di Michelangelo Russo
Mentre si scava nel fango di Casamicciola, le parole del Governatore sulla indispensabile sinergia tra Regione e Sovrintendenza per la tutela del territorio paiono fuori luogo e involontariamente comiche. Come si fa a lanciare proclami contro l’abusivismo e lo scempio ambientale campano quando proprio le Regione, sì, la Regione Campania, è all’origine della politica di rapina delle risorse ambientali, col disprezzo totale delle leggi dello Stato? De Luca farebbe bene a leggere queste righe, o per lo meno qualcuno farebbe bene a raccontargliele. E farebbe bene a leggerle anche qualcuno della Procura della Repubblica del Distretto, per raccontare l’accaduto al Procuratore Generale dr. Leonida Primicerio; che sappia, così, che l’onore del suo ufficio è stato salvato, pochi giorni fa, non dalle sue Procure, ma dalla Sovrintendenza Paesaggistica e dal Tar di Salerno. Con la sentenza pubblicata il 17/11/2022 nella causa intentata dalla Sovrintendenza alla Regione in merito alla cava di Ottati, di cui abbiamo già parlato prima dell’estate. Che c’entra questo con la tragedia di Casamicciola? C’entra, eccome, perché la politica economica delle aree campane ruota tutta sull’edilizia e la filiera del cemento, a partire dalle cave e dal saccheggio del territorio. Riassumiamo i fatti. Nel 2015 la Procura Generale di Salerno, con uno sforzo meritorio dovuto soprattutto al Sost. Procuratore Generale Antonella Giannelli, riuscì a chiudere la cava di pietrame di Ottati e a portare a termine il ripascimento ambientale della zona, mettendola in sicurezza con fondi ottenuti dal Ministero della Giustizia. Nel 2021 la Regione Campania (governata dal predetto dr. De Luca), per mezzo della Direzione di Salerno ex Genio Civile, dopo l’indizione di una conferenza di servizi tra gli enti interessati (tra cui nessuno dice una parola) concede la riapertura della cava dismessa a dispetto della adiacente riparazione ambientale dello scempio già avvenuto. Il tutto senza il parere della Sovrintendenza Ambientale. O meglio: con l’interpretazione abnorme e soggettiva della legge ambientale da parte del Dirigente Regionale, che accampando pretestuosamente una assenza di risposte da parte della Sovrintendenza a sue irrituali richieste di fornire suggerimenti alternativi e migliorativi diretti a consentire la riapertura, deduce che la mancata risposta equivaleva a un silenzio assenso ai sensi di legge. E riapre la cava dichiarando la nullità (ma capite? Un organo amministrativo, e non il giudice, che dichiara lui stesso la nullità di un parere di un altro organo!) del parere negativo già espresso dalla Sovrintendenza. Si deve allo spirito di servizio della nuova Sovrintendente Raffaella Bonando la determinazione di reagire alle assurde asserzioni della Regione, che mira chiaramente alla riapertura della cava a dispetto di ogni ragione di prudenza e di rispetto della natura. Lo stile decisionista degli uffici regionali viene punito dalla saggezza del Tar. Il collegio, Presidente Pierluigi Russo, Estensore Michele Di Martino, Referendario Valerio Bello, fa a pezzi le ragioni della Regione Campania a cui stanno agganciate la Comunità Montana degli Alburni, l’Ente Parco Cilento Vallo di Diano, il Comune di Ottati e il Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale (che però non si sono costituiti in giudizio). Tutto verte sull’applicazione dell’art. 146 del D.lvo 42/2004. E’ la legge fondamentale di tutela dei beni ambientali del Belpaese. Senza l’autorizzazione della Sovrintendenza, secondo questo articolo, non si costruisce e non si demolisce niente. Ma la Regione Campania ignora (e c’è stato il TAR a ricordarglielo) che non esiste parere paesaggistico in sanatoria, espresso cioè dopo l’inizio dei lavori. E sono illegittime quindi quelle prassi di proroga di antichi pareri che pare piacciano alla Regione. Anzi, pare proprio che siano diffusissime per tantissime cave devastanti, anche alle Porte di Salerno. La dura sentenza è una lezione che dovrebbero studiare anche nelle Procure Ordinarie. E’ evidente la devastazione di cave irritualmente autorizzate, che finora nessuna Procura ha sequestrato. Coraggio, leggetevi illustri ex colleghi queste sentenze, e alzate gli occhi verso le montagne che vi circondano. E acquisite le carte autorizzative della Regione Campania. Temo che, alla luce della limpida e forte sentenza del Tar, inizierete a spiegarvi tante cose. E vi spiegherete perché questo giornale da tempo tuona contro la Politica regionale di inseguimento del favore della filiera del cemento, che parte dalle cave e arriva alla proliferazione dei grattacieli. Passando, tra poco, alla programmata devastazione delle montagne vicine per fare i frangiflutti dello sterminato Masterplan delle scogliere sulla litoranea. E presto alla programmata devastazione delle montagne della Costiera Amalfitana, a partire dal tunnel tra Maiori e Minori, con lavori titanici di bucatura senza ritegno, né rispetto, né prudenza. Il Tar di Salerno e la Sovrintendenza hanno fatto la loro parte di vigili tutori della Costituzione italiana, e dei beni da essa protetti. Adesso il loro dovere lo facciano anche le altre istituzioni e uffici statali. E il Procuratore Generale rammenti che l’onore del suo ufficio non è stato salvato (dato oggettivo) dalle sue Procure, ma dal Giudice Amministrativo!