di Antonio Abate
La disponibilità dei medici di medicina generale, una volta chiamati ‘di base’, a gestire la fase di distribuzione della terza dose del vaccino anti Covid manifestata dal dottor Giovanni D’Angelo, presidente dell’Ordine dei medici di Salerno, trova conferme tra i diretti interessati ma presso i centri predisposti dall’Asl. E’ così da marzo scorso e sarà così anche se dovesse verificarsi la concreta necessità di ricorrere alla terza dose. La questione era già stata posta alla base tempo fa e le risposte erano tutte verso una piena consapevolezza che il medico di base non poteva sottrarsi ad un’emergenza di così tale portata. Anche se, per la verità, il coinvolgimento non è stato proprio totale da parte degli attori preposti alla gestione di tutta la campagna di vaccinazione. Campagna che però va sviluppata presso i centri perché nei propri studi privati la situazione appare ingestibile. «Un accordo a livello nazionale, poi calato e livello regionale e diffuso su scala locale prevedeva la nostra partecipazione in alcune modalità, tra queste quella presso il nostro studio o presso i centri vaccinali allestititi dalle Asl. E’ chiaro che la nostra preferenza va alle seconda opzione perché da noi gli aspetti burocratici e logistici sono ingestibili nei modi e nei tempi. – chiarisce il dottor Salvatore Telese, medico di base e molto conosciuto in città per il suo impegno politico e nello sport – Io, per esempio, l’ho già vissuto sulla mia pelle a marzo quando andavo in giro dai miei pazienti allettati, la mattina facevo iniezioni di vaccino e la sera dovevo adempiere a tutte la burocrazia. E parliamo solo di pazienti appartenenti alle categorie a rischio ed impossibilitati a venire allo studio. Ve lo immaginate a stare da solo in uno studio a fare l’accettazione, fargli compilare e firmare tutte le carte, poi fare il vaccino al paziente, lasciarlo in osservazione prima di dimetterlo e poi scannerizzare ed inviare la documentazione al ministero al termine della procedura? In un centro vaccinale c’è una macchina organizzativa con numeroso personale che è capace di smaltire tutto nel tempo dovuto, ognuno sa cosa deve fare». Tra i medici, più che la stessa vaccinazione, tiene banco pure l’assenza di disposizioni in merito. Questo fa accrescere lo scetticismo circa la somministrazione di una terza dose che appare più presente tra le chiacchiere da bar che nelle reali intenzioni delle autorità sanitarie nazionali, nonostante se ne continui a parlare anche all’estero. «Siamo sempre stati a disposizione per somministrare il vaccino e quindi anche la terza dose – afferma Matteo Rispoli, medico di medicina generale e consigliere nazionale della Società Italiana Scienze Mediche – d’altronde siamo quelli più vicini ai pazienti, soprattutto quelli fragili ai quali ogni anno somministriamo altri vaccini, tipo quello antinfluenzale, quindi abbiamo anche una mappa precisa di coloro che sono più a rischio. Di terza dose ne se parla da tempo, quindi attendiamo in merito istruzioni, soprattutto che ci sia un protocollo chiaro e preciso. C’è però bisogno che logisticamente l’Asl sia preparata a gestire la catena della distribuzione delle dosi. Mi riferisco alla conservazione ed alla distribuzione di quei vaccini che hanno bisogno di temperature bassissime ed a questo i medici di base non possono provvedere il proprio. Per il resto siamo pronti e da tempo». In sintonia con Rispoli il collega medico Gianfranco Salzano: «Al momento non posso esprimere nessuna opinione in merito perché sento solo parlare di terza dose ma di concreto da parte di ministero ed Asl non vi nessuna comunicazione. All’inizio della campagna vaccinale avevamo comunque dato la nostra disponibilità ad operare presso le strutture dell’Asl perché gestire la vaccinazione presso i nostri studi medici sarebbe stato impossibile, ma poi non siamo stati chiamati. Non vedo però al momento nessuna concreta possibilità che ci sia questa opzione, tutto resta ancora nebuloso, anche perché dovremmo poi fare un nuovo accordo con le Asl, avere un protocollo da seguire. Tra l’altro saremmo anche interessati a saperlo perché avendo fatto il vaccino a gennaio come medici dovremmo essere i primi ad essere coinvolti nella macchina complessa della eventuale nuova campagna vaccinale. Ma al momento non c’è certezza di terza dose, di come, dove e quando».