Maurizio De Cesare: Rapporto difficile tra Salerno e l’economia marittima - Le Cronache
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Maurizio De Cesare: Rapporto difficile tra Salerno e l’economia marittima

Maurizio De Cesare: Rapporto difficile tra Salerno e l’economia marittima

di Clemente Ultimo

Nato nel 1923 a New York, il Propeller Club a partire dagli anni ’70 del secolo scorso si è progressivamente radicato in Italia, dove oggi conta venti club. Particolarità dell’associazione è quella di riunire professionisti ed imprenditori che, da prospettive e posizioni diverse, hanno a che fare con l’economia del mare. E proprio questa diversità di approccio contribuisce a formare quella prospettiva “trasversale” nell’affrontare le tematiche legate al mare che caratterizza il Propeller Club, una trasversalità di cui molto si sente la mancanza in una città come Salerno, città “sul mare” piuttosto che “di mare” come usa dirsi per sottolineare la distanza che separa buona parte della sua classe dirigente ed imprenditoriale dalle tematiche marittime. Una cesura per il cui superamento molto lavora il Propeller salernitano, presieduto da Maurizio De Cesare. “Il nostro primo obiettivo – sottolinea De Cesare – è quello di divulgare una cultura del mare e della sua economia. Cerchiamo di stimolare un rapporto costruttivo tra il territorio e l’economia del mare, ad iniziare ovviamente dal porto. Che, bene non dimenticarlo, è una grande opportunità per le imprese salernitane, considerato che costituisce uno snodo fondamentale di una catena logistica che da un lato consente ai prodotti salernitani di raggiungere i mercati esteri, dall’altro di ricevere materie prime e beni di consumo. Ecco, il nostro scopo è quello di far comprendere l’importanza di questo settore, che non si limita al traffico container o passeggeri, ma coinvolge un mondo produttivo che passando dalla pesca e dalla diportistica arriva fino agli stabilimenti balneari”. Perché in città il porto, e più in generale il mondo che ruota intorno all’economia del mare, è percepito come un corpo separato? “Senza dubbio scontiamo una pessima comunicazione, frutto di decenni di “disattenzione”. Questo senso di separatezza si percepisce in tutte le città che vedono il proprio porto gravitare verso il centro città, è fenomeno comune a Genova come a Trieste, eppure a Salerno quella portuale è una realtà che tra diretto ed indotto dà lavoro a circa 1500 persone, senza contare enti ed organi pubblici che al porto sono legati. È un mondo che alimenta un tessuto di attività economiche ramificato sul territorio, anche apparentemente lontano e distante dal comparto mare. La comunità cittadina, invece, percepisce il porto come un’entità scomoda: crea traffico, sporca, ingolfa il centro, ma tutto ciò è frutto di una conoscenza solo parziale. Un caso esemplare è quello del traffico crocieristico”. Tasto delicato, considerato che è solitamente accompagnato da vivaci polemiche. “Sì, la tesi di chi non vede in questo settore una possibilità di sviluppo è che i crocieristi generano poco indotto economico. Eppure, a guardare bene, i risultati conquistati in questi anni non sono pochi e le prospettive sono ancora più interessanti: Salerno è presente nei principali itinerari crocieristici, si sta lavorando per ampliare le mete escursionistiche offerte ai crocieristi, dunque per andare oltre le solite tappe di Amalfi, Pompei e simili. In questa prospettiva c’è un’interlocuzione per promuovere le attrattive culturali di Salerno. Per questo, però, sono indispensabili dialogo e confronto. E noi lavoriamo per coinvolgere in questo processo non solo le imprese, ma anche i cittadini e le istituzioni; devo dire che con il Comune c’è una buona interlocuzione, anche se troppo spesso si parla di mare in maniera limitata, mai con uno sforzo trasversale”. A proposito di istituzioni: in Italia il Ministero della Marina Mercantile è stato abolito nel 1993. Non proprio un segno di attenzione per l’economia del mare ed il mondo che ruota intorno ad essa. “Nel nostro Paese è evidente un vuoto culturale, ma anche istituzionale. Nel corso del tempo si è persa l’idea stessa della centralità del mare, non basta dire che l’Italia è una piattaforma logistica proiettata nel Mediterraneo, occorre ritrovare una filosofia che guidi una politica coerente. Per questo ci battiamo per la nascita del Ministero del Mare, anche se purtroppo se ne parla ancora poco. Eppure la “seconda globalizzazione” si gioca tutta sulle reti di connessione. Ed in questo scenario anche un porto come quello di Salerno può dire la sua”. Che prospettive ci sono in questo scenario per lo scalo marittimo salernitano? “Il porto di Salerno sconta il limite dato da una posizione che non consente la sua espansione, ma nonostante ciò è in grado di macinare risultati eccezionali. Segno che c’è un sistema, anche gestionale, che funziona. Quanto alle prospettive, certamente l’impossibilità di un collegamento alla rete ferroviaria è un elemento penalizzante, tuttavia la realizzazione del collegamento di Porta Ovest darà un notevole contributo al miglioramento dei collegamenti da e per il porto. Poi spero che si realizzi finalmente il garage multipiano nel terminal auto: avere uno spazio limitato non è certo cosa che incoraggia gli operatori a restare ed investire in città. C’è, infine, l’intervento realizzato sulla diga foranea: una scelta lungimirante che consente l’accesso in porto a navi di maggiori dimensioni, rendendo il porto più attrattivo e competitivo. Le opportunità ci sono, occorre però fare sistema: è il nostro obiettivo come Propeller”.