Maraio: oggi manca la democrazia - Le Cronache
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Maraio: oggi manca la democrazia

Maraio: oggi manca la democrazia

di Erika Noschese

“Siamo il partito più antico della storia presente in Parlamento, siamo una radice decisiva del centrosinistra”. Parla così Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi, tra i prossimi candidati al parlamento con “Italia democratica e Progressista”, la lista che vede in coalizione il Pd, Psi e Articolo Uno e che sta aprendo alla sinistra. Il numero uno dei socialisti, al momento, non è chiaro se sarà candidato nella sua città, Salerno o in un collegio del nord ma le riserve dovrebbero essere sciolte nei prossimi giorni. A sinistra si prospetta un campo largo: Pd, Azione, Psi e qualche micro partito di sinistra che potrebbe unirsi. Il passato ci insegna che una coalizione così ampia porta a problemi di governabilità. Cosa pensa di un eventuale governo guidato da un’alleanza molto grande e articolata? “L’obiettivo del centrosinistra è quello di tenere insieme le forze politiche democratiche, liberali, riformiste, socialiste e ambientaliste, che lavorano per costruire un Paese più giusto. Una coalizione composta verosimilmente da quattro liste guidate da “Italia democratica e progressista”, che unisce i partiti e i movimenti che si ispirano ai valori della famiglia del socialismo europeo: Pd, Psi, Articolo 1 e Demos. Letta sta facendo un lavoro certosino per costruire la più ampia coalizione possibile ma è necessario che tutti facciano un passo non indietro, ma avanti, verso l’altro. Senza personalismi e divisioni e sulle priorità del Paese si troverà il giusto equilibrio”. I socialisti sarebbero pronti ad aprire a Luigi Di Maio? “Sono sempre stato contro i veti sulle persone. Di Maio all’inizio ha dato fiato al movimento del vaffa, alimentando populismo e demagogia. Oggi ha modificato di molto il suo approccio alla politica. Il suo può essere un contributo prezioso”. Quali sono i temi da rimettere al centro dell’agenda politica? “Lavoro, scuola, diritti civili e sociali, sburocratizzazione della Pa. I socialisti nella prossima campagna elettorale si batteranno per tre questioni su tutte. Riattivare l’ascensore sociale: non è più tollerabile che i figli abbiano meno opportunità lavorative dei padri. Scuola: no alla regionalizzazione e sì al programma di assunzione dei docenti precari. Infine, sburocratizzazione della Pa: ad oggi ci sono oltre cento miliardi di crediti vantati dalle piccole e medie imprese che la pubblica amministrazione e l’agenzia delle entrate non pagano a causa delle estenuanti procedure. È necessario invertire questa rotta per riattivare economia e occupazione”. Il ruolo del psi nella politica di oggi? “Siamo il partito più antico della storia presente in Parlamento, abbiamo una rete di oltre mille amministratori su tutto il territorio, esprimiamo Sindaci e presidenti di provincia. Siamo una radice decisiva del centrosinistra e queste elezioni politiche dimostreranno che più è saldo il rapporto con il socialismo europeo e più il centrosinistra verrà apprezzato dagli elettori. A partire dalla lotta alle disuguaglianze e al precariato, in tutte le sue forme”. Quale eredità rispetto al psi che ha governato l’Italia? “Il “peso” della nostra eredità è imponente. Tra tutte, l’idea e la visione di un paese moderno, che con i socialisti al governo è stato la quinta potenza economica al mondo. Oggi dobbiamo sognare un’Italia che torni ad essere grande”. E’ la prima volta che si vota con la riduzione del numero dei parlamentari. Non la preoccupa la situazione delle aree interne? “Siamo stati convinti sostenitori del no al referendum sul taglio dei parlamentari. Una riforma che ha azzoppato la democrazia e ha tagliato fuori dalla rappresentanza interi territori. Purtroppo in quella fase ha vinto il populismo sulla ragione. Oggi tante aree del Paese, soprattutto al Sud, ne pagheranno le conseguenze” La suddivisione dei collegi è oggi un tema delicato. C’è qualche ipotesi in mente? “Si troverà la giusta quadra. Oggi è prioritario definire il perimetro della coalizione, le priorità programmatiche per gli italiani e poi si affronterà il resto”. Si vocifera di una sua candidatura in un collegio del nord. Sarebbe disposto a “lasciare” Salerno? “Si rincorrono tante voci e, anzi, mi complimento con chi ne sa persino più dei diretti interessati. A parte gli scherzi, nulla è deciso ancora. Lo faremo, con il consueto spirito collaborativo, insieme ad Enrico Letta, a Roberto Speranza e agli amici di Demos”. Cosa rimane del periodo di Sigonella o dei pugni sul tavolo con la Thatcher sui temi economici europei? “Da un lato la nostalgia di un’Italia che è stata grande e che adesso fatica ad essere nelle decisioni internazionali. Dall’altra parte la convinzione che il Paese può tornare grande se ci concentriamo su leadership autorevoli e idee forti. I socialisti possono dare il loro contribuito a questo disegno che non è affatto irrealizzabile. Anzi”.