di Marta Naddei
E’ il centrodestra salernitano il grande assente alla “chiamata alle armi” in difesa dell’Autorità portuale di Salerno. Ieri mattina, in un modo o nell’altro, tutti gli invitati erano rappresentati al tavolo convocato dal presidente di Confindustria Mauro Maccauro per sancire il “patto di ferro” degli esponenti del territorio salernitano contro l’accorpamento delle Autorità portuali di Salerno e Napoli, quasi certamente previsto dalla riforma della legge 84/94. Una battaglia che è formalmente iniziata con l’invio di un documento – sottoscritto da 31 realtà orbitanti nella sfera del Porto di Salerno – proprio al Ministro per le Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi, con cui si segnalano tutti i contro di una eventuale fusione delle due realtà portuali, che rappresenterebbe «un danno immotivato ed irreparabile per il porto di Salerno» – si legge nella lettera di quattro pagine indirizzata a Roma. Anzi, nella missiva viene addirittura lodata la legge 84/94 che «se applicata senza deformazioni patologiche (espressione, quest’ultima, tanto cara ad Agostino Gallozzi, ndr) e liberata dai lacci della burocrazia, è una legge che consente alla portualità di crescere ed alle imprese di svilupparsi». Oltre al presidente Maccauro, nella sede dell’associazione degli industriali di via Madonna di Fatima, vi erano il presidente di Assotutela Agostino Gallozzi, il presidente dell’Autorità Portuale di Salerno, Andrea Annunziata, i parlamentari Fulvio Bonavitacola (predecessore di Annunziata alla guida dell’Authority), Tino Iannuzzi, Andrea Cioffi e Mimmo Pisano, il consigliere regionale Gennaro Mucciolo, l’assessore provinciale Adriano Bellacosa, quello comunale Luca Cascone ed i consiglieri comunali Nino Criscuolo e Horace Di Carlo. Di esponenti del centro destra – eccezion fatta per il “fratello” Bellacosa – nemmeno l’ombra. Eppure Forza Italia rappresenta l’opposizione al Governo Renzi ma da Salerno nessuno è intervenuto a difesa del territorio. Ciò che è emerso dal confronto è che il paventato accorpamento dei due Enti rischia di trascinare nel baratro in cui è da qualche anno finito il porto di Napoli, anche quello di Salerno che – da diverso tempo a questa parte – «è in controtendenza». Tredici i miliardi di euro che il porto di Salerno frutta allo Stato italiano, 200 milioni gli euro investiti per la realizzazione di infrastrutture portuali a cui vanno ad aggiungersi gli ultimi 73 milioni (71 stanziati dall’Europa più due messi dall’Autorità portuale) per il grande progetto del Porto di Salerno. Per conto, a Napoli c’è una situazione di totale confusione, con un commissariamento ancora in atto. «Siamo ufficialmente scesi in campo – ha affermato il presidente di Confindustria Mauro Maccauro – La battaglia per il territorio è aperta. Questo non vuole essere un derby Salerno-Napoli, ma soltanto una rivendicazione di efficienza e qualità. I problemi che ha Napoli non li ha Salerno, la nostra è una eccellenza e tale deve essere lasciata». A parere del presidente di Assotutela Agostino Gallozzi «quella riforma non l’ha di certo fatta Lupi ma burocrati e tecnocrati italiani ed europei. Il problema non è certamente il numero delle Autorità portuali ma la loro qualità. Con questa riforma si rischia di fare un gravissimo passo indietro rispetto alla legge 84/94 che, se applicata senza patologie, può funzionare benissimo. Tra i porti deve esserci coordinamento, ma non ha assolutamente senso l’abolizione dell’Autorità portuale di Salerno e l’accorpamento con quella di Napoli». Non esprime la sua contrarietà a chiare lettere, ma la lascia intendere, il presidente Annunziata: «Non scompare solo Salerno, ma scompare anche Napoli in questo modo» – ha affermato – «Mi auguro che il porto di Napoli si riprenda in fretta, ma ora posso solo dire che noi siamo il primo porto per esportazione di autovetture, con la Fiat come nostro maggior cliente. Noi proprio dalla legge del ‘94 abbiamo preso la nostra forza». Ma ci sono tanti elementi che sottendono l’attività dell’Authority e a spiegarli è chi quell’Autorità portuale l’ha giudata fino al 2008. «Sono solo slogan – afferma Fulvio Bonavitacola – Chi parla di accorpamento lo fa in maniera stupida perché non sa cosa c’è dietro. C’è bisogno di dialogo tra istituzioni che sia immediato e cordiale». Insomma, la sfida è stata lanciata. Presto la riforma approderà in Parlamento: sarà proprio lì – fanno sapere – che ci sarà la vera “guerra” in difesa dell’eccellenza del porto di Salerno.