di Gianfranco Coppola*
Don Mario. Il don che significava rispetto. Era don mario quando pur giovanissimo lascio’ la boxe praticata per diventare maestro… nell’epoca in cui la nobile art aveva insegnanti padri-complici-confessori. E maestri: Tra questi, imparando dai più anziani tipo Nino Camerlingo o Natalino Rea, ecco subito il salernitano Mario Santucci. Assunto alle ferrovie, era addetto al carbone prima di diventare aiuto macchinista. Siccome le fs “passavano” i sali minerali, lui non consumava i suoi ne’ riforniva totalmente i colleghi per darli ai ragazzi che sudavano nella palestra della Pugilistica Salernitana, nel ventre del vecchio Vestuti. Condensare una carriera infinita, e’ difficile. La sua voce possente ha risuonato tra palasport e impianti molto di fortuna. Ha allenato tantissimi ragazzi diventati talenti: CIRO Cipriano, Giorgio Pappalardo, CIRO Seta, Gaetano Petrosino, Enzo Casella, Luigi Gaudiano, Gigi Di Lauro, Agostino Cardamone, Picardi: tutti titolati, fino alla cima dei colori delle cinture. Accudiva anche dilettanti storici come Enzo D’elia, detto cap e fierr. Ha combattuto fino a 40 anni. Solido ancorché puntellato da reciproche punture il rapporto col presidente storico della Pugilistica, il professor Francesco Paolo Cascavilla, e il rigoroso e generoso direttore sportivo Nino Sapere. Non per ultimo la storia di un figlio che solo per l’anagrafe non era tale: Enzo Limatola. Gli portava la carne mentre il talentuoso piuma aiutava papà Gennaro al banco della frutta al mercato, gli proibiva mezza birra, ha dormito con lui in tante vigilie. Ma non per dire, proprio condividendo la stanza per poi magari fare una doccia alle 4 di mattina e pensare al match del giorno dopo. Mai si è fermato. La burocrazia nel mondo dello sport gli ha negato i riconoscimenti che avrebbe meritato, tipo stelle di bronzo, argento e oro. Magari accadrà alla memoria. Meglio tardi che mai. Coi Palazzi non ha mai avuto troppa confidenza. Anzi. Era proprio spigoloso. Ha allenato finché ha potuto, poi i ricordi e l’amicizia di chi mai lo ha abbandonato, in testa Oreste Varese e Mario Compagnone. Una caduta e come capita il ko lento e inesorabile quando le lancette del tempo segnano alle spalle tante ore di vita ben vissuta. Aveva 93 anni, ma il suo esempio e il suo ricordo dovranno vivere, ci si augura, in manifestazioni che ne ricordino l’impegno e la passione. Addio, don mario. Giornalista Rai. Fu giovanissimo corrispondente di boxe ring negli anni 80