di Marco De Martino
SALERNO. Lavoro, lavoro e… ancora lavoro. Non conosce alchimie tattiche o frasi ad effetto per imbonire le folle. Mauro Chianese, salernitano di Salerno, è un allenatore che conosce una sola ricetta per far bene la professione che si è scelto. Per ritrovarsi allenatore, di questi tempi, basta avere le giuste conoscenze ed un discreto passato da calciatore. Ed invece Chianese di gavetta ne ha fatta e c’ è chi scommette che è già pronto per spiccare il volo. Nel frattempo c’è un obiettivo da centrare: raggiungere i play off. Con la Berretti, s’intende.
Mauro Chianese, dall’Audax alla Salernitana…:
«Eh sì, sono otto anni che faccio questa professione ma non sono assolutamente stanco. Anzi, per come sono abituato a lavorare io 24 ore sono poche. Quando l’attività è ferma mi tengo aggiornato, a mie spese, andando a visionare gli allenamenti dei colleghi più esperti. E poi posso dire senza essere smentito che a me non ha regalato mai niente nessuno…».
Si riferisce a qualche collega a cui è stata affidata una panchina importante alla prima esperienza?
«Essere stato un grande ex calciatore non equivale ad essere un futuro grande allenatore. Anche un big come Carlo Ancelotti ha allenato squadre come Reggiana e Parma prima di fare il grande salto. Essere stato giocatore aiuta, ma essere allenatore è totalmente diverso».
Gli addetti ai lavori la paragonano ad Antonio Conte:
«E’ sicuramente un tecnico che seguo da vicino e che ho avuto il piacere di conoscere durante la mia esperienza a Lecce. Condivido la sua metodologia di lavoro psicologico ma anche l’aspetto tattico. Oltre a Conte, stimo molto anche Vincenzo Montella, un altro collega che sta portando nel calcio italiano una ventata di novità dopo aver lavorato nei vivai».
E Gregucci?
«E’ un grande, si vede che ha fatto calcio. E’ sempre sul pezzo, lavora tanto sull’intensità e sulla pressione. La Salernitana attuale rispecchia la personalità del proprio allenatore».
Com’è nata l’avventura con la Berretti?
«Quando sono tornato a Salerno ho trovato una squadra composta da alcuni ragazzi demoralizzati dopo lo svincolo delle loro vecchie società, da altri demotivati dopo un campionato non esaltante e da 4 o 5 elementi provenienti dagli Allievi. Un mix che non è stato facile amalgamare ma che, dopo un inizio difficile, mi sta dando grandi soddisfazioni. Questo anche per il prezioso contributo del mio staff composto da pilastri come Gargano, Vitale, Milione e Liguori».
E intanto Lotito continua a portare ex Primavera della Lazio in granata…:
«Nei primi anni, con un settore giovanile azzerato dal fallimento, la società non poteva attingere dal vivaio. Ora stiamo costruendo un gruppo importante, che magari con la promozione in B della prima squadra, potrebbe partecipare al
prossimo anno al torneo Primavera. Il nostro compito è quello di portare su di noi l’occhio vigile di Mezzaroma e Lotito».
Qualcuno potrebbe fare già al caso della prima squadra? Un nome su tutti, Martiniello…:
«Dico sempre ai miei ragazzi che diventa calciatore professionista solo uno su quarantamila. Questo per dire che bisogna lavorare, non mollare mai e fare sacrifici, anche fuori dal campo, se si vuole crescere e raggiungere certi livelli».
E Chianese può raggiungere il grande calcio?
«Poter allenare o, per i miei calciatori, indossare la maglia della Salernitana deve essere un onore. Vorrei crescere con questo gruppo, ripeto magari disputando il torneo Primavera. A me piacciono le sfide, a Salerno poi c’è più gusto a vincerle».