di Andrea Pellegrino
A Palazzo di Città l’attenzione è tutta puntata ad elezioni fatte. Ormai il dato acquisito è che l’attuale vicesindaco Eva Avossa sarà deputato della prossima legislatura. E tra malumori, delusione e (pochissima) contentezza, si guarda ai prossimi assetti interni. Ossia a chi prenderà il posto in giunta e a chi andrà la delega di vicesindaco. Nei corridoi si vocifera di un ulteriore blitz di Vincenzo De Luca, che dopo Piero, consenta di trovare una sistemazione più adeguata per Roberto, figlio-assessore, promuovendolo a vicesindaco. A sperare, invece, in un ingresso in giunta ci sono le donne della maggioranza mentre per il ruolo di numero due del sindaco Napoli in lizza c’è anche Nino Savastano, in attesa, poi, di concorrere alle prossime elezioni regionali. Naturalmente tutto questo è sulla carta nonché frutto di confronti al terzo piano di Palazzo di Città. C’è chi avrebbe mal digerito la candidatura blindata dell’Avossa. Non fosse altro per le modalità con cui si è proceduto, con il nome fuoriuscito, dopo un primo errore di battitura, dell’elenco approvato dalla notturna e tormentata direzione nazionale del Partito democratico. D’altronde da tempo non si respira aria serena in maggioranza ed ogni passo (politico) falso potrebbe far crollare tutto il castello. Ma al di là delle truppe deluchiane, restano da chiarire le posizioni degli al leati, soprattutto di chi è rimasto orfano di riferimenti e di partito. I socialisti avranno il loro da fare con Veronica Mondany, numero due della lista “Insieme” mentre la posizione di Pietro Stasi resta ancorata al richiesto rimpasto dell’esecutivo Napoli. Anche Leonardo Gallo è rimasto orfano di Tabacci, così come il gruppo politico composto da Antonio Carbonaro e Peppe Ventura. Poi ci sono tutti gli ex, pezzo di fortino di elettorato deluchiano, rimasti fuori dal Consiglio comunale e successivamente da tutti i giochi politici cittadini. L’elenco è lungo: da Luciano Provenza ad Augusto De Pascale; da Ginetto Bernabò a Marco Petillo, passando per Camillo Amodio. Oltre naturalmente alle “vittime politiche” lasciate durante il primo anno di amministrazione regionale De Luca. A conti fatti, la paura di un risultato uguale a quello del 4 dicembre (referendum costituzionale) fa 90 e i dati che emergono, compreso l’ultimo sondaggio pubblicato da Repubblica, parlano di un «cappotto» del centrodestra in tutti i collegi. A Salerno città più che la coalizione di destra, un posto d’onore potrebbe conquistarlo anche il Movimento 5 Stelle che ha schierato Nicola Provenza che, oltre la «rabbia» e i «fans pentastellati», potrebbe pescare negli stessi ambienti deluchiani e soprattutto tra i delusi della discendenza ereditaria. Insomma, una partita che a tavolino sarebbe già vinta per De Luca junior ma che potrebbe, comunque, svelare non poche sorprese. Referendum docet.