Concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. È l’ipotesi di reato contestato dai pm della Dda di Napoli al presidente del Pd della Campania, nonchè consigliere regionale, Stefano Graziano. Nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti pilotati a Santa Maria Capua Vetere, è stata eseguita a suo carico una perquisizione nei suoi uffici e nella sua abitazione.
Le perquisizioni a carico di Graziano hanno interessato le sue abitazioni di Caserta e Roma e gli uffici nella sede del Consiglio regionale della Campania.
L’ipotesi di reato su cui i pm coordinati dall’aggiunto Giuseppe Borrelli intendono far luce riguarda alcune conversazioni intercettate dai carabinieri di Caserta tra Alessandro Zagaria, il ristoratore che per gli inquirenti è l’anello di congiunzione tra clan e amministratori pubblici corrotti, e Biagio Maria Di Muro, ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere al centro dell’appalto con evidenza pubblica per il restauro di un palazzo storico
samaritano, nel quale pare abbia dimorato Giuseppe Garibaldi, confiscato negli anni ’90. Conversazioni nelle quali si fa riferimento a Graziano come politico che chiede appoggio elettorale e in cambio diventa «punto di riferimento politico e amministrativo» del gruppo Zagaria dei Casalesi.