Mara Carfagna lascia, Berlusconi all'attacco: "Riposino in pace" - Le Cronache
Attualità Politiche 2022

Mara Carfagna lascia, Berlusconi all’attacco: “Riposino in pace”

Mara Carfagna lascia, Berlusconi all’attacco: “Riposino in pace”

di Erika Noschese

“Riposino in pace…”: così Silvio Berlusconi disintegra i parlamentari che hanno scelto di lasciare Forza Italia all’indomani della decisione di non votare la fiducia al premier Draghi. A poco più di due mesi dal voto gli azzurri raccolgono i cocci di un partito ormai distrutto, tra consensi sempre più bassi e addii di spicco. È il caso del ministro Mariastella Gelmini che ha annunciato il suo addio ai forzisti ma anche di Renato Brunetta e di Mara Carfagna. “Stiamo parlando di esponenti senza seguito né futuro politico”, ha detto il Cav senza risparmiarsi contro i parlamentari che – a conti fatti – hanno attivamente contribuito a portare gli azzurri in Parlamento. “ «La mia impressione è che Draghi si fosse stancato, che non avesse più voglia di andare avanti. Sa, il lavoro di presidente del Consiglio ha orari più lungi di quelli di governatore di una banca centrale… In ogni caso, ha scelto lui. Forza Italia non ha alcuna responsabilità nella caduta di questo governo – ha poi aggiunto Berlusconi – Noi siamo una forza responsabile, non abbiamo nulla da spartire con i 5 stelle. Abbiamo fatto parte di una maggioranza di unità nazionale, di un governo che io ho voluto che nascesse. Non avevamo motivo per farlo cadere”. Intanto, anche il ministro per il Sud, Mara Carfagna ha lasciato intendere di voler prendere le distanze da Forza Italia: “Per questioni di stile non esprimo giudizi su come Forza Italia ha gestito questa crisi, assumendo una decisione che non ho condiviso, che sono convinta vada contro l’interesse del Paese e di cui non ho mai avuto l’opportunità di discutere in una sede di partito. Sono grata al presidente Berlusconi per le opportunità che mi ha offerto e la fiducia che mi ha testimoniato in questi anni, ma quanto accaduto ieri rappresenta una frattura con il mondo di valori nei quali ho sempre creduto che mi impone di prendere le distanze e di avviare una seria riflessione politica”, ha dichiarato attraverso una nota. Al momento, non è difficile prevedere nuovi addii, anche a livello locale e regionale. Non è ben chiara, infatti, la posizione di Gigi Casciello, da sempre fedele alla Carfagna. Con l’addio della ministra, il deputato potrebbe seguirla e scegliere nuove strade. Nel frattempo, si lavora già ad una possibile coalizione: i leader del centrodestra, Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, dovrebbero vedersi presto, nel primo vertice di coalizione dopo quello deludente di fine marzo. L’incontro non dovrebbe tenersi a villa Grande, e non subito. Perchè la presidente di Fratelli d’Italia vuole che l’incontro avvenga in una sede istituzionale, quantomeno non in una residenza privata e, prima di sedersi al tavolo con gli alleati, vuole discutere con i suoi le regole d’ingaggio. Meloni chiede un metodo chiaro per l’indicazione del candidato premier della coalizione. Perchè il criterio è che ci prende più voti governa, mentre da tempo Berlusconi ripete che Meloni si rischia uno spostamento a destra e che l’elettorato moderato non verrebbe rappresentato. “La questione della premiership non è all’ordine del giorno. Se e quale indicazione dare lo decideremo nel corso di un vertice che faremo comunque prima della campagna elettorale”, ha tagliato corto il fondatore di FI. La presidente di FdI, però, difficilmente cederà sulla premiership e, anzi, susciterebbero ironia in via della Scrofa le ipotesi di un suo eventuale passo indietro per fare spazio a una figura, magari un uomo, gradito anche agli alleati. C’è il poi nodo della divisione dei collegi. Lega e Forza Italia hanno fatto trapelare di essere favorevoli a una divisione in parti uguali (33%) dei collegi rispettivamente per FdI, Lega e FI, con gli azzurri che si farebbero carico di Udc e Noi con l’Italia. Altri propongono di fare una media delle percentuali nei sondaggi e del dato storico di ogni singolo partito. Mentre Meloni chiede da sempre che la spartizione sia fatta in base ai sondaggi, come avvenuto nel 2018. Ma su questo, nel corso delle telefonate con gli alleati, la leader di Fratelli d’Italia sarebbe apparsa più disponibile a trattare. “Sicuramente – lo ha anticipato – chiederà l’impegno alla sottoscrizione di un patto anti-inciuci (lo ha chiamato “indisponibilità ad alleanze variabili”). Sul fronte delle liste, Berlusconi ha smentito vi sia la volontà da parte di Forza Italia di fare una lista unica con la Lega (accorpando i consensi dei due partiti, il Cavaliere e Salvini potrebbero giocarsi l’indicazione del candidato premier). “Non ci saranno liste uniche. Manterremo le nostre identità”, ha garantito. “Riposi in pace chi tradisce”, ha detto a chi gli chiedeva conto di Gelmini e Brunetta. Il Cavaliere, che non escluderebbe una sua candidatura, ha anticipato che sarà “in campo in prima persona” nella seppur breve campagna elettorale verso le politiche del 25 settembre, e ha assicurato di aver già scritto un programma elettorale “avveniristico”. Molto dure anche le frasi usate nei confronti di Mario Draghi. Forza Italia non ha “alcuna responsabilità” della crisi, ha voluto precisare, “noi saremmo stati leali fino ad aprile/maggio del 2023”, ma sono stati i “5 stelle irresponsabili” ad aver strappato e Draghi, che “probabilmente si era stancato”, si è reso “indisponibile a un bis”, ha “preso la palla al balzo”. D’altronde – è l’osservazione al vetriolo del Cav – il “lavoro di presidente del Consiglio ha orari più lungi di quelli di governatore di una banca centrale”. Sul fronte leghista, Salvini ha incontrato ministri e sottosegretari e ha fatto sapere di essere “già al lavoro per il nuovo governo”. “Tenetevi pronti alla campagna di agosto e soprattutto a Pontida, che confermiamo il 18 settembre e che quindi assumerà un significato ancora maggiore”, ha poi detto, incontrando gli europarlamentari. Il segretario leghista sta organizzando la campagna elettorale estiva e conferma il raduno di Pontida che, con le ipotesi di voto il 25 settembre, diventerà un appuntamento elettorale. Diversamente da Forza Italia, il voto anticipato non sembra allo stato dividere i leghisti. “Il centrodestra è pronto a vincere le elezioni Politiche il 25 settembre e a confermarsi alle Regionali della primavera 2023”, ha assicurato Salvini.