di Erika Noschese I
eri mattina, in occasione della Giornata internazionale della donna, la città di Salerno ha dedicato la rotatoria di Mercatello a Elisa Claps, la giovane studentessa potentina uccisa nel 1993. Un atto simbolico per mantenere viva la memoria di Elisa e per rinnovare l’impegno contro la violenza di genere. La cerimonia di intitolazione, promossa dall’amministrazione comunale, ha visto la partecipazione della famiglia Claps, delle autorità locali, del coro pop del Conservatorio Statale “Martucci” di Salerno e di numerosi cittadini. Un momento di commozione e ricordo, in cui è stata sottolineata l’importanza di non dimenticare la tragica vicenda di Elisa e di continuare a lottare per la verità e la giustizia. L’intitolazione della rotatoria è anche un forte messaggio contro la violenza di genere, un fenomeno che continua a colpire donne in tutto il mondo. La figura di Elisa Claps, vittima innocente di un brutale omicidio, diventa simbolo di tutte le donne che hanno subito violenza e un monito per la società a non abbassare la guardia. La rotatoria di Mercatello, situata in un punto nevralgico della città, diventa così un luogo di riflessione e speranza, un invito a costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne. Un luogo dove la memoria di Elisa Claps possa ispirare azioni concrete per contrastare la violenza e promuovere il rispetto. Visibilmente commossa Filomena Iemma, madre di Elisa Claps: “Salerno ha adottato Elisa, ha fatto tante cose bellissime per Elisa. Io non posso dimenticare la dottoressa Rosa Volpe, è stata la prima che ho conosciuto; l’avvocato Scarpetta con i suoi figli, Gallo Marco, pure. Ho avuto tanta vicinanza da Salerno”. Resta, per la madre di Elisa, la necessità di scoprire tutti i dettagli del tragico episodio del 1993: “Aspettiamo la vera verità. Io dico sempre la vera verità. E Salerno ha lavorato tanto, ma tanto. Io la porto nel cuore Salerno. Difatti io non vado da nessuna parte, e ho detto “Ma anche col bastone sarò lì”. E poi oggi è il ricordo più bello che potevate dare a Elisa: la rotatoria del parco”. Ma il ricordo di Elisa non è tutto nelle parole, come conferma mamma Filomena: “Dico sempre che la cosa più bella che ha lasciato Elisa è che il suo sacrificio non è stato inutile. Il suo sacrificio è servito a salvare tanti bambini, tante persone: ci sono tante Elisa in giro nel mondo che hanno bisogno ancora di aiuto. Io ho ritrovato il corpo di Elisa, ma ci sono mamme che ancora oggi non sono più riuscite ad averlo. Con la mia lotta sono riuscita ad avere il corpo, anzi i resti di Elisa. Però ci sono mamme che ancora chiedono di trovare le loro figlie e questa è la cosa più importante. Il dolore non si dimentica, non si cancella né si supera. Questo ogni mamma, lo sa, non si può superare il dolore. Si pensa agli altri figli, si pensa a tante cose, ma il dolore per la perdita di un figlio non si supera mai”. Anche con l’impegno nelle scuole, la madre di Elisa continua a coinvolgere gruppi importanti di nuove generazioni che nemmeno sapevano dell’assurda vicenda: “I bambini dicono che Elisa è una farfalla, ma io dico sempre che la farfalla più bella è volata in Africa per il sogno di Elisa: un sogno che è stato realizzato per aiutare tanti e tanti bambini in Africa, grazie all’aiuto di tutti, da tutte le parti del mondo. Non posso dimenticare Salerno, non la dimenticherò mai, la porterò nel cuore”. Commossa e determinata Paky Memoli, vicesindaca del Comune di Salerno: “Un omicidio atroce, quello del 12 settembre del 1993. Questa iniziativa nasce quattordici anni fa, il 17 dicembre del 2011: durante un convegno sui diritti umani, io ho incontrato la signora Claps e, in un abbraccio con mia madre che oggi non c’è più, ho