di Aldo Primicerio
Lo scrisse Travaglio qualche anno fa su Il Fatto. Allora ci limitammo a sorridere come ad una battuta. Ed invece Marco sembra aver ragione. Lui scrisse che il Parlamento condivideva le stesse preoccupazioni delle bande criminali: “Come sfuggire alle manette, alle intercettazioni, ai magistrati, ai processi, alle indagini, alle perquisizioni, agli interrogatori, ai pentiti, ai testimoni. Accadeva nel 2011. Quell’anno Berlusconi governava (o sgovernava?) il Paese e al suo fianco, fra gli altri, l’allora ministro per la Gioventù Giorgia Meloni. E quelle battute oggi sembrano quasi degli insegnamenti e, 13 anni dopo sembra che “il maestro è morto ma ha lasciato un’eredità. E da quello che ci appare tutti i giorni, la nostra premier Meloni, e qualche suo ministro o sottosegretario, sembrano averla raccolta in pieno.
L’abolizione del reato di abuso d’ufficio e il Governo dei bavagli
Tante le vicende che ci lasciano perplessi e sgomenti. L’abolizione in corso del reato di abuso d’ufficio ne è un esempio. Innanzitutto cos’è. In vigore in Italia dagli anni Trenta, il reato di abuso d’ufficio è codificato dall’articolo 323 del codice penale e serve a punire chi approfitta del proprio incarico pubblico per avvantaggiare se stesso, o altri, o per danneggiare qualcuno. Semplificando un po’, compie un abuso d’ufficio chi approfitta del proprio incarico pubblico per procurare intenzionalmente un vantaggio ingiusto a se stesso o a qualcun altro, o ancora per danneggiare ingiustamente qualcuno. La pena prevista è la reclusione da uno a quattro anni. Tra i reati commessi contro la pubblica amministrazione il più grave è senz’altro la corruzione. Secondo il ddl del ministro Nordio (ex-Pm, da quale pulpito arriva la decisione !) l’abuso d’ufficio scompare, mentre si riduce drasticamente la portata del traffico di influenze illecite. E si ampliano i divieti per i giornalisti in materia di intercettazioni. Insomma, questo della signora Meloni sembra ogni giorno di più il governo dei bavagli. E Nordio sa che si gioca la poltrona di ministro se perde la scommessa, ed ecco il lanciarsi in una sfida che gli fa sconfessare il suo lusinghiero passato professionale e persino rinnegarei suoi ex-colleghi. Ma intanto se l’Italia cancella l’abuso d’ufficio si mette contro la Ue. Che invece ne caldeggia come obbligatoria la presenza nei codici penali di tutti i partner. Come per il traffico di influenze, l’altro reato che Nordio vuole restringere. Ed il primo round è stato qualche giorno fa, quando la proposta di abolizione è passata al Senato, con la spinta di Salvini, Sgarbi, Scalfarotto, Renzi, i sindaci in blocco (anche quelli del Pd) e la “Compagnia dell’Anello”, quello della politica.
Salvini e i Verdini. La “Compagnia dell’Anello”
Una politica che ci lascia davvero di sasso per la sua proterva arroganza.
Quella di Matteo Salvini, ad esempio, un ministro, vicepresidente del Consiglio e segretario di uno dei partiti della maggioranza. Di fronte alla vicenda giudiziaria che sta coinvolgendo Tommaso Verdini, figlio del noto Denis, e quasi cognato di Salvini per la sua relazione con Francesca Verdini, con il suocero condannato in via definitiva per bancarotta e il cognato ai domiciliari con l’accusa di corruzione in Anas, organo controllato da Salvini stesso. Insomma, chiunque, al posto del Matteo lumbard, avrebbe preferito il silenzio. Invece lui non lascia trapelare imbarazzi, producendosi nella sua consueta faccia tosta: “Conosco il fratello di Francesca, è un ragazzo in gambissima“. Insomma Salvini sveste i panni del politico per vestire la toga da giudice, con una sfacciataggine che non si lascia frenare neanche da un minimo senso dell’etica e che, nel suo ruolo, sarebbe il requisito minimo richiesto. E Meloni, dichiarando pubblicamente che la vicenda non riguarda il governo, fa ancora peggio di tutti, Un comportamento pessino, da censurare, del quale spero si accorgano i cittadini-elettori.
Sgarbi ed il mistero del quadro rubato
E poi quella di Vittorio Sgarbi. Che non fa un gesto per sgombrare il campo da una realtà sconcertante. Lui, critico d’arte e sottosegretario ai beni culturali, indagato per il furto di un’opera d’arte! Gli auguriamo di riuscire a discolparsi, ma resta un fatto grave. Ma ancora più grave è l’indifferenza della Meloni. Come fa a dire che sono cose che non riguardano il Governo? Non riusciamo a distinguere l’intelligenza e la risaputa durezza di questo politico dal sospetto di una inimmaginabile stolta irresponsabilità. Salvini, Sgarbi, come anche la Santanché non avrebbero dovuto essere invitati ad autosospendersi dalle loro cariche istituzionali? Un interrogativo che lasciamo al giudizio dei cittadini. I quali, alle prossime scadenze elettorali hanno il dovere di non accampare scuse, prestesti o impegni turistici per non presentarsi alle urne e decidere se punire o meno chi sbaglia. E punire la politica non significa astenersi non andarno alle urne. Perché i più colpevoli, caro 42% di assenteisti, sarete proprio voi.
Stop Governo all’Osservatorio del Gioco d’Azzardo. Più la gente si rovina più lo Stato ci guadagna
E vogliamo aggiungerci un’altra perla di questo Governo Meloni? Ad esempio l’esautorazione dell’Osservatorio del Gioco d’Azzardo operante all’interno del Ministero della Salute? La situazione del gioco d’azzardo in Italia è mutata, ovviamente in peggio, stante la sempre più diffusa situazione di precarietà economica in cui versa la popolazione. Ma non è neanche giusto dire che è mutata in peggio, perché più la gente si rovina più lo Stato ci guadagna. Il flusso complessivo di denaro giocato è passato dai 106,8 miliardi del 2018 ai 136 del 2022, e si è quasi certi che abbia superato i 150 miliardi nell’anno appena trascorso. Con lo Stato che guadagna 10,3 miliardi netti. Ed è appena il caso di sottolineare la maggiore pericolosità del gioco online rispetto al gioco fisico: non vi è controllo su chi accede (molti sono ragazzi tra i 14 e i 19 anni). Ed inoltre si mantiene l’anonimato, si può giocare a qualsiasi ora e il tutto induce a giocare anche di più. E con il gioco dilaga anche la dipendenza, la DGA, cioè il gioco d’azzardo patologico. Ma ad uno Stato immorale poco importa degli effetti sulla salute che il gioco compulsivo comporta, poco importa che l’azzardopatia dilaghi, che la gente si rovini, che si rovinino famiglie, che cresca l’usura. Lo dimostra il fatto che il Consiglio dei Ministri ha di recente approvato un decreto legislativo che riordina il settore dei giochi online e la novità più clamorosa e pericolosa è l’esautoramento dell’Osservatorio presso il ministero della Salute, che in questi anni ha avuto per compito il monitoraggio del fenomeno della dipendenza dal gioco d’azzardo e dell’efficacia delle azioni di cura e di prevenzione intraprese e la definizione delle linee di azione e delle misure più efficaci per l’attività di prevenzione, cura e riabilitazione.
Ecco perché, a distanza di 12 anni, quelle parole di Travaglio, “Il Parlamento condivide le stesse preoccupazioni delle bande criminali”, riecheggiano oggi con suoni e toni ancora più sinistri di allora.