell’altro, imparare, manifestare interesse. Non siamo invece molto interessati – anche qui chi l’avrebbe mai detto – a farci coinvolgere emotivamente, fare domande per approfondire, trovare soluzioni, raccogliere informazioni per trovare soluzioni. Insomma, per molti di noi ascoltare significa dedicare attenzione, ma anche capire e sapere accettare quanto viene detto. Forse è proprio quello che apprezziamo di più in questa donna che ci governa : sapere ascoltare ed accogliere proposte e preoccupazioni anche quando sono critiche. Perché costruttive. Una virtù che è forte e che percepiamo nella premier, ma che è scarsa o assente nella maggior parte dei suoi ministri, per lo più un mucchio raccogliticcio di scarti della politica.