promesso ad entrambe che avremmo ricordato Elisa perché la città di Salerno ha dato giustizia alla famiglia Claps e ha dato soprattutto la pace, perché non c’è pace se non c’è giustizia e oggi abbiamo dato giustizia. Questa non è una targa intitolata soltanto ad Elisa, ma è una targa che rispecchia tutte le violenze nel mondo, le violenze che vengono subite da tante donne. Abbiamo voluto che si cantasse anche l’inno nazionale, proprio in memoria di tutte quelle donne italiane che non ci sono più: quelle donne che non hanno potuto godere del dono della vita, del dono di essere mamma. Se noi pensiamo a Giulia Tramontano che portava nel suo grembo una vita che non ha potuto dare alla luce”. L’impegno della famiglia Claps passa anche per le costanti attività del fratello di Elisa, Gildo, presente al fianco di mamma Filomena in occasione dell’intitolazione della rotatoria a Elisa: “È un momento importante perché è la testimonianza di quanto questa storia abbia lasciato traccia nel Paese. E poi con Salerno, ovviamente, c’è un legame speciale, perché ovviamente l’inchiesta fu all’epoca trasferita anche a Salerno, e qui si sono tenuti i processi che poi hanno visto la condanna dell’assassino di Elisa, per cui l’intitolazione di una strada è stata fatta a Potenza soltanto l’anno scorso, a Largo della Trinità. Soprattutto per mamma, sono molto felice perché significa per lei tantissimo, significa anche un ritorno in termini di affetto per tutti questi anni che sono stati spesso segnati anche da grandi amarezze”. Anche per Gildo Claps la verità e la giustizia non hanno ancora compiuto il giro: “Sì, sicuramente la giustizia è arrivata rispetto all’autore del reato. Mancano, purtroppo, ancora dei pezzi di questa storia che restano ancora avvolti nell’ombra. L’augurio è che in questa storia, come in tante altre storie di questo Paese, si possa arrivare davvero a una verità piena”. E nel frattempo, continua l’impegno sociale nelle scuole, nei territori, in giro per tutto il Paese: “Ci stiamo spendendo tanto – ha affermato Gildo –. Io anche personalmente negli ultimi anni sto girando tantissimo con incontri nelle scuole, nelle università: dico sempre che non è mai abbastanza parlarne, perché purtroppo la cronaca ci restituisce puntualmente episodi di violenza inaudita nei confronti delle donne. Elisa è stata vittima di un femminicidio a tutti gli effetti, di uno stalker che era Danilo Restivo. All’epoca non esisteva il reato di stalking, quindi passi avanti ne sono stati fatti, ma tanto ancora c’è da fare, per cui continuiamo a parlare”. Dal palco il commosso ringraziamento alle autorità per l’intitolazione: “Mi permetto di ringraziare la dottoressa Memoli, perché davvero è stato un pensiero che ha reso felice mamma e l’avete visto. Perché è la testimonianza di quanto questa storia abbia attraversato il Paese in questi 30 anni di quanto il nostro sacrificio per fare memoria non soltanto per Elisa, ma come ricordava la dottoressa Memoli anche per le tante donne che oggi attraverso Elisa vengono ricordate”. Spazio, infine, alle battaglie che si stanno portando avanti a nome e per conto della memoria di Elisa: “Mamma parlava prima del progetto del cuore di Elisa, del cuore dell’Africa. In questo momento a Goma si sta vivendo una situazione drammatica, è una guerra di cui nessuno parla, ovviamente, fa parte delle guerre dimenticate. A proposito di donne qualche settimana fa ci hanno informato che a Goma, in una prigione femminile sono state violentate e trucidate oltre mille donne che erano lì, detenute dalle forze ribelli. Sono state bruciate vive: quindi gli orrori sulle donne non si consumano solo negli episodi di cronaca che puntualmente ci vengono restituiti dai telegiornali qui in Italia”.





