di Daniele Iannone
Una volta ancora, al Teatro delle Arti di Salerno, gli stessi ragazzi delle tre classi degli istituti “Torquato Tasso” e “Francesco Severi” che avevano già in precedenza incontrato la grande attrice Giuliana De Sio, hanno avuto l’onore di intervistare lo scorso sabato altri due grandi volti tutti al femminile dello spettacolo italiano: Nancy Brilli e Chiara Noschese. L’una figlia d’arte, l’altra artista “per caso”, ma entrambe amanti del mondo dello spettacolo ed unite dall’amore per il proprio lavoro, oltre che per l’amicizia personale che le lega. Abbiamo assistito ad un interessante dialogo tra due simpaticissime professioniste del teatro ed un gruppo di curiosi e perspicaci ragazzi, attenti a trarne importanti lezioni di vita. Tutto ciò, come sempre in occasione di una rappresentazione teatrale, quella di “Manola” questa volta, nella quale le signorine Brilli e Noschese hanno vestito i panni delle due gemelle protagoniste di questa storia: quello di Anemone e di Ortensia. Chi sono in questa storia Anemone e Ortensia? Ma soprattutto, chi è Manola? “Anemone e Ortensia -esordisce la Brilli- sono due gemelle molto diverse. L’una, Anemone, sensuale e irriverente, che vive la vita con entusiasmo; e l’altra, Ortensia, il suo opposto, un essere rabbioso in cerca di continua vendetta. La rappresentazione è decisamente segnata dalla divergenza dei caratteri delle due donne: interrompono l’una i monologhi dell’altra, e si smentiscono continuamente. L’essenza dello spettacolo è infatti quello di evidenziare questa differenza al fine di raccontare una realtà condivisa da due punti di vista molto distanti. E’ chiaro allo spettatore che le due si detestino da sempre, e che probabilmente litigassero già dalla pancia della mamma. La svolta nella trama-continua- si ha quando compare nella loro vita la figura di un uomo, del quale la più pesante delle due (Ortensia) si innamora. E’ questo l’evento più impattante nella storia: le due sorelle, che hanno sempre vissuto in modo diverso, adesso si trovano ad essere parte dello stesso episodio, cosa che cambia completamente il loro carattere.” “Per quanto riguarda Manola invece- conclude la Noschese – è forse, il personaggio più caratteristico e più importante a livello teatrale di tutto lo spettacolo. Manola in realtà semplicemente non esiste. Non è in scena, ma è qualcuno a cui sono rivolti tutti i pensieri, a cui sono espressi tutti i flussi di coscienza, che ha il compito di scegliere se biasimare o meno i comportamenti delle due protagoniste: “Manola” è il pubblico. Non è altro che il pretesto per coinvolgere gli spettatori in maniera comica, drammatica, poetica. Chi assiste allo spettacolo è parte integrante di esso, è un altro attore sul palco, che non è mai presente, ma ha un ruolo fondamentale e che richiede costante partecipazione.” Perché avete scelto di fare teatro? “Sono la figlia di un’artista, mio padre Alighiero Noschese, –risponde per prima Chiara- per cui volente o nolente mi sarei comunque affacciata a questo mondo in ambito lavorativo, essendoci cresciuta all’interno. Tuttavia, il motivo per cui ho scelto di fare questo lavoro è che quando recito mi pare come di star facendo una vacanza dentro un’altra persona, interpretare diversi modi di essere mi piace e, soprattutto, mi diverte. Infatti, agli esordi della mia carriera la voglia di salire sul palco per me nasceva, più che dal piacere di esibirmi, specialmente dal forte desiderio di perdermi dentro qualcun altro. Adesso, sono persino una regista, e dirigo una scuola di teatro con ragazzi principalmente della vostra età.” “Io invece ho iniziato, si può dire, per caso –spiega la Brilli- semplicemente mi chiesero di fare una parte in un film a 19 anni e accettai. La verità è che in scena ero pienamente a mio agio, il che mi fece strano perché fuori mi criticavo moltissimo. Non so perché ma stavo benissimo, e adesso me ne rendo pienamente conto, mi sentivo protetta: sul palco ero a casa.” Che cosa si prova ad interpretare un personaggio? “Interpretare un personaggio è una cosa figa. –così sceglie di iniziare la Noschese- Marcello Mastroianni una volta disse: “è assurdo che mi paghino per fare qualcosa che mi diverte” e, infatti, recitare per me è divertente, anzi, ha un potere catartico, quasi terapeutico. Ciò che facciamo nel nostro lavoro è, in un certo senso, mettersi una maschera legittimata. Tutti abbiamo delle maschere, il nostro vero io lo conosciamo solo quando siamo faccia a faccia con noi stessi, ma quella dell’attore è professionalmente accettata, senza bisogno di giustificarsi.” “La recitazione è un incredibile rapporto tra rappresentazione e pubblico. –ecco che si unisce la Brilli a sostenere la compagna- E’ incredibile come il pubblico accetti che noi diventiamo altro, che ci riconosca come i personaggi che interpretiamo, che generi l’atmosfera che in quel frangente pervade la sala. Se la magia del teatro si sviluppa è sicuramente merito di questa bellissima cooperazione, di questo patto tra spettatore e attore.” Interpretare sempre diversi personaggi vi ha aiutato di più a perdere voi stesse o a trovare chi siete veramente? “Perdersi”. -risponde in modo secco la Noschese, con aria riflessiva, ma senza perdersi in giri di parole. “Per me il contrario, – ribatte la Brilli- mi ha guarito questo lavoro, questa opportunità, questa passione forse è stata fondamentale per trovare me stessa. Mi ha donato tanto.